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Repubblica: Scuola, le piazze della protesta Roma paralizzata: siamo un milione

Assedio al ministero, cortei in tutte le città: "Il Paese è insorto"

31/10/2008
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la Repubblica

MARIO REGGIO

ROMA - «Il Paese è in rivolta». Guglielmo Epifani prende la parola dal palco di piazza del Popolo e un boato si leva dalla folla stipata là sotto, sul balcone del Pincio, e lungo i tornanti che calano da villa Borghese. «Cari compagni e compagne - esordisce - questa è una giornata memorabile non solo per la scuola, ma per la democrazia e per i giovani». I cinque sindacati della scuola hanno portato in piazza a Roma centinaia di migliaia di persone. Un milione secondo gli organizzatori. E mentre piazza del Popolo non riusciva più a contenere i cortei che arrivavano da tutte le strade, decine di migliaia di giovani dei collettivi universitari e i ricercatori precari circondavano il ministero della Pubblica Istruzione in viale Trastevere. Nel pomeriggio il ministero ha diffuso i dati sulle adesioni allo sciopero: il 57 per cento del personale ha incrociato le braccia. Secondo le organizzazioni sindacali l´adesione ha sfiorato l´80 per cento del personale ed il 90 per cento delle scuole non ha aperto i cancelli. Ma lo sciopero e la protesta hanno segnato tutte le grandi città: genitori, bambini, studenti delle superiori, universitari e ricercatori, professori e non docenti hanno marciato in corteo da Milano a Bologna, da Napoli a Bari. E poi Torino, Firenze, Genova, Catanzaro, Palermo e Catania. Una moltitudine umana che ha urlato no ai tagli alla scuola, al maestro unico, al blocco del turn over all´università e alla sforbiciata di un miliardo e mezzo in tre anni ai bilanci degli atenei. Tutto per coprire il deficit del bilancio statale, l´abolizione dell´Ici e l´affaire Alitalia. E in piazza del Popolo? «Una manifestazione mai vista - ha affermato Guglielmo Epifani - la prossima volta dovremo scegliere una piazza più grande. Il governo avrebbe fatto meglio a dire: abbiamo bisogno di soldi e tagliamo scuola e università, anziché camuffare l´operazione come se fosse una riforma. E ai giovani dico: grazie di essere qui in tanti, non permetteremo che le vostre proteste vengano messe in dubbio da chi ha cattivi pensieri. Dobbiamo essere uniti, la maggioranza del Paese comincia a capire». L´invito all´unità è raccolto da Raffaele Bonanni, leader della Cisl: «La scuola ci unisce e sarà l´unità della scuola a salvarla. Le scelte del futuro si devono fare con la gente: non si discute della scuola del popolo come se si fosse in un consiglio d´amministrazione». È passata da poco l´una. Ma piazza del Popolo non si svuota. Stanno arrivando i cortei bloccati alla Magliana, a piazza Esedra e sul Raccordo Anulare. La città è un brulicare di bandiere e striscioni. E nel pomeriggio per il ministro Gelmini l´ultima doccia fredda. Vasco Errani, presidente della Conferenza dei governatori annuncia: «Le iscrizioni scolastiche si apriranno a gennaio del 2009 e non ci sono le condizioni per predisporre il piano di riordino degli istituti scolastici entro il 30 novembre 2008 come ha deciso il governo. Abbiamo già respinto le decisione di mandare un commissario nelle Regioni che non rispettano la scadenza - afferma - chiediamo un incontro con il governo per discutere della chiusura della scuole di montagna con meno di 50 studenti nelle aree svantaggiate e di montagna. E per sapere di pagherà i costi di questa scelta». Il maestro unico rischia di diventare una pia illusione del governo.

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