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Repubblica: Portare qualità e merito

di Fabio Mussi

14/01/2007
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la Repubblica

Portare qualità e merito

FABIO MUSSI

Caro direttore, non voglio lasciar cadere l´intervento del professor Salvatore Settis sui problemi dell´Università e della Ricerca. Intanto condivido la sua soddisfazione per la partenza del Settimo programma Quadro europeo, che vale più di 50 miliardi di euro in sette anni, e si muove nel solco dell´obiettivo di Lisbona: realizzare in Europa «l´economia più competitiva e dinamica del mondo, perché fondata sulla conoscenza». Obiettivo assai arduo, se si guarda al boom planetario degli investimenti in formazione superiore e ricerca, spinto particolarmente da Stati Uniti e Asia.
Presumo di aver dato un contributo alla partenza del programma dal 2007, quando ho modificato la posizione italiana sulle staminali, rimuovendo la minoranza di blocco, cui il nostro paese aveva precedentemente aderito, e che aveva portato l´intero processo in stallo.
Se dunque in Europa si «suona la musica» della ricerca, si deve anche al governo italiano in carica. Ma siamo davvero in grado, in Italia, di premiare merito e talento? Con la Finanziaria e altre leggi, abbiamo già posto i pilastri di un grande cambiamento di sistema: il primo è il blocco della proliferazione delle sedi e il contrasto frammentazione dei corsi, il secondo è l´istituzione dell´Agenzia nazionale di valutazione dell´Università e della Ricerca.
Ma vengo al punto centrale dell´articolo di Settis: i giovani studiosi. Settis nota che la Finanziaria prevede 37 milioni di euro (in due anni) per il reclutamento negli Enti di ricerca e 140 milioni di euro (in tre anni) per i ricercatori nelle Università. «Ma perché solo ricercatori?», si chiede. Perché non associati e ordinari? Perché mancano ancora i decreti attuativi della legge Moratti sui concorsi per le due fasce superiori?
Caro Settis, ma dov´è esattamente il problema nelle Università? Il problema è in un assetto surreale del corpo docente. In tutto il mondo la struttura è a piramide, in Italia a clessidra: 20 mila ordinari, 19 mila associati, 22 mila ricercatori. Con l´età media più alta del mondo (per gli ordinari la media è sulla soglia dei 60 anni). Numeri implacabili. Ciò significa che, nella loro autonomia, i professori universitari, quando hanno avuto a disposizione dei concorsi, si sono vicendevolmente promossi, sbarrando la strada ai giovani. Nonostante una parte grande del lavoro, nell´Università e negli Enti di ricerca, ricada sulle spalle di un esercito di precari, giovani e non più giovani, che vivono con stipendi da fame.
Suggerirei di non agitare lo spauracchio dell´ope legis. Che nella Finanziaria ci siano norme generali di stabilizzazione dei precari è sacrosanto. Ma per i ricercatori la legge è chiara: concorsi. Cioè selezione di merito. Il governo sta provando ad inventarsi qualcosa per ridurre al minimo gli elementi clientelari e nepotistici che hanno afflitto tanti passati concorsi, quali che ne fossero le regole.
L´obiettivo è comunque di riaprire le porte ai giovani di talento, e di ripristinare una struttura della docenza che non appaia uno scherzo di natura (e di pretendere garanzie di didattica e di ricerca anche a tutti quelli che sono già in ruolo). Per questo bisogna avere molti ricercatori, e più associati che ordinari. E non capisco perché Settis si opponga così nettamente a riconoscere una "terza fascia" di docenza in cui collocare i ricercatori.: non mi risulta che già oggi le Università disdegnino di affidare loro funzioni di insegnamento.
Sulla docenza è necessaria una nuova legge. Una legge che renda vera, e non blanda com´è adesso, la separazione dei docenti full time e part time. Che introduca una quota variabile dello stipendio, dipendente dalla effettiva, valutata e certificata, dedizione a ricerca e didattica. Che impedisca ai dipendenti degli Atenei statali di lavorare, a carico della spesa pubblica, per quelli privati.Che porti ad esaurimento la figura dei "fuori ruolo".
Voglio rassicurare Settis: il governo segue la pista della qualità e del merito. Il merito è un principio che si applica agli individui e alla società. Quanto agli individui, se Tizio è più bravo di Caio, è Tizio che deve essere promosso. Quanto alla società, se prendiamo tutti i giovani che hanno studiato e si dedicano alla ricerca, guardiamo a quanto li paghiamo (800 euro un dottorando con borsa, poco più di 1000 euro a un assegnista, parecchio sotto i 2000 euro per un ricercatore, o anche associato di prima nomina) e confrontiamo con altre parti della società, per esempio il sempre più vasto ceto politico, abbiamo sotto gli occhi il più clamoroso oltraggio sociale al criterio meritocratico.
Ho sollevato questa questione al seminario che il governo ha tenuto a Caserta. Spero che, dalla Finanziaria 2008, possa prendere corpo un adeguato progetto pluriennale di incremento delle risorse umane e finanziarie nell´Università e nella ricerca, e del trattamento economico dei più giovani.
Sono sicuro anche di trovare, nell´Università e nella Ricerca, molte persone di valore che si rimettono in gioco, insieme alle quali pensare e realizzare le riforme necessarie.

(l´autore è ministro dell´Università e Ricerca)