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Repubblica: Ricerca al collasso, subito interventi

Parla il titolare del dicastero dell´Università. "Docenze negli atenei, avviare un progetto d´ingresso massiccio per i giovani"

15/07/2006
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la Repubblica

Il ministro Mussi: un piano per la riorganizzazione di Cnr ed Enea
"I due enti sono al di sotto del 50 percento dei prodotti di alto livello"
I DOCENTI Non è detto che i docenti debbano essere così numerosi. Possono uscire e lavorare nell´industria e nella pubblica amministrazione
gli studenti Prevediamo l´incremento di borse di studio per i meritevoli, prestiti d´onore, creazione di campus e aumento di residenze per i fuorisede
MARIO REGGIO


ROMA - «La prima urgenza è il riordino degli Enti pubblici di ricerca: il Cnr e l´Enea sono ormai al collasso. Secondo punto: incentivare gli investimenti dei privati nella ricerca. Sto studiando, assieme ai colleghi Bersani e Nicolais, le strategie opportune come, ad esempio, investimenti nei fondi chiusi delle capital-venture. Per l´università occorre avviare un piano d´ingresso massiccio di giovani ricercatori. La riforma del tre più due funziona, ma vanno rivisti alcuni punti come la proliferazione dei corsi di laurea e la frammentazione dei crediti. Per il 2007 la situazione finanziaria non ci permetterà di incrementare i fondi per università e ricerca, ma dal 2008 la musica dovrebbe cambiare».
Fabio Mussi è da due mesi alla guida del ministero dell´Università e Ricerca Scientifica e sembra avere le idee ben chiare.
È preoccupato dallo stato di salute della ricerca?
«Gli investimenti arrivano solo all´1.1% del Pil, e quelli privati sono solo lo 0.4. Questo deriva dalla struttura industriale del Paese, fatta da una miriade di piccole e medie aziende che non sono il grado di puntare sulla ricerca come nel resto della Ue, gli Usa o i paesi asiatici. Quindi il pubblico deve supplire. Ma il nostro obiettivo è raggiungere il 3 per cento del Pil. Con il precedente governo l´Italia ha rinunciato ai fondi europei per la ricerca di base, un capitolo che va riaperto. E secondo l´ultima relazione del Comitato d´indirizzo per la valutazione della Ricerca, il Cnr e l´Enea sono ben al di sotto del 50 per cento dei prodotti di alto livello. È ora di rimboccarsi le maniche e risalire la china».
Parliamo di università. La classe docente è un bel po´ su con l´età.
«Nei prossimi dieci-dodici anni quasi la metà dei docenti andrà in pensione. È il momento di organizzare un piano pluriennale d´ingresso dei giovani ricercatori, che a migliaia oggi tirano a campare da precari con mille euro al mese. Ma niente ope legis. La selezione dovrà essere seria e rigorosa. E non è detto che il corpo docente debba mantenere il livello numerico di oggi che è di quasi 60 mila unità. Poi bisogna sfatare uno storico tabù dell´università italiana: chi entra e non fa carriera si sente un fallito. Negli altri Paesi non è così. Docenti dei vari livelli escono dagli atenei e arricchiscono con la loro conoscenza la pubblica amministrazione e le industrie. È necessario prevedere uscite multiple dalla docenza. Tra l´altro c´è una legge del ´98 per la quale mancano solo i decreti attuativi. Basta scriverli e io lo farò».
Parliamo di concorsi.
«In Italia hanno funzionato poco e male. Quelli locali, quelli nazionali, è sempre stata una sorta di Torre di Babele, dove hanno avuto vita facile l´arbitrio, le parentele, le conoscenze accademiche e politiche. Per risolvere questo annoso problema stiamo pensando ad un sistema moderno di selezione che riduca al minimo gli effetti collaterali. Ho chiesto l´aiuto della Conferenza dei Rettori, dell´Accademia dei Lincei e del Consiglio nazionale universitario».
Passiamo alle risorse.
«La scarsità provoca spesso la lotta per la sopravvivenza. Per il 2007 prevedo il mantenimento degli attuali livelli di finanziamento del Fondo ordinario per le università. Dall´anno successivo, di pari passo con il risanamento economico e la crescita del Pil le risorse potranno aumentare. E verranno assegnate anche tenendo conto della valutazione degli atenei effettuata da un´agenzia indipendente sia dal governo che dal ministero dell´università. Ricordo che dal ´96 al 2001 il Fondo di finanziamento ordinario è cresciuto del 54 per cento. Durante i cinque anni di governo del centrodestra è sceso del 10.5 per cento. Oggi solo lo 0.50 per cento del finanziamento è assegnato in base ai criteri di valutazione, noi lo incrementeremo e non di poco».
E gli studenti?
«L´università esiste perché ci sono loro. Tra le priorità vedo l´incremento delle borse di studio per i meritevoli, i prestiti d´onore, la creazione di campus e l´aumento consistente delle residenze per i fuori sede. Oggi solo il 71 per cento di quelli che ne hanno diritto prende la borsa di studio e se magari venisse data prima dell´iscrizione si aiuterebbe la mobilità degli studenti che non sarebbero costretti ad iscriversi all´ateneo della propria città. Ma la mobilità vuol dire anche strutture: oggi le case dello studente ospitano appena il 2 per cento degli studenti, contro una media europea del 10 per cento».
E lo stato giuridico firmato dalla Moratti?
«Riaprire la questione significherebbe impantanarci in una discussione senza fine che ci terrebbe occupati per i prossimi cinque anni. Le nostre priorità sono tre provvedimenti urgenti: la legge sulla governance universitaria, il piano d´ingresso dei giovani ricercatori e la creazione dell´Agenzia di valutazione indipendente».