Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Repubblica-Quei sussidiari delle scuole di Istanbul

Repubblica-Quei sussidiari delle scuole di Istanbul

Una testimonianza personale Quei sussidiari delle scuole di Istanbul Le donne discriminate nell'antica India SIGMUND GINSBERG ...

03/02/2006
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Una testimonianza personale
Quei sussidiari delle scuole di Istanbul
Le donne discriminate nell'antica India
SIGMUND GINSBERG


Ancora pandemonio in America sui libri di scuola. I fondamentalisti cristiani vorrebbero espurgare, o almeno diluire Darwin e l'evoluzione. Gli ebrei vorrebbero che la loro Bibbia fosse trattata meglio del Vangelo e del Corano. I musulmani non sopportano che vi si dica che l'islam si diffuse con le conquiste militari. Gli indù sono offesi che li si definisca politeisti, si tiri in ballo e si critichi il sistema di caste e l'immolazione delle vedove sulle pire del consorte defunto.
Una nuova tornata di guerre di religione sui libri scolastici sta facendo impazzire la commissione che ha l'incarico di approvare i libri destinati alle scuole della California, dall'asilo alle superiori. Sono subissati di richieste di correzione e revisione, non solo perché si tratta del più popoloso Stato Usa, con forse la maggiore diversificazione etnica, ma anche perché i libri adottati nelle scuole californiane finiscono poi per essere adottati anche nella maggior parte delle scuole nel resto degli Stati Uniti. Gli complica la vita che dal 1987 sia stato introdotto lo studio obbligatorio delle religioni nelle medie. Hanno provato ad accontentare un po' ciascuno.
Rischiano di scontentare tutti. Hanno provato ad ispirarsi al principio di "non offendere nessuno". Rischiano di finire con testi scolastici che non insegnano più niente.
Mi fa venire in mente di quando facevo le prime classi elementari a Istanbul e ogni mattina ci si riuniva a cantare inni patriottici di fronte al busto di Ataturk. Non sapevo bene le parole e rimediavo muovendo la bocca. La terza elementare passai a farla in una scuola a Milano dove si pregava in latino davanti al Crocifisso. Anche in quel caso muovevo la bocca. I sussidiari delle scuole turche raccontavano la storia in modo esattamente opposto a quello delle scuole italiane. Servì a vaccinarmi per il resto della vita. Sempre meglio due racconti, anche di parte, che uno che pretende di essere l'unico corretto.
Negli anni '70 e '80 del "politically correct" laico i sussidiari Usa se la cavavano semplicemente evitando di parlare di religione e persino di menzionare la parola Dio.
Ora ogni confessione e setta cerca di imporre un revisionismo pro sensibilità sua. Tra chi urla di più, a sorpresa, associazioni induiste Usa ancora più ultrà di quelle in India. La Vedic Foundation protesta perché si insegna che gli indù adorano diverse divinità, vorrebbe che si dicesse invece che tutte le divinità sono aspetti di un solo Dio, Brama. Altri gruppi lamentano che l'accento sulla discriminazione a sfavore delle donne nelle tradizioni indù e sulle caste "umilierebbe" gli indiani. Avevano preteso che si censurasse l'affermazione che nell'India antica "gli uomini avevano molti più diritti delle donne" sostituendola con: "le donne avevano doveri e diritti diversi da quelli degli uomini". Era finita con un salomonico quanto ipocrita "più diritti di proprietà" (ma chi glielo andrà a spiegare agli studenti perché nell'India di oggi, non quella antica, ci sono molti più maschi che femmine a causa degli aborti selettivi, per giunta più diffusi tra i ceti colti che tra i poveracci delle campagne?) Erano riusciti a far correggere i testi nel senso che gli indiani "adorano Dio" anziché "gli Dei", a far stemperare il riferimento alle caste, fargli togliere i riferimenti al rogo delle vedove (che in effetti non è più abituale), persino a far correggere l'affermazione che la grande tolleranza del re Asoka era "inusuale" un paio di millenni fa in un improbabile "usuale". Mal glien'è incolto delle "revisioni" concesse perché altri esponenti indù, di quelli che avevano visto con orrore il revisionismo dei testi di storia intrapreso in India dal governo religioso, hanno a quel punto protestato facendo notare che la faccenda del "monoteismo" è un'invenzione ottocentesca, affermatasi sotto dominazione britannica, per reagire al proselitismo dei missionari cristiani fondato sulla superiorità di una fede con dio unico, rispetto per le donne, niente caste.
Un'associazione ebraica, nata nel 2004, che ha come ragione sociale appunto il far le pulci ai libri di testo, aveva piantato una grana sull'affermazione per cui i ritrovamenti archeologici non darebbero sostegno alla narrazione biblica dell'Esodo. E soprattutto si era lamentata che, pur in assenza di prove archeologiche, analogo scetticismo non venisse applicato alla narrazione dei Vangeli o a "tradizioni islamiche" secondo cui il profeta Maometto sarebbe asceso in cielo proprio da dove si trova ora la Moschea nel cuore di Gerusalemme. Gruppi di pressione islamici avevano cominciato a passare al setaccio i testi scolastici anche da molto prima, almeno un quindicennio.
Alle obiezioni ad un testo di storia in cui si diceva che "la diffusione dell'islam nel medioevo è dovuta anche alle conquiste militari", la frase è stata modificata in: "ma le conversioni non avvennero a fil di spada". Il risultato è che ormai è quasi impossibile trovare un testo scolastico che parli di jihad, sharia, condizione della donna nel mondo musulmano, terrorismo islamico.
Paese che vai guerra dei sussidiari che ti ritrovi.
Israeliani e palestinesi si scannano anche sulle mappe geografiche. In India la revisione dei testi scolastici ha grondato sangue. Le riabilitazioni delle buone intenzioni del Giappone nella Seconda guerra mondiale sono diventate quasi un casus belli tra Pechino e Tokyo. Ho letto che in Cina ci sono state polemiche roventi sull'inclusione o meno nei sussidiari dell'esaltazione delle arti marziali. Ma la cosa è compensata dal fatto che la questione dell'insegnare cosa sia successo in piazza Tiananmen nel 1989 non si pone nemmeno. In Iraq alla ripresa scolastica dopo la guerra gli scolari avevano avuto istruzione di cancellare dai loro libri scuola i riferimenti al governo illuminato di Saddam Hussein, ma la cosa era resa difficile dal fatto che ricorrevano in ogni pagina e ogni riga. Non sono sicurissimo che tutti abbiano già potuto avere nuove edizioni. In Russia non si studiano più i classici del marxismo-leninismo. Ma il Cremlino aveva sollecitato una severissima inchiesta, e poi fatto bandire un libro di storia in cui tra le discussioni in classe ne veniva suggerita una sul "potere personale di Putin". In America la stampa di Bush ne dice di tutti i colori. Ma non s'è mai sentito dire che le polemiche si siano riversate sui testi scolastici. Nessun sussidiario oserebbe parlar male di George Washington. Difficile accontentare tutti. Per farlo bisognerebbe chiudere le scuole e non insegnare più nulla. Ogni tanto, quando accendo la tv mi viene il sospetto che sia la scelta prevalsa dalle nostre parti.