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Repubblica-Si può già insegnare il Corano

E' sufficiente che famiglie e studenti lo richiedano, la scuola è tenuta a organizzare l'insegnamento pur senza spese Si può già insegnare il Corano I decreti delegati e una stessa...

18/11/2004
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la Repubblica

E' sufficiente che famiglie e studenti lo richiedano, la scuola è tenuta a organizzare l'insegnamento pur senza spese
Si può già insegnare il Corano
I decreti delegati e una stessa legge del governo lo prevedono
MARIA CRISTINA CARRATU


maria cristina carratù
Il Corano entra a scuola? L'imam di Colle Val d'Elsa ha scatenato un putiferio, con interrogazioni di Forza Italia e distinguo delle amministrazioni di sinistra, presentando come "progetto di insegnamento della religione islamica" nelle scuole della provincia di Siena ciò che sarà un semplice studio di "dialogo interculturale".
Eppure, perfino nell'agenda del governo Berlusconi c'è una proposta di legge che autorizza l'insegnamento del Corano, e che se anche, sotto i colpi della Lega, dovesse arenarsi, lascerebbe intatte le normative cui fa riferimento. Norme finora ignorate: l'articolo 8 della Costituzione ("tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge"), ma anche i decreti delegati della scuola del 1974, nonché le intese via via stipulate dallo Stato con le singole confessioni.
Insomma: in Italia non ci sarebbe nemmeno bisogno di fughe in avanti alla Zapatero. Basterebbe dare una cornice unitaria alle norme esistenti, come già nel '97 aveva tentato il governo Prodi, con un ddl sulla libertà religiosa finito poi in letargo. Il governo oggi lo ha ripreso, anche se a prezzo di modifiche ritenute inaccettabili dal centro sinistra (che punta su una sua propria proposta di legge). Non ha però toccato l'articolo 12, che parla chiaro: "Su richiesta degli alunni e dei loro genitori, le scuole possono organizzare, nell'ambito delle attività di promozione culturale, sociale e civile previste dall'ordinamento scolastico, libere attività complementari relative al fenomeno religioso e alle sue applicazioni", sia pure "senza oneri aggiuntivi" per le pubbliche amministrazioni. Il tutto, in nome del "rispetto della libertà di coscienza e della pari dignità senza distinzione di religione" sancito dalla Costituzione e richiamato al primo comma dello stesso articolo. In pratica: famiglie e studenti sentono la necessità dell'insegnamento di una certa religione? Basta investirne gli organi collegiali, e la scuola (purché non a sue spese) è tenuta a organizzarlo. "E' una previsione già contenuta nei vecchi decreti delegati, che sancivano la piena libertà di accesso alla scuola, ma disattesi per ignoranza da parte di tutti, diretti interessati e scuole, per non parlare delle istituzioni locali" ricorda Francesco Margiotta Broglio, massimo esperto di relazioni Stato Chiesa e consulente dei vari governi. Le scuole, già allora si stabiliva, devono mettersi a disposizione per ogni attività di "promozione culturale e sociale". Ma ancora più espliciti sono i testi delle intese fra lo Stato e le varie confessioni religiose, in tutti i quali si afferma che, a garanzia del "carattere pluralistico della scuola", si assicura loro "il diritto di rispondere", tramite loro "incaricati", "a eventuali richieste di scuole, famiglie o alunni, in ordine allo studio del fatto religioso e delle sue implicazioni". Ma i musulmani, con cui lo Stato non ha ancora stipulato un'intesa, sarebbero allora esclusi? No, conferma lo storico Domenico Maselli, ex deputato dell'Ulivo relatore del disegno di legge Prodi e poi consulente della Camera, estensore materiale dell'articolo 12: "Se la libertà religiosa sancita dalla Costituzione per tutte le confessioni è davvero piena, allora va davvero garantita a tutte, che ci siano intese o no". Il che non dovrà significare fare delle scuole piccole succursali di moschee. "Tutto sta" avverte Maselli "al buon senso di chi si occuperà della questione".