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Repubblica-Scuola, lo spettro dell'egemonia comunista

Scuola, lo spettro dell'egemonia comunista CORRADO AUGIAS G entile Augias, ho letto la lettera d...

23/06/2004
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la Repubblica

Scuola, lo spettro dell'egemonia comunista
CORRADO AUGIAS


G entile Augias, ho letto la lettera del ministro Moratti ("La mia scuola non è aziendalista" del 18 giugno) e la sapida risposta di Michele Serra. È interessante notare che, in cauda (dove spesso c'è il venenum), il ministro afferma: "La scuola non deve appartenere a questa o quella parte politica. Purtroppo così è stato in passato". La frasetta, messa lì in mezzo ad altre dal tono conciliante, mi ha ricordato una frase di Noam Chomsky: "Un principio familiare a chi fa propaganda è che le dottrine da istillare nel pubblico non dovrebbero essere enunciate perché questo le esporrebbe alla riflessione, all'indagine e, molto probabilmente, al ridicolo. La procedura corretta è valorizzarle dandole costantemente per scontate, in maniera tale che diventino vere e proprie condizioni del discorso".

Marcello Bernacchia

Gentile dottor Augias, leggo la lettera del ministro Moratti a Michele Serra compresa la frasetta buttata lì: "La scuola non deve appartenere a questa o a quella parte politica; purtroppo così è stato in passato". A chi dobbiamo le indicazioni per la scuola elementare e media messe transitoriamente sulla Gazzetta Ufficiale, senza aver concluso l'iter di rito? Le dobbiamo a poche persone di stretta osservanza governativa, una commissione addirittura secretata.

Con i governi precedenti, non solo di sinistra, nelle commissioni Falcucci, Brocca, Berlinguer, De Mauro, le cose sono state discusse da rappresentanze composite: diverse impostazioni culturali e ideali. Almeno si evitavano gli scivoloni tipo Darwin. Oppure la manipolazione dell'articolo 3 della Costituzione per cui nei documenti Moratti si è dimenticata la parola uguaglianza ed è stata necessaria la protesta di molti perché venisse ripristinata con un intervento postumo in Gazzetta Ufficiale.

Beatrice Mezzina

bmezzina@hotmail.com

M olti lettori hanno notato le parole del ministro che contraddicevano in modo inaspettato il tono inizialmente gentile della risposta a Michele Serra. La frase rimanda infatti alla vecchia querelle sull'egemonia culturale dei "comunisti". Questione molto dibattuta e un po' difficile da esporre in poche righe.

Riassumo: che tra gli intellettuali italiani prevalga un orientamento "liberal" (in senso americano) o di "sinistra" è fuori discussione. S'è anche detto: nelle case editrici, università e scuole medie molti operatori condividono uno stesso orientamento progressista. Può essere vero ma bisognerebbe chiedersi perché succede e si vedrebbe tra l'altro che i partiti o movimenti di sinistra sono stati in pratica i soli che a quelle persone e ai relativi problemi abbiano dedicato un po' d'attenzione. Ho già scritto e ripeto che l'attuale presidente del Consiglio non ha mai, dico mai, pronunciato la parola "cultura" né mostrato di volersi occupare di quegli argomenti né di frequentare i luoghi relativi; lo stesso ministro Urbani non ha nascosto di aver accettato il dicastero della Cultura "obtorto collo" perché ne avrebbe gradito un altro.

Se poi con "egemonia" ci si riferisce all'impostazione storiografica prevalente sugli anni che vanno dal 1922 al 1948 bisognerebbe tenere presente che si tratta non dell'egemonia di una parte politica, bensì dei principi che ispirano la Costituzione. Argomenti sui quali è opportuno intervenire con delicatezza, ne va di mezzo la nostra convivenza come popolo.