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Repubblica-Roma-"Io, rettore, sono sceso in piazza perché l'università rischia di morire"

Pagina VII - Roma L'INTERVISTA Renato Guarini, capo d'ateneo alla Sapienza. Critiche alla riforma Moratti "nel merito e nel metodo" "Io, rettore, sono sceso in piazza perché l...

27/10/2005
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la Repubblica

Pagina VII - Roma
L'INTERVISTA
Renato Guarini, capo d'ateneo alla Sapienza. Critiche alla riforma Moratti "nel merito e nel metodo"
"Io, rettore, sono sceso in piazza perché l'università rischia di morire"
paralisi C'è il pericolo di non poter svolgere la funzione formativa
ANNA MARIA LIGUORI


"Sono sceso in piazza perché ho voluto dimostrare la mia solidarietà a tutto il mondo universitario: ai professori e agli studenti impegnati nelle contestazioni contro il Ddl sullo stato giuridico dei docenti". Il rettore della Sapienza, Renato Guarini, non si è tirato indietro e ha detto il suo no alla legge non solo dalle stanze del rettorato ma anche andando di persona alla manifestazione di protesta dei ragazzi.
Cosa proprio non condivide di questo Ddl?
"Non lo condivido nel merito, e non accetto il metodo con cui si è giunti al traguardo. Il provvedimento ha seguito un iter confuso con frequenti colpi di mano. Il voto di fiducia al Senato ha infine detto sì ad un testo che è diventato un coacervo di provvedimenti e di norme a volte anche contraddittorie tra loro".
Un pasticcio dunque. Come se ne uscirà?
"Spero che se ne esca con il ritorno alla ragione. Ma anche con una ripresa del dialogo tra i rettori ed il governo".
Su cosa si dovrà riprendere il dialogo?
"Sulle norme di attuazione del decreto, bisogna assicurarsi cioè che non ci siano blocchi nei concorsi e nella successiva assunzione dei ricercatori. Ma c'è altro aspetto importante".
Quale?
"Quello economico. Anche se volessimo prendere per buona la riforma resta il fatto che il disegno di legge non prevede risorse economiche. Il fatto di far ricadere sugli atenei tutti gli oneri aggiuntivi non è sostenibile. C'è davvero il grave rischio di non poter svolgere la funzione formativa e di ricerca che la società richiede. Se a questa situazione di aggiungono i nuovi tagli della finanziaria per il 2006 a carico dell'università il futuro è davvero buio".
Si parla di "morte" dell'università pubblica. Lei ci crede?
"C'è questo rischio. L'università pubblica deve assicurare didattica e ricerca anche in alcune discipline scientifiche dove i costi sono molto alti. Sì, c'è proprio il rischio concreto di "morte"".
Come gestirà economicamente ora la "sua" università?
"Farò quel che posso. La gestione finanziaria è già stata razionalizzata al massimo. Abbiamo cercato di reperire fondi a livello internazionale e nazionale e ci muoveremo sempre di più in questa direzione. Ma se si pensa che la Sapienza cinque anni fa riceveva il 9,1 per cento del Fondo nazionale di finanziamento e ora invece riceve l'8 per cento, si capisce che le nostre risorse sono diminuire di circa 60 milioni di euro. Non si tratta di cifre di poco conto ma di sottrazioni di servizi reali alla comunità universitaria".
Quali saranno i suoi interlocutori principali per cercare di raddrizzare l'ago della bilancia?
"Gli enti locali, come del resto ho fatto fino ad ora. Fin dai primi mesi del mio insediamento ho avuto l'appoggio del sindaco Walter Veltroni e poi dai presidenti di Regione e Provincia".
Oggi incontrerà gli studenti. Parlerete del Ddl?
"La conferenza era stata fissata per affrontare i problemi della didattica e dei servizi. Ma dopo quello che è successo certamente verranno fuori altre problematiche. Gli studenti si sono molto interessati a tutti problemi della Sapienza. Loro chiedono servizi adeguati e strutture idonee. Vogliono essere una forza attiva nella vita accademica e danno tutta la loro disponibilità per collaborare con molta fantasia alla vita culturale e sociale dell'ateneo. E ci riescono".
Allora alla fine è ottimista sul futuro dell'università...
"Quando penso agli studenti sì. Penso di avere un buon rapporto con loro. Per il resto spero sempre che il patrimonio di cultura e intelligenza delle università italiane sia tutelato e non distrutto".