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Repubblica: "Sì alla calcolatrice in classe alle elementari è da 10 e lode"

Uno studio Usa cancella un tabù. "Non nemica ma alleata delle maestre"

27/08/2008
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la Repubblica

ROMA - Non impigrisce, funziona anzi da controllo e giudice del lavoro svolto. E poi è divertente e quando ci si diverte si sa, anche la fatica ha più senso. La calcolatrice, soluzione miracolosa per i ragionieri di trent´anni fa e nemica sospetta per le maestre di tutti i tempi, viene riammessa a scuola. Una riabilitazione non facile, probabilmente non condivisa, ma eccola: le calcolatrici elettroniche sono utili per i bambini delle elementari, soprattutto per i più bravi in matematica. «È importante che i piccoli imparino a fare i calcoli da soli, ma dopo questa fase iniziale, usare i calcolatori è importante, anche per le operazioni di base», ha spiegato sul Journal of Experimental Child Psychology Bethany Rittle-Johnson, psicologa del Vanderbilt´s Peabody College of Education nel Tennessee.
Osteggiata da illustri pedagogisti, accusata di ostilità nei confronti dell´apprendimento delle tabelline, l´oggetto che oggi è quasi sparito sostituito dai telefonini, non è poi tanto cattivo: non ostacola, piuttosto migliora le prestazioni mentali. Specie dei più dotati, ma alla fine è democratica e giusta: tutti con lei sono in grado di risolvere problemi commettendo meno errori. Dice la studiosa che «tra i vantaggi c´è quello di far controllare le risposte dei calcoli che hanno svolto a mano. Così i bambini hanno un riscontro immediato che permette loro di correggersi velocemente». L´abilità algebrica non è tutto, e questo è un altro dato da non sottovalutare sostiene la psicologa: gli alunni si divertono con un oggetto che è una scoperta, «e l´aspetto ludico è fondamentale per l´apprendimento».
Un bel dieci e lode per la rottura dell´antico tabù lo assegna Patrizia Ciampà, maestra elementare di Chivasso (Torino): «Aiuta enormemente anche i bambini con problemi di dislessia o discalcolia. Oltre al fatto che, essendo proibito, aumenta il suo fascino». Basta insegnare come si usa ribatte Piero Lucisano, docente di pedagogia sperimentale alla Sapienza di Roma, e «fare in modo che non si sostituisca all´esperienza diretta» aggiunge la pedagoga Stefania Pozio. Far capire il processo che porta al risultato, che è un metodo generale, non solo infantile.