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Repubblica.Roma-Il corteo dei bambini contro "Ma mica è la prima volta?"

Il corteo dei bambini contro "Ma mica è la prima volta?" Con mamme e maestre i piccoli alunni della Capitale In piazza con genitori e insegnanti, reggono gli striscioni e spi...

18/01/2004
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la Repubblica

Il corteo dei bambini contro "Ma mica è la prima volta?"
Con mamme e maestre i piccoli alunni della Capitale
In piazza con genitori e insegnanti, reggono gli striscioni e spiegano: "Ci vogliono togliere le ore di pomeriggio, quelle di scienze, matematica, inglese, noi non vogliamo"
ANNA MARIA LIGUORI


è in via Mondovì il 199? Circolo Garibaldi; lì venerdì Noemi, 8 anni, terza elementare, ha preparato insieme ai compagni uno striscione lungo lungo contro "quella signora che si chiama Moratti".
Ieri, in piazza della Repubblica, lo stringeva forte per non farlo poggiare a terra insieme ad Andrea, Francesco e Riccardo che invece fa la seconda. Quattro piccoli amici, già veterani della piazza, "ci siamo stati - dicono - una volta due mesi fa?". Sempre per lo stesso motivo? "Sì - risponde pronto Andrea - perché ci vogliono togliere le ore di pomeriggio, quelle di scienze, matematica, inglese e noi non vogliamo. Ma neanche mia madre e le maestre vogliono". Uno schema perfetto. Insegnati e genitori romani non vogliono il taglio di 13 ore settimanali sulle 40 a cui sono abituati da anni e ieri lo hanno gridato in tutte le maniere possibili da piazza della Repubblica fino a piazza del Popolo. Il grosso del corteo era infatti romano, tanti gruppi numerosi e meno numerosi, provenienti da tutt'Italia (anche da piccoli centri come Osio Sotto in provincia di Bergamo, la prima cittadina in assoluto che nel ?72 ebbe alcune scuole in cui si diede il via al tempo pieno) lo spezzavano qui e lì, ma gli striscioni con gli inconfondibili numeri dei Municipi riemergevano di continuo, per comunicare calore e per invocare lotta.
Quelli della scuola Ferrari, 178? Circolo, Roma 70, scandiscono gli slogan fino a non aver più voce. Davanti a loro c'è Mago Merlino, un papà che promette a tutti di "far sparire il ministro", e loro ridono, stringendo forte le loro padelle, vere padelle dipinte il giorno prima in aula. Carlo, 7 anni, ci ha disegnato sopra un robot che dice no: "Neanche lui vuole andare a casa presto di pomeriggio", spiega indicando il robot, senza mai lasciare la mano della maestra. Accanto a lui c'è Andrea, sul retro del suo tegame ha dipinto una scuola che dice "non mi toccare" e lo mostra contento a tutti quelli che glielo chiedono. A pochi passi sfilano i bambini della elementare Franchetti, I Municipio, davanti a loro c'è un cartello tenuto dritto da una maestra, una mamma e una bambina portatrice di handicap, sopra troneggia la frase "Il tempo pieno è un progetto educativo non un parcheggio", solenne bordata ai tagli, ai danni degli insegnanti di sostegno, che sono e saranno sempre meno se il tempo pieno morirà.
Proprio all'ingresso di piazza Barberini c'è poi il sindaco Walter Veltroni che quasi rallenta il corteo: i bambini lo riconoscono, si fermano, gli stringono la mano mentre le mamme scattano foto. "E' importante essere qui perché la scuola a tempo pieno è stata una conquista raggiunta faticosamente", sottolinea Veltroni, "il tempo pieno è un modo di vivere e di crescere per l'infanzia, è una scelta pedagogica. La preoccupazione evidente di tanti italiani dovrebbe far riflettere, nessuno vuole "parcheggiare" i propri figli".
Il fiume di adulti e bambini continua a scorrere, intanto passano, Verdi, Cobas e Cub Romani. E, colpo di scena, i ragazzi dei licei Visconti e Tasso, dietro un camioncino con due mega casse che a stento si fa spazio tra passeggini. Il corteo "scivola" veloce e arriva in fretta con un'entrata di corsa al punto ristoro allestito per i più piccoli ma usato da tutti, acqua e succhi di frutta. Anche la "coda" del corteo, tutta romana, arriva infine in piazza del Popolo. Chiudono l'elementare di Porta Metronia, un'altra del Celio - maestre arrabbiatissime urlavano "L'insegnante tutor non lo voglio fare" - , una di viale Regina Margherita e la Federico Di Donato dell'Esquilino: in quest'ultima "la ministra" toccherebbe addirittura l'integrazione razziale: ce n'è quanto basta per fare, e così hanno fatto, un enorme telo rotondo e colorato, sotto ci hanno nascosto tutti i loro bambini in attesa che la bufera passi.