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Repubblica-Scandali, l'allarme di Epifani: l'etica pubblica si è appannata

GLI SCANDALI DELLA FINANZA "Bene Draghi in Banca d'Italia ma il Paese ha perso due anni" Scandali, l'allarme di Epifani: l'etica pubblica si è appannata l'intervista il bilancio Attr...

31/12/2005
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la Repubblica

GLI SCANDALI DELLA FINANZA
"Bene Draghi in Banca d'Italia ma il Paese ha perso due anni"
Scandali, l'allarme di Epifani: l'etica pubblica si è appannata
l'intervista

il bilancio Attraverso i condoni e una mal interpretata politica del "lasciar fare", questo governo ha finito per premiare i più forti e i più furbi. Questo è il bilancio della fine della legislatura
Il leader Cgil: non ho cambiato idea su Unipol l'Opa su Bnl è sbagliata
ROBERTO MANIA

ROMA - Mario Draghi ridarà credibilità alla Banca d'Italia. Ma si sono persi due anni mentre al declino industriale del Paese si è aggiunto "un grave appannamento dell'etica pubblica". Colpa, soprattutto del centrodestra "che ha governato senza un progetto, riducendo tutto ad uno scontro tra poteri". Ed è questo - secondo il leader della Cgil, Guglielmo Epifani - il magro bilancio di fine legislatura. Epifani guarda da lontano al complicato dibattito nei Ds sul caso Unipol. Il sindacato "rosso" non ha cambiato idea e continua a pensare che la scalata alla Bnl rappresenti "un passo più lungo della gamba". E al centrosinistra, in vista della prossima legislatura, avanza la sua proposta: un nuovo patto fiscale per cominciare la risalita. Mentre alla Confindustria di Montezemolo chiede "un passo in avanti" per chiudere all'inizio dell'anno il contratto dei metalmeccanici.
Intanto, Epifani, questa legislatura si conclude con la magistratura di nuovo protagonista e con una parte della classe dirigente sotto inchiesta. Lei vede qualche analogia con la stagione di Tangentopoli?
"No, non vedo analogie con le vicende dell'inizio degli anni Novanta. Vedo, semmai, un altro problema, che è poi una domanda che dobbiamo rivolgerci tutti: perché nel nostro Paese, a distanza di tempo, si verificano casi come quello della Popolare di Lodi, dopo che abbiamo assistito ai crac della Cirio e della Parmalat? Perché non si riesce ad intervenire in tempo e spetta sempre alla magistratura rimettere le cose in ordine? Questo è il tema decisivo, che riguarda tutti: le imprese, dal momento che c'è anche una loro responsabilità e una persistente debolezza della loro governance; le autorità di controllo e vigilanza; infine il governo e il Parlamento che a quelle authority debbono garantire l'autonomia e l'indipendenza finanziaria".
Qualcosa è stato però fatto: c'è una nuova legge sul risparmio e c'è, soprattutto, un nuovo governatore della Banca d'Italia.
"E io sono molto contento per il Paese che, finalmente, dopo due anni, sia stata approvata la riforma del risparmio. E considero molto positivamente la scelta di Mario Draghi al vertice di Via Nazionale. Ma insisto: perché dopo due anni?"
Perché - si è detto sia a destra sia a sinistra - la politica è troppo debole. Non è d'accordo?
"No lo so. Ma guardi, per esempio, l'ultima idea del coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi, di costruire una sorta di alleanza dei partiti contro i poteri forti. Ma come può venire da un esponente di una maggioranza mai così larga in Parlamento, una proposta di questo tipo? Certo che c'è una debolezza della politica, ma di quella del centrodestra che ha governato senza progetti, riducendo tutto a una mera lotta tra poteri. C'è qualcuno che può realisticamente pensare che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sia un potere debole?"
Sta di fatto che anche D'Alema e Fassino, hanno parlato di un attacco ai Ds, nella vicenda Unipol, con il solo obiettivo di depotenziare il principale partito dell'opposizione. Anche lei vede queste trame?
"Guardi, in ogni sistema democratico tutti i poteri di diversa natura (politica, economica, sociale, editoriale e così via) finiscono per interagire tra loro. L'importante è che non si sovrappongano. Dovunque il potere economico cerca di condizionare la politica e quest'ultima a trarne eventuali vantaggi. Ciò accade in tutta Europa e anche negli Stati Uniti. Da noi, però, non funziona il sistema del bilanciamento dei poteri. Abbiamo un sistema di garanzie e di controlli ancora gracile".
Torniamo ai Ds, al suo partito. Lei pensa che sia in atto una sorta di complotto politico-editoriale ai danni del Botteghino?
"Non ho un giudizio definito ma anche se fosse, quali che siano i disegni politico-editoriali di eventuali gruppi di potere, io credo che un partito debba trovare in se stesso le ragioni dei propri obiettivi e la forza per poterli affermare. E in più non va sopravvalutato il ruolo della stampa nell'orientare i flussi e i consensi elettorali".
I clamorosi sviluppi del caso Unipol sembrano rafforzare la tesi di chi, proprio come la Cgil, è sempre stato contrario all'Opa sulla Bnl.
"Sugli aspetti giudiziari è giusto che le inchieste facciano il loro corso accertando tutte le responsabilità. Sul piano industriale non ho cambiato idea: continuo a pensare che sia un passo più lungo della gamba. Questo non vuol dire che il mondo della cooperazione non possa farsi anche banca. Aggiungo che hanno ragione coloro che, dopo tanti mesi, chiedono una risposta definitiva da parte di Bankitalia sull'Opa. Non si può lasciare sospesa né un'azienda quotata in Borsa come Unipol, né una banca come Bnl".
A proposito degli ultimi scandali finanziari, Montezemolo ha parlato di una crisi etica che ha colpito una parte della classe dirigente. Condivide questo parere?
"Credo che al declino industriale si stia accompagnando un appannamento dell'etica pubblica. Con una grave responsabilità del governo di centrodestra che attraverso i condoni e una mal interpretata politica del "lasciar fare", ha finito per premiare i più forti e i più furbi. Questo è il bilancio di fine legislatura. Per questo al prossimo congresso della Cgil discuteremo di come "riprogettare" il Paese, partendo dal lavoro (che resta il grande dimenticato anche nel dibattito di questi giorni), dai diritti e dalle libertà. E non a caso indicheremo al centrosinistra la strada di un "nuovo patto fiscale", come il cuore di un progetto per il Paese".
Cosa intende con un nuovo patto fiscale?
"Vuol dire rimettere al centro di un grande processo riformatore il tema dell'equità, visto che in questi anni hanno finito per pagare sempre gli stessi: i lavoratori e i pensionati. Ma anche il tema del "dovere fiscale", come condizione di un nuovo legame tra cittadini e tra cittadini e Stato. Il tutto accompagnato da una funzione centrale e più efficiente della responsabilità pubblica. In sostanza: basta far pagare le tasse solo ai lavoratori e ai pensionati a reddito fisso; basta premiare i furbi; e poi, più servizi pubblici, maggiore qualità ed efficienza".
Una ricetta in chiave socialdemocratica.
"Per il Paese è l'unica ricetta per fare ripartire la coesione sociale e arrestare il declino".