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Repubblica-Roma, la prima occupazione-baby mamme e figli con il sacco a pelo

IL CASO Contro il piano del governo in due scuole primarie scatta un'inedita forma di protesta Roma, la prima occupazione-baby mamme e figli con il sacco a pelo "Lotto per...

16/01/2004
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la Repubblica

IL CASO
Contro il piano del governo in due scuole primarie scatta un'inedita forma di protesta
Roma, la prima occupazione-baby mamme e figli con il sacco a pelo
"Lotto perché mio figlio possa continuare a imparare l'inglese o a usare il computer"
"Se qui al pomeriggio si chiude, non so più dove lasciare i miei ragazzi: io lavoro..."
ANNA MARIA LIGUORI


ROMA - "Stanotte dormo qui nella palestra della scuola del mio bambino di quattro anni. Ci porto anche l'altro figlio quello di sette, che fa la terza. Protesto pure io, perché se il ministro chiude la scuola di pomeriggio, li devo lasciare tutto il tempo alla vicina. Io lavoro". Maria Mengozzi fa parte del "Comitato dei genitori in difesa della scuola pubblica e del tempo pieno" di Primavalle, quartiere popolare di Roma nord, operai ed extracomunitari, già ad alta dispersione scolastica. Da ieri pomeriggio Maria ha occupato la scuola elementare e materna statale "25 aprile", 137? circolo didattico con 500 alunni, insieme ad altri 50 genitori e 25 bambini, in rappresentanza dell'intero istituto, per dire no alla riforma Moratti e all'abolizione del tempo pieno. Rimarranno tutti lì fino a domani pomeriggio e poi raggiungeranno il corteo nazionale che sfilerà verso piazza del Popolo chiedendo il ritiro immediato del decreto.
Ma non sono soli. Sempre a Primavalle, un isolato più avanti, anche l'elementare e materna "Pietro Maffi", I Circolo didattico con 800 iscritti, è stato "invaso pacificamente" dai genitori, circa 200, che hanno come gli altri comunque garantito la normale attività scolastica. Come i genitori della "25 aprile" prima di aprire i cancelli della scuola oltre l'orario canonico hanno fatto volantinaggio nel quartiere, esposto striscioni e attraversato la strada a lungo, avanti e indietro, per rallentare il traffico. Ogni cosa pur di "salvare" quelle ore di didattica che per la maggior parte di loro sono un vero regalo della provvidenza.
Lo conferma Tommaso Bene, 45 anni, operatore ecologico in una ditta privata, tre figli, che arriva a scuola con una chitarra perché a tarda sera "si suona e si canta insieme" in palestra: "Mio figlio di otto anni mangia qui. Mia moglie, che già non lavorava, ora deve accudire l'altra figlia che ha un handicap. Se torna a casa di pomeriggio, addio compiti, starebbe sempre davanti alla tivù?".
Invece a scuola si fa tanto, ma davvero tanto. Su un cartello enorme all'ingresso dell'edificio c'è un grafico che i ragazzini hanno costruito nel laboratorio di manualità. Su ogni finestra della scuola disegnata c'è la scritta che segnala un'attività: "Qui impastiamo e coloriamo, qui facciamo gli esperimenti di scienze, qui lavoriamo con i computer, qui parliamo l'inglese, qui leggiamo, qui recitiamo-balliamo-cantiamo-suoniamo, qui giochiamo, qui guadiamo i film, qui facciamo sport, qui mangiamo bene, qui curiamo le piante". Quantificato in ore settimanali fa quaranta, tante quante servono ad un circolo nato con la vocazione del tempo pieno e prolungato, nulla di restringibile nelle 27 ore settimanali di puro programma annuale che rivorrebbe la Moratti.
Sui tappetini, sulle brande, sui materassini, sui sacchi a pelo che riempiono la palestra della prima una scuola elementare occupata per una protesta contro il governo, troneggia uno striscione lungo sette metri: "Se mio figlio impara qualcosa lo deve alla scuola pubblica". Ma non è solo questo che conta, secondo Claudia Maluzzi, coordinatrice del Comitato: "Questo quartiere è pieno di famiglie che lavorano sodo e non arrivano a fine mese. Mio figlio è felice di dipingere, imparare a usare il computer, dire le frasi in inglese. Lotto perché lui possa fare cose che io non gli potrei offrire".