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Repubblica: Nelle Università non c'è solo nepotismo

Lettere

07/10/2008
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la Repubblica

PIERO MARIETTI

Caro Direttore, e caro Tito Boeri che ci avete fatto omaggio dello scritto "L´Ateneo al voto tra i parenti" dalla prima pagina del giornale di venerdì 3 ottobre scorso. Vi scrivo non "a nome", perché non ho investiture da vantare, ma con il pensiero alle migliaia di docenti universitari che scrivono i loro lavori in inglese, mettono gli autori in ordine alfabetico, pubblicano le monografie per sottoporle all´attenzione e alla critica dei colleghi, tengono in piedi teatro e cinema, le belle arti, scavano e trovano. Poi svolgono con passione e affetto per gli studenti le loro lezioni durante le quali espongono quanto di meglio si incontri allo stato attuale delle conoscenze in merito grazie al loro continuo aggiornamento dovuto alla ricerca scientifica praticata con interesse e passione. In poche parole, cari amici: col pensiero ai tanti che fanno onestamente il lavoro per il quale sono pagati. A questi aggiungo anche quelli del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario (TAB) delle università che assistono i predetti docenti e con loro collaborano in una simbiosi senza la quale ogni esperimento di laboratorio, ogni ricerca bibliografica, ogni ordine di acquisto o missione diventerebbe un´impresa.
Si può dire: c´è come al solito del buono e del cattivo, non è una grande scoperta. Non è questo il punto di contrasto con Boeri. Do infatti per buone tutte le percentuali di parentaggio che egli espone, anche quelle più incredibili e che sembrano riguardare una realtà delimitata nell´Università tal dei tali o quell´Università specifica. Il vero dissenso con Boeri nasce dal fatto che egli considera con particolare severità questa situazione universitaria, senza inserirla nel contesto di una mentalità nazionale che nella sua maggioranza, a quanto è dato di capire dalla diffusione della pratica che Boeri stigmatizza, considera da veri uomini di mondo il sistemare parenti e amici in posti sicuri.
È il "familismo amorale" più volte condannato sul suo giornale. A questa logica si rifanno, ad esempio, molte delle Università che sono sorte nel Paese in varie località non particolarmente note per garantire un retroterra culturale adeguato alla formazione superiore, ma importanti per il bacino elettorale di qualcuno. Molte delle ristrettezze economiche di cui soffre l´Università italiana derivano dai finanziamenti che devono essere erogati a queste Università "periferiche" (e fermiamoci qui col giudizio su di loro).
Boeri quindi dice cose vere quanto al fiorire del nepotismo, posto che egli sia d´accordo con me nel fare salve le verifiche di capacità del nepote oltre a quelle di buon gusto o opportunità del patriarca. Voglio estendere l´accusa anche al personale TAB delle Università partecipe dell´andazzo nazionale con episodi di intere saghe di impiegati.
Ma due cose mi restano oscure. Non capisco perché Boeri (e tanti altri) sia così reattivo solo con gli universitari e specialmente coi docenti. Egli e gli altri trascurano l´esistenza di un binomio Angela sulla divulgazione TV, una Violante Placido sul set insieme a un Alessandro Gassman, una Berlinguer alla Rai, una Pivetti in commedia, una Cossutta in Parlamento e potrei seguitare con esempi per i quali una presentazione o una richiesta da un potente sono biglietti da visita che aprono porte. Né Boeri si interessa di quali capacità abbiano dimostrato i giovani Elkann, Colaninno e Marcegaglia prima di essere nominati a posti di assoluta responsabilità, con ricadute possibili non solo sul loro patrimonio privato, ma anche, come abbiamo sperimentato, sulla tasca degli italiani.
La seconda è nel pensiero del collega Boeri: egli è convinto, forse perché anche lui (come me) si aspetta da un docente universitario un grado di moralità più alto della media, che possa esistere l´isola tomasmooriana "Università" che non risente dell´amoralità generale del resto del mondo. E così Tito Boeri, professore in un´università privata che tende all´isola, dove si può pagare una tassa media almeno 10 volte quella della Sapienza e 15 volte quella del Poli di Bari, si prende il disturbo di intervenire nel bel mezzo di un´elezione importante come quella del Rettore di un´università pubblica con uno scritto dalla prima pagina di un giornale nazionale, astraendosi dal contesto e mettendo tutti gli altri in un gran calderone maleodorante, citando solo quello che rafforza la sua tesi, fidando nel suo amico Roberto Perotti. Se da un professore universitario ci si aspetta una moralità più elevata della media nazionale, dallo stesso, ancorché non impiegato dello Stato, io mi aspetto una serietà maggiore nell´illustrare una data ricerca.
Invito quindi il collega Boeri a trovare esempi di parentaggio sfacciato nelle facoltà italiane di Fisica, Chimica, Matematica, Ingegneria, Scienze Naturali, Statistica, Filosofia, Lettere né credo che la pratica sia così generalizzata nelle facoltà nelle quali il richiamo a ripercorrere la vita professionale del padre è forte per un figlio. Il che, in prima istanza, si verifica in tutte le famiglie verso la licenza liceale dei ragazzi. Chieda, dalla prima pagina del giornale nazionale, di fare un´indagine brunettiana sui precari sfruttati negli studi professionali, ci dica cosa pensa dell´ex dl112 che ha tagliato alla Sapienza, università pubblica che non può alzare le tasse degli studenti oltre il limite imposto dalla legge, 400 milioni di euro in tre anni, solleciti il gentile ministro a dire qualcosa sul futuro di un´università che si sente sempre più umiliata da politiche di vero disprezzo istituzionale.
Del resto, il potere politico è anche potere di controllo: lo si metta in essere così da sanzionare quei comportamenti che lo meritano senza sollazzarsi con la semplice affermazione che il vincitore di un concorso è sempre noto in anticipo. Se a volte ciò è indice di pastette, spesso è il notorio della comunità degli studiosi che conosce bene chi vale e chi no tra i partecipanti. Un altro fatto importante trascura Tito Boeri: che le più feroci critiche al sistema universitario sono venute da professori universitari. Ricordo le recenti di Gian Luigi Beccaria, Maurizio Ferraris, Luciano Caglioti e altri che non mi sovvengono ora. Un grazie però a Boeri va dato: da tempo, caro Direttore, non compariva un articolo sull´università in prima pagina. Speriamo che la sua fatica valga ad aprire un dibattito chiarificatore delle colpe, dei rimedi e anche delle speranze dei molti onesti. Grato della sua ospitalità e attenzione, le invio i miei più cordiali saluti.
(L´autore è Pro-Rettore
dell´Università la Sapienza)
Caro Marietti, come da lei suggerito, alcuni miei colleghi hanno studiato i casi di omonimia in tutte le facoltà. Medicina è il caso più estremo. L´ho citato per questo. Il libro di Perotti abbonda di altri esempi di nepotismo, alcuni dei quali richiamati nel mio articolo. Ma non troverà di che consolarsi. Difficile trovare in giro casi più eclatanti di quello di Luigi Frati. E, in ogni caso, il fatto che il malcostume sia diffuso non è una buona ragione per non denunciarlo. Lei aveva con questa sua lunga lettera una grande opportunità per distinguersi dal "calderone maleodorante" in cui mi accusa di averla gettata. Bastava una riga, una sola riga, di dissociazione dal suo Rettore. Non è mai troppo tardi per farlo.
Tito Boeri