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Repubblica: Padoa-Schioppa e le vestali dell´economia dura e pura

Eugenio Scalfari

25/08/2006
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la Repubblica

Una frizzante polemica agostana ha opposto nei giorni scorsi Francesco Giavazzi, studioso di economia e collaboratore del Corriere della Sera, e Tommaso Padoa-Schioppa ministro dell´Economia, sui criteri che dovranno presiedere alla redazione della legge finanziaria che sarà presentata alle Camere entro il 30 settembre prossimo.
Giavazzi ha dedicato al tema un primo articolo lamentando insufficienza di informazione, accusando Padoa-Schioppa di incertezza e timidità di fronte alle resistenze ideologiche e a quelle corporative delle categorie più forti; il ministro gli ha risposto per le rime con una lettera privata indirizzata per conoscenza ad una novantina di personalità del mondo economico e bancario; Giavazzi ha controreplicato con un secondo articolo.
Molti altri opinionisti sono entrati in lizza su vari giornali (anche sul nostro) occupandosi prevalentemente o addirittura esclusivamente del bizzarro modo di comunicazione adottato da Padoa-Schioppa – per metà privato e per metà pubblico – e censurandolo. Censura pressoché unanime e diffusamente argomentata.

Nessuno (o pochissimi) è entrato nel merito della polemica. Il ministro dal canto suo ha dichiarato che risponderà con la legge finanziaria, cioè con i fatti, considerando chiusa la polemica con Giavazzi.
Sarà chiusa per lui, ma non per tutti. Ci sono infatti varie questioni che quella polemica ha suscitato. È singolare che la sola affrontata nei vari interventi sia stata quella della "scorrettezza" nelle modalità di risposta del ministro. Anch´io la considero bizzarra: poteva non rispondere o ribattere con un articolo o con una lettera privata. Ha scelto invece un quarto modo.
Irrituale. Ha sbagliato. Un ministro deve avere più considerazione per l´opinione pubblica. Figuriamoci se non sono d´accordo. Aggiungo: meglio un´agenzia di stampa che un singolo giornale. I lettori di altri giornali diversi da quello prescelto non hanno anch´essi diritto d´essere informati? Ciò detto, aggiungo però che la questione delle modalità di risposta del ministro mi pare di scarso rilievo. Attiene più al cerimoniale che alla sostanza.
Personalmente non mi appassiona. Non merita più di qualche riga. Enumero le altre questioni, fin qui immotivatamente trascurate: 1) Qual è, alla data di oggi 25 agosto, la politica economica del governo che avrà il suo sblocco nella legge finanziaria? 2) Il documento di programmazione (Dpef) già discusso e approvato dal Parlamento è ancora valido o è stato superato dai fatti? 3) Quali sono i fatti nel frattempo avvenuti che possono avere effetto sul Dpef e sulla Finanziaria 2007?
Queste tre domande mi sembrano meritevoli di attenzione, sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista politico. E poiché l´occasione ci è stata offerta dalla discussione agostana tra Giavazzi e Padoa-Schioppa, anche ai due "disputanti" dedicherò qualche breve parola di commento.
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Non mi sembra, come invece ha scritto nei suoi due articoli il professor Giavazzi, che la politica economica del governo sia incerta, timida o addirittura inesistente.
Intanto giova precisare che la politica economica del governo ha i suoi titolari istituzionali nel presidente del Consiglio, nel ministro dell´Economia, nel viceministro con delega per le Finanze e nel ministro dello Sviluppo economico (o economia reale che dir si voglia). E la linea è quella indicata nel Dpef, già discussa e approvata dal Parlamento.
Un programma che si estende a tutta la legislatura e prevede nel primo anno 15 miliardi destinati alla crescita e 20 miliardi al raddrizzamento del bilancio per recuperare avanzo primario delle partite correnti al netto degli oneri per il debito pubblico e rientro del deficit entro i parametri di Maastricht.
Questi obiettivi-guida sono molto ambiziosi. La correzione complessiva, di 35 miliardi, equivale a 3 punti di Pil ai quali va aggiunto circa un altro mezzo punto per i rinnovi contrattuali che incidono sulla pubblica amministrazione. Mezzo punto di Pil sarà recuperato dalla "manovrina" del giugno scorso, già approvata dal Parlamento, per complessivi 7 miliardi tra l´ultimo semestre 2006 e il 2007.
Il programma delle liberalizzazioni ha avuto inizio col decreto Bersani, anch´esso già convertito in legge. Quanto alle entrate, il miglioramento della congiuntura europea e le prime azzeccate mosse di Visco hanno già dato risultati promettenti. Luigi Spaventa stima che il miglior andamento delle entrare e la crescita del Pil potrebbero contribuire all´insieme della manovra per un punto e mezzo di Pil, pari a circa il 40 per cento dell´intera dimensione della Finanziaria.
Dunque una Finanziaria più leggera, di fatto ridotta a 20 miliardi anziché i 35 previsti dal Dpef? Prodi e Padoa-Schioppa, finora, hanno respinto quest´ipotesi più accattivante. Probabilmente per non indebolire una partita politicamente impegnativa e lasciarsi un´uscita di riserva. Resta dunque integra, allo stato dei fatti la dimensione originaria di 35 miliardi da ottenere con maggiori entrate e minori spese nonché con una quota di provvedimenti "una-tantum" che non dovrebbero superare il mezzo punto di Pil.
Finora tuttavia il governo non sembra interessato a utilizzare la strategia delle "una-tantum" così cara a Tremonti. Visco ha annullato l´ultimo condono rinunciando ad un´entrata di 2 miliardi. Mi aspettavo che le vestali della finanza pura e dura si dichiarassero soddisfatte per quella lodevole rinuncia che è un tassello prezioso nella lotta all´evasione, ma non ci sono stati applausi né riconoscimenti. Le vestali non applaudono, la loro castità le rende assai sopraccigliose. Vorrebbero ben altro anche se è difficile capire quanto e che cosa.
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La spesa. Il grosso nodo è la spesa. Dove taglierà Padoa- Schioppa? Avrà il consenso di Epifani e della Cisl? Di Giordano e di Cento? Di Brunetta e di Pomicino? Di Mastella e di Di Pietro? E soprattutto di Rutelli? Le vestali sono molto attente alle voci dissenzienti, di sinistra e di destra, nella maggioranza e fuori di essa. Un malizioso osservatore potrebbe interpretare quell´attenzione come sopravvalutazione, favoreggiamento, allegria di naufragi. Non mi permetto questa ricerca di intenzioni. Osservo soltanto che ci sono persone di retto sentire e di solida cultura che dichiarano simpatia per il centrosinistra e danno sistematicamente appoggio alle tesi della destra. La mia scelta è la sinistra, ma la destra ha sempre ragione: quante ce ne sono di persone che hanno fatto di questa prassi una bandiera? Io ne conosco parecchie ed ho i nomi sulla punta della lingua, ma anche voi, amici lettori, avete imparato a riconoscerle, perciò non c´è bisogno di farne l´elenco. Se richiesto lo farò con lettera privata al richiedente e poi ne farò avere copia a chi sia interessato all´argomento.
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Sulle spese la posizione di Prodi e di Padoa-Schioppa è chiara. Il metodo Brown-Siniscalco non funziona. I tetti posti ai ministeri e agli enti locali non funzionano. Almeno in Italia. Ci vogliono interventi mirati. I risultati non si ottengono tagliando. Tremonti tagliò "in limine litis", cioè poco prima che il suo governo chiudesse bottega, i fondi ai Comuni, alle Regioni, all´Anas, alle Ferrovie. Scaricò l´inevitabile chiusura dei cantieri, delle manutenzioni, della spesa sociale obbligatoria, sul governo che sarebbe venuto dopo e così fu. Le vestali applaudirebbero alla prosecuzione di quella politica? Spero di no.
Certo si possono tagliare gli sprechi. Le spese eccessive del Senato. Le macchine blu. Le scorte inutili. Le spese di gemellaggio tra Comuni "europei". Bisognerà farlo. Spero si faccia. Fermo restando però che non si svuota il mare col cucchiaino.
Allora, dice Padoa-Schioppa, bisogna intervenire sui meccanismi, modificare il funzionamento. Un esempio? Parametrare il numero degli insegnanti nelle scuole medie sulla consistenza degli alunni. In Italia c´è un insegnante ogni dieci alunni. Negli altri Paesi europei, Francia, Gran Bretagna, Germania, il rapporto oscilla tra i quattordici e quindici alunni per insegnante. Ecco un modo per cambiare i criteri di funzionamento. Il ministro ha indicato i settori sui quali interverrà: pubblica amministrazione, enti locali, previdenza, sanità.
Ma come come come? Manca un mese e non c´è un solo comitato che studi e proponga. Le vestali sono in angoscia. Un mese vola. E loro, poverette, si strappano i pochi capelli che spuntano sotto le cuffie verginali. Qualcuno porta l´esempio del primo governo Amato, quello del ´92. Nominato in luglio mise quattro gruppi di lavoro immediatamente all´opera e dopo quaranta giorni varò la sua Finanziaria ormai diventata storica. Ma Padoa-Schioppa?
Ebbene, l´esempio è radicalmente sbagliato. Amato fu chiamato al governo di sorpresa. Ci doveva andare Craxi. Oppure De Michelis. Ma il presidente Scalfaro chiamò Amato. Per fortuna del Paese. Amato non aveva preparato nulla, non se l´aspettava quella chiamata. Perciò partì da zero e con l´acqua alla gola. E ce la fece.
Onore al merito.
La situazione di oggi non è questa. Padoa-Schioppa e Visco sono a lavoro da mesi. L´équipe del Tesoro, che è di prim´ordine, è a lavoro dai primi di giugno. L´unico sbaglio forse è di non aver informato Giavazzi. Ma chi è Giavazzi?
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Io apprezzo molto l´intelletto di Giavazzi. E poi è parente di Franco Cingano, del quale sono stato per quarant´anni fratello. Sarò fazioso, ma questo mi basta per avere di Giavazzi la massima stima. Ne vedo però anche qualche difetto e mi perdonerà se lo dico, papale papale.
Appartiene a quel gruppo di tecnici i quali hanno la politica in gran dispetto. La politica è fonte di male per il semplice fatto che, in democrazia, ha bisogno del consenso. Si possono licenziare duecentomila dipendenti pubblici? Mandare a casa i dipendenti dell´Alitalia? Chiudere i cantieri dell´Anas? Sarebbe l´ideale. Giavazzi probabilmente sarebbe contento, non per bieco sadismo ma perché le cifre finalmente quadrerebbero. L´economia sarebbe quella raccontata nei libri di testo. Poi dopo, molto dopo, le cose riandrebbero nel verso giusto. Forse i licenziati sarebbero riassunti. O altri per loro. Via i privilegiati e dentro i talentuosi. È possibile? In America accade. Certo, in America... Anche qui? Non lo so. Quello che so di certo è che una strategia del genere produrrebbe in ventiquattr´ore la caduta del governo. Forse la fine della legislatura. Sei mesi di paralisi. Ai margini dell´Europa e forse fuori.
I tecnici sono preziosi. Stimolanti. Hanno pieno diritto di parola. Vanno ascoltati. Ma quasi mai seguiti. Ci sono tuttavia tecnici che, messi alla prova, imparano anche le leggi della politica senza dimenticare quelle dell´economia. A me pare che Padoa-Schioppa sia tra questi. Non fosse per quella bizzarra comunicazione inviata per conoscenza a dritta e a manca. Quella no, mai più. E gli basti le gran tirate d´orecchio avute da quanti non avevano voglia di entrare nel merito.