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Repubblica-Prove d'esame, pronti a cambiare

Prove d'esame, pronti a cambiare Mezzo milione di ragazzi sui libri, si comincia mercoledì la maturitÀ Cresce la polemica tra i nostalgici della maturità con interrogazioni su tutte le mate...

13/06/2004
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la Repubblica

Prove d'esame, pronti a cambiare
Mezzo milione di ragazzi sui libri, si comincia mercoledì
la maturitÀ

Cresce la polemica tra i nostalgici della maturità con interrogazioni su tutte le materie e i fautori dell'abolizione del titolo di studio
Il professor Vertecchi: "Questo è un modello ciarlatano, abbiamo mantenuto l'impianto della riforma Gentile ma con giudici amici"
MARIO REGGIO

ROMA - Quello sì che era un vero esame di maturità. La "porta stretta" come la definiva Giovanni Gentile, la mente della riforma del ?23, attraverso la quale dovevano passare quelli che aspiravano a entrare nell'élite del Paese. Il tema d'italiano, le versioni di greco e di latino. E poi, all'orale, tutte le materie dell'ultimo anno, con l'aggiunta dei riferimenti ai due precedenti. Il partito dei nostalgici rialza la testa. E per avvalorare la sua tesi definisce la maturità 2004, che comincia mercoledì 16 con la prima prova scritta: una formalità, troppo facile, con gli stessi professori che ti hanno valutato giorni prima. Che senso ha? E assieme al partito dei nostalgici cresce quello dei fautori dell'abolizione, non solo della maturità, ma anche del valore legale del titolo di studio.
"L'abolizione del valore legale è già nei fatti, il passo che manca è che venga sancita ufficialmente - commenta Ferdinando Adornato, presidente della Commissione Cultura della Camera - di fatto si tende a tenere sempre più conto del curriculum degli studi e la ritengo una cosa giusta".
Cosa fare allora? "Il valore legale è una delle salvaguardie dell'equità sociale - afferma il professor Benedetto Vertecchi, ordinario di Pedagogia sperimentale a Roma 3 - eliminarlo significa dare l'esclusiva a poche grandi scuole, come succede negli Usa e in Inghilterra. Una scelta del genere, da noi, porterebbe a due o tre scuole di prestigio in ogni città, il resto ancora peggio di oggi, un semplice parcheggio per ragazzi senza futuro".
Eppure, qualcosa si dovrà, prima o dopo fare. Il problema è che il nostro è un Paese dove le sperimentazioni diventano infinite, senza riuscire a stabilizzare i metodi. Basta pensare alla modifica della maturità nel ?69. Doveva durare un anno. È stata prorogata per altri ventinove. E quindici ministri della Pubblica Istruzione provarono a cambiarla. Guido Bodrato pensò di riportare a tre le prove scritte. Giovanni Galloni tentò di riesumare l'orale per tutte le materie dell'ultimo anno. Franca Falcucci s'inventò tre prove scritte, l'ultima sotto forma di quiz, e una commissione tutta esterna. Niente da fare. Tutte le proposte s'insabbiarono in Parlamento. Ci provò, nel 1994, anche Francesco D'Onofrio, che pensò ad una riforma della secondaria superiore. Prima della caduta del governo Berlusconi riuscì a portare a casa solo l'abolizione degli esami di riparazione.
Miglior sorte ebbe la riforma di Luigi Berlinguer, che portò con sé alcune novità. La terza prova scritta a quiz, i 20 punti di credito per i risultati scolastici ottenuti negli ultimi tre anni, la tesina scelta dal maturando per aprire il colloquio. Poi il ministro Letizia Moratti, che per risparmiare, cancella le trasferte dei commissari d'esame.
"È un modello ciarlatano, un'esibizione drammatica davanti alla commissione - afferma il professor Vertecchi - abbiamo mantenuto l'impianto scenico della maturità di Gentile, ma togliendo di scena la giuria, sostituendola con giudici amici. Come si fa oggi non serve a nulla. Sono contrario all'abolizione della maturità ma va fatta attraverso la verifica delle competenze specifiche del corso di studio che lo studente ha seguito. Insomma - conclude - se il giovane fa il classico voglio sapere quanto latino ha imparato, se lo scientifico quale è il suo livello di conoscenza della matematica".
Quasi mezzo milione di ragazzi (491.300 per la precisione) si preparano, intanto, alle solite prove. Il rituale si ripete ogni anno, ma molti docenti sono pronti a cambiare.