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Repubblica-Sorpresa! La scuola è promossa

una scuola da sette in pagella Gli italiani: fiducia nei prof. Ma sulla riforma sono divisi sondaggio Sì agli stage in azienda ma anche a più tempo pieno. E sull'iscrizione a cinque anni è ...

14/03/2004
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la Repubblica

una scuola da sette in pagella
Gli italiani: fiducia nei prof. Ma sulla riforma sono divisi
sondaggio

Sì agli stage in azienda ma anche a più tempo pieno. E sull'iscrizione a cinque anni è scontro
La maggioranza soddisfatta degli istituti pubblici. Bocciatura per i buoni scuola
FABIO BORDIGNON

Considerazione, fiducia, e un buon grado di soddisfazione: la maggioranza degli italiani esprime un giudizio positivo nei confronti della scuola e dei suoi insegnanti. Una promozione per il nostro sistema scolastico, pur in presenza di alcune sottolineature critiche: la scarsa disponibilità di fondi (per la didattica, gli stipendi dei docenti, il sostegno alle famiglie meno ricche) ed il debole legame con il mondo del lavoro. A questo proposito, incontrano consenso alcune misure della riforma Moratti. Mentre altri punti della stessa riforma sembrano dividere l'opinione pubblica. E' quanto emerge da un'ampia rilevazione condotta da Demos-Eurisko per Repubblica, per sondare le opinioni degli italiani sul pianeta scuola.
Dal sei al sette: se i dati del sondaggio potessero essere letti come una pagella, sarebbe questo, probabilmente, il voto degli italiani per la scuola pubblica. Tra le sei e le sette persone su dieci, infatti, esprimono soddisfazione nei confronti dei diversi ordini scolastici. Il 71% (tra chi si esprime) si dice soddisfatto delle scuole elementari. Una percentuale appena inferiore, il 69%, manifesta il proprio gradimento per le scuole medie, mentre superiori ed università si fermano al 66%. Tutti giudizi che, peraltro, diventano ancora più positivi nelle valutazioni degli attuali "utenti": gli studenti, in particolare nella fascia compresa tra i 14 e i 18 anni. Nettamente più in basso si collocano, al contrario, gli istituti privati, che ottengono l'apprezzamento di una minoranza della popolazione (fortemente caratterizzata, peraltro, dal punto di vista politico).
Anche la pagella degli insegnanti propone valori che oscillano tra il sei e il sette (i rispondenti, in questo caso, erano chiamati ad esprimersi sulla classica scala da uno a dieci): i punteggi più elevati - prossimi al sette - riguardano il grado di preparazione e la capacità di trasmettere conoscenze; quelli più prudenti - comunque mai inferiori al sei e mezzo - la disponibilità ed il rapporto con le famiglie. Complessivamente, il 67% delle persone afferma di fidarsi dei docenti delle scuole pubbliche. Ed anche il posizionamento sociale degli insegnati appare - con una certa sorpresa - piuttosto elevato. Quella del professore universitario figura al secondo posto nella lista delle professioni più prestigiose, superata solo dai medici. Ma anche gli insegnati della scuola dell'obbligo e delle superiori appaiono ben posizionati, al centro della graduatoria. Nonostante i loro stipendi, che oltre un terzo della popolazione considera troppo bassi (36%).
Proprio nelle risorse viene individuato, in generale, il principale freno per il buon funzionamento della scuola italiana. Una persona su quattro vede nella mancanza di fondi per la didattica il problema numero uno. A questa componente si somma un altro 15%, che pone l'accento sulla mancanza di sostegni economici per le famiglie meno ricche. Un altro nodo nevralgico, secondo i risultati del sondaggio, riguarda i collegamenti con il mercato del lavoro, ritenuti ancora troppo deboli. Ben il 21% punta il dito innanzitutto su tale aspetto, ed il 38% lo pone tra le due questioni prioritarie.
Per questo motivo, viene vista con favore la novità, introdotta dalla riforma Moratti, di affiancare alle lezioni in classe, in tutti gli istituti professionali (a partire da 15 anni), momenti di stage in azienda (85%). Altri punti della riforma sollevano, però, maggiori perplessità: se il 54% approva la ripartizione dell'istruzione superiore in due percorsi ben distinti - i licei e la formazione professionale - il 44% boccia tale misura. Ancor più netta la frattura nel caso dei cosiddetti anticipi: il 49% ritiene positivo che i bambini nati entro il 30 aprile possano iscriversi alle scuole materne ed elementari con un anno di anticipo; una componente appena inferiore, però, oppone un secco no (47%).
Il sondaggio, inoltre, prendeva in esame altri possibili indirizzi di riforma, non contemplati dal progetto Moratti. Il 69%, ad esempio, si dice favorevole ad una estensione del tempo pieno (conviene ricordare come una delle critiche mosse alla riforma del governo - sebbene respinta dallo stesso ministro - sia proprio quella di indebolire tale strumento). Solo una quota esigua di italiani (14%), per contro, vedrebbe di buon occhio una riforma che, sulla scia di quella in discussione nel Regno Unito, prevedesse una suddivisione delle classi in base al rendimento e all'intelligenza degli alunni.
Un ultimo aspetto considerato riguardava il nodo dei buoni scuola (misura già fatta propria da alcune regioni italiane). A conferma delle valutazioni (piuttosto critiche) in materia di istruzione privata, anche in questo caso il responso del sondaggio appare piuttosto netto: la maggioranza degli intervistati ? ben sette persone su dieci - si oppone fermamente (e solo il 27% si dice favorevole).


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