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Repubblica-Non c'era integrazione è stato giusto così

L'INTERVISTA/1 Penati, presidente Ds della Provincia di Milano "Non c'era integrazione è stato giusto così" Quei bimbi possono entrare in una scuola pubblica Le regole vanno rispettate ...

09/09/2005
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la Repubblica

L'INTERVISTA/1
Penati, presidente Ds della Provincia di Milano
"Non c'era integrazione è stato giusto così"

Quei bimbi possono entrare in una scuola pubblica Le regole vanno rispettate
RODOLFO SALA

MILANO - Filippo Penati, presidente ds della Provincia, perché la scuola di via Quaranta va chiusa?
"Perché promuove separatezza anziché integrazione".
Quindi i motivi igienico-sanitari addotti dal Comune non c'entrano.
"Mi sembra che quella scuola operi senza alcuna autorizzazione delle autorità italiane e neppure di quelle egiziane. Anche sulla richiesta di parificazione ci sarebbe da discutere".
Non va bene?
"Ottenere la parificazione non è un diritto, occorrono certi requisiti. Per esempio, gli insegnanti devono essere cittadini italiani".
E poi?
"Bisogna essere sicuri che la scuola araba promuove democrazia, partecipazione civile. Se da noi ci fosse un insegnante che trasmette principi diversi da questi, gli daremmo del fascista e lo cacceremmo. Non si capisce perché si debbano fare sconti".
Forse perché 500 bambini che frequentano via Quaranta rimarrebbero a casa?
"Possono frequentare la scuola pubblica. Io sono per il rispetto delle regole, se poi scopriamo che non vanno bene si possono cambiare: questa è una cosa di sinistra. Il problema non nasce oggi, ma se l'affrontiamo in modo frettoloso, pressati dall'emergenza, la soluzione potrebbe essere peggiore della chiusura della scuola".
Che cosa teme?
"Che si introduca un precedente pericoloso per autorizzare, al di fuori di qualsiasi controllo, tutte le madrasse aperte in Italia. Mi sento in sintonia con il cardinale: si arriva sempre troppo tardi, è sempre emergenza".
Però lei non sembra molto in sintonia con buona parte del suo schieramento politico.
"C'è una pluralità di posizioni, trovo positivo che su temi così importanti si sviluppi un dibattito franco, alla luce del sole e non compresso da logiche di schieramento".