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Repubblica: "Rotta di collisione con il governo così si rischia lo scontro sociale"

Il segretario Cgil, Guglielmo Epifani: Prodi parla di ricatto? Lo sciopero è un´arma democratica

19/05/2007
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la Repubblica

L´INTERVISTA

Crescono la sfiducia, la rassegnazione e la rabbia Una concertazione a tentoni alimenta l´antipolitica
le pensioni e padoa-schioppa Dire quelle cose su scalone e coefficienti significa scommettere sul fallimento del negoziato
ROBERTO MANIA

ROMA - «Lo sciopero generale del pubblico impiego ormai si farà. È con preoccupazione che vedo il rischio di entrare in rotta di collisione con il governo». Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, annuncia così la rottura con l´esecutivo di centrosinistra. Ad un anno esatto dall´insediamento del Prodi 2 - dice Epifani - «crescono nel paese la sfiducia, la rassegnazione, la rabbia. C´è un pericoloso sentimento di antipolitica che finisce per essere alimentato anche da una concertazione che va avanti a tentoni». Il governo - avverte il leader sindacale - è davanti ad un bivio: o cambia rotta subito o la tensione sociale salirà. Colpa di Padoa-Schioppa? «Anche. Alcune sue rigidità non aiutano. E con le sue ultime esternazioni sulle pensioni dimostra che scommette sul fallimento del negoziato».
Prodi, però, vi ha invitati a non usare lo sciopero come un´arma di ricatto.
«Lo sciopero è uno sciopero. Vale per un governo di centrodestra come per un governo di centrosinistra ed è un´estrema forma di pressione pienamente democratica. Il governo e Prodi sanno cosa devono fare per evitarlo. In caso contrario noi non torneremo indietro».
Lo strappo sul pubblico impiego, dopo un anno di pace sociale, prelude alla rottura su tutti i fronti? Così non ci sarà nemmeno l´accordo sulle pensioni?
«Rovescio la domanda: come può un tavolo di concertazione andare avanti se un impegno già preso con la Finanziaria per il rinnovo dei contratti pubblici non viene onorato? E in più se non si rinnovano questi contratti, per quelli privati già scaduti, anche da due anni, e quelli che si apprestano, a partire dai metalmeccanici, sarà più facile o meno fare gli accordi? Questa vicenda è la cartina di tornasole per verificare le vere intenzioni del governo. È un passaggio molto delicato».
È un´accusa grave: il governo non manterrebbe la parola?
«Ci sono stati affidamenti non rispettati. Al di là dell´accordo del 5 aprile, che si può interpretare in più modi, resta l´intesa che fu fatta nella Finanziaria».
Per il Tesoro i soldi ci sono ma l´aumento non può essere garantito se si estende la platea dei beneficiari. Insomma sono certi i 3,7 miliardi complessivi, non i 101 euro pro capite. E così?
«Come fa il Tesoro, che è custode dei conti, sottoscrivere un accordo in cui si dice che quello stanziamento si può tradurre in un aumento di 101 euro quando pare che si sfiorino i 92?».
Un pasticcio?
«Per questo dico che, al di là di ogni dubbio, vale l´affidamento politico della Finanziaria»
Non scenderete sotto i 101 euro?
«Non possiamo fare un passo indietro. Nessun sindacalista lo farebbe dopo aver spiegato nelle assemblee che quello è il contenuto dell´intesa. Aggiungo che da parte nostra c´è la totale disponibilità ad affrontare la sfida della riforma della pubblica amministrazione. Noi la riforma la vogliamo, non la subiamo. È una raffigurazione caricaturale quella che ci descrive come i guardiani dell´inefficienza della pubblica amministrazione o dei fannulloni».
Perché il dialogo tra voi e il governo è diventato così difficile quando Prodi insiste nel richiamare il valore della concertazione?
«Io credo alla buona fede del presidente Prodi. Non ho dubbi che consideri strategico il rapporto con i sindacati, come dimostra la sua storia personale. Sono altri gli elementi che hanno portato a questa situazione».
Quali?
«Innanzitutto la mancanza di opinioni convergenti nel governo e nella maggioranza su questioni importanti. È questo che preoccupa il mondo del lavoro. Le ultime assemblee nelle fabbriche e negli uffici lo hanno ampiamente dimostrato. Nei confronti del governo si è passati da un atteggiamento di attesa ad uno di freddezza e di disincanto».
Di chi è la colpa? La sinistra, dopo la sconfitta in Sicilia, se l´è presa con Padoa-Schioppa. Lei?
«Su quest´aspetto credo di essere inattaccabile. Ho difeso, quasi da solo, l´impianto della Finanziaria, ma oggi posso dire con onestà quello che non va: gli sgravi fiscali promessi non sono arrivati ai lavoratori e i pensionati anche a reddito basso, al di là di chi ha carichi familiari. Ed è su questo che si deve recuperare perché la questione dei redditi sta diventando una vera emergenza. Su questo ritengo che pesi una certa rigidità del ministro Padoa-Schioppa».
Il quale ha anche detto che se si toglie lo scalone e non si adeguano i coefficienti salta l´equilibrio del sistema previdenziale.
«Appunto. Dire quelle cose su scalone e coefficienti significa scommettere sul fallimento del confronto. In più contraddice il programma elettorale sulla base del quale molta parte del mondo del lavoro ha votato per il centrosinistra. Il programma non è uno stato di necessità, ma è una scelta che si condivide».