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Repubblica: Prof minacciò: ti boccio. "E´ reato"

Per la Cassazione giusta la condanna di un insegnante. Bufera sui giudici

25/09/2008
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la Repubblica

Per Carlucci (Pdl) si tratta di "buonismo foriero del dilagare dei bulli"
ELSA VINCI

ROMA - Minacciare la bocciatura? Può essere reato. Il prof rischia la condanna. Per la prima volta la Cassazione punisce l´insegnante che «intimorisce» gli studenti. Attenzione, il prof non ha detto: se non studi ti boccio. Ma ha minacciato una «bocciatura ingiusta».
«Non hai più alcuna possibilità di essere promossa». Per Silvia, seconda B di un liceo di Vicenza, era una promessa. Gli "ermellini" hanno respinto la tesi del professore.
Sarà una sentenza pilota? Fa già discutere. Maggioranza e opposizione sono critiche. Dal Pd alla Lega tutti contro i magistrati. Il ministro ombra Maria Pia Garavaglia invoca il recupero dell´autorevolezza dell´insegnante, la vicepresidente della bicamerale per l´infanzia, Gabriella Carlucci, Pdl, accusa i giudici di «buonismo foriero del dilagare dei bulli».
La Suprema Corte ricorda come per i ragazzi «la ingiusta prospettazione di perdere l´anno scolastico rappresenti una delle peggiori evenienze». «E un simile atteggiamento del docente è idoneo a ingenerare forti timori incidendo sulla libertà morale degli allievi». Marcello P., 50 anni, ha cercato di difendersi sostenendo che un solo professore non decide un bel niente, «il reato di minaccia non è configurabile perché il giudizio finale spetta al collegio dei docenti». Bocciato.
La Cassazione ha confermato la condanna emessa dalla Corte d´Appello di Venezia nell´ottobre 2007, che aveva limato i 17 mesi di reclusione inflitti in primo grado. E ha spiegato al prof che «l´impossibilità di realizzare il male minacciato esclude il reato solo se si tratti di impossibilità assoluta, non quando la minaccia sia idonea a ingenerare comunque un timore nel soggetto passivo». La Corte dunque ammette che il professore da solo non avrebbe potuto realizzare il suo proposito, ma afferma che era legittimo da parte della studentessa temere il peggio.
Quella dell´insegnante è stata una vendetta. La minaccia è arrivata dopo un intervento fatto dalla mamma della ragazza all´assemblea dei genitori. La signora chiedeva di rimuovere il prof per il triennio successivo. E ne aveva motivo.
La Corte ha confermato anche la condanna per violenza privata perché il docente «mediante implicite ma chiare minacce di ripercussioni negative sul curriculum», aveva costretto gli studenti della seconda B a sottoscrivere una lettera nella quale si dava atto dell´ampio programma svolto e aveva costretto Silvia a firmarne un´altra in cui ammetteva la propria impreparazione. Inoltre, il prof aveva obbligato quindici studenti della terza B a chiedere alla preside di conservargli l´incarico. «E aveva minacciato la stessa preside di renderle la vita impossibile, utilizzando anche dati personali, se avesse chiesto un´ispezione». Marcello T. è stato condannato inoltre per abuso d´ufficio perché dava lezioni private a una allieva della sua classe. Insomma, un caso limite. Eppure continua ad insegnare. Non più allo scientifico ma in un magistrale di Vicenza.
«Dove vivono certi magistrati, hanno dei figli?», si chiede polemico l´ex ministro Roberto Castelli, della Lega. Più informati sul contenuto della sentenza la Rete degli studenti e l´Associazione nazionale dei presidi: «E´ importante che gli insegnanti non superino i limiti che separano l´incoraggiamento dalla pressione psicologica, lo stimolo dalla minaccia».