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Repubblica-Scuola islamica, accordo più vicino

Ma non tutte le 200 famiglie musulmane sono favorevoli alla proposta del prefetto e del provveditore agli studi Scuola islamica, accordo più vicino Assemblea dei genitori per decidere il s...

14/09/2005
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la Repubblica

Ma non tutte le 200 famiglie musulmane sono favorevoli alla proposta del prefetto e del provveditore agli studi
Scuola islamica, accordo più vicino
Assemblea dei genitori per decidere il sì alle classi pubbliche

ALESSIA GALLIONE

MILANO - Adesso, a decidere saranno solo loro. Le oltre 200 famiglie dei bambini della scuola araba di via Quaranta, che domenica saranno convocate per parlare del futuro dei loro figli. Per cercare di abbattere il muro di diffidenza dei tanti genitori che, dopo la chiusura dell'istituto, hanno minacciato di riportare i bambini in Egitto o di farli studiare in casa. Pronti anche a fare lo sciopero della fame o a manifestare per salvare la loro scuola. "Vogliamo incontrare le famiglie. Molte sono spaventate e non sanno cosa fare. Stiamo lavorando a una proposta condivisa che faccia uscire la scuola dall'illegalità, ma la scelta spetterà a loro", dice il prefetto Bruno Ferrante, che anche ieri ha incontrato il direttore scolastico regionale Mario Dutto, il provveditore Antonio Zenga e i responsabili dell'istituto islamico. Ma c'è un'altra polemica che non sembra volersi placare, a Milano: quella sul velo.
Tutti riuniti di fronte a Dutto e Zenga, i genitori dei 500 bambini. Per convincerli a iscriversi in un istituto pubblico, dove potrebbero frequentare anche ore di lingua araba. Ma la proposta che oggi sarà messa a punto in un incontro tecnico al provveditorato prevede anche la richiesta della parità. E l'istruzione paterna, con piccoli gruppi di ragazzi che studierebbero in un'unica sede che potrebbe essere chiesta a Comune o Provincia. "Ma noi siamo pronti a collaborare solo con il ministero", annuncia l'assessore all'Educazione Bruno Simini. E un aiuto "a far passare alla legalità le bambine islamiche", è quello che offre anche l'assessore comunale ai Servizi sociali Tiziana Maiolo. È stata lei a far esplodere la battaglia del velo. Scrivendo una lettera aperta alle donne arabe: "Togliete il velo alle vostre figlie. Non fatele crescere come disadattate". Un appello che è tornata a rivolgere: "Fatevi meticce, signore islamiche. Salvate le vostre bambine e iscrivetele a una scuola pubblica". Una lettera che ha sollevato polemiche. E la dura risposta di Hamza Piccardo, segretario nazionale dell'Ucoii (Unione comunità e organizzazioni islamiche in Italia): "È una forte ingerenza nel diritto all'educazione riconosciuto a tutti i genitori". Contraria all'idea anche l'assessore provinciale alla Cultura Daniela Benelli: "La strada dell'integrazione non passa da una richiesta di rinuncia a un simbolo dell'identità".