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Repubblica. Statali, firmato l´accordo sì a meritocrazia e mobilità

Arrivano le "pagelle" dei cittadini, dirigenti licenziabili

19/01/2007
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Esodi incentivati e stretta su consulenze e servizi esterni per ridurre i precari

Memorandum d´intesa governo-sindacati per riformare il pubblico impiego

Taglio secco alle consulenze anche per favorire il recupero dei precari

LUISA GRION

ROMA - L´obiettivo è ambiziosissimo: cambiare la burocrazia. Far sì che in un solo colpo spariscano dipendenti distratti e dirigenti che non dirigono; che siano cancellate le promozioni automatiche e le poltrone inamovibili e che parole come efficienza, merito, mobilità e - in qualche caso - esodo, spazzino in un sol colpo tutti i mali della pubblica amministrazione. Che sia ora di fare qualcosa lo ammettono, da tempo, tutti e di fatto ieri governo e sindacati hanno firmato un memorandum che, se applicato, sarà destinato a rivoltare come un calzino l´idea di lavoro del settore pubblico.
Si comincia con la mobilità, concetto non nuovissimo visto che era già stato espresso - con scarsa applicazione - in una legge del 1993. Ora, dopo il patto firmato da Cgil, Cisl e Uil, si introduce la possibilità di offrire incentivi a chi accetta di spostarsi (quello della carenze al Nord e delle sovrabbondanze al Sud è uno dei problemi storici della burocrazia). Si considera di utilizzare i trasferimenti anche per spalmare sul territorio eventuali esuberi e si avvia una specie di «registro» delle domande e delle offerte dove far incontrare le esigenze degli uffici sovrabbondanti con quelle delle burocrazie carenti. Per il momento, ci si ferma a considerare la mobilità entro i confini della stessa provincia, ma si premette che in caso di esuberi non ricollocabili si potrà far ricorso ad incentivi anche per invitare i dipendenti ad andarsene. L´idea, in fondo, è di puntare ad uno svecchiamento degli «staff» entro la fine del 2008 quando il settore pubblico potrà tornare ad assumere (e per evitare concorsi troppo affollati si fisseranno, allora, requisiti più precisi per l´ammissione).
Ma mobilità ed esuberi a parte, il patto, fortemente voluto dal ministro della Funzione Pubblica Luigi Nicolais, punta soprattutto a qualificare i dirigenti, che in futuro dovranno essere di meno e più motivati. Non ci saranno più le carriere automatiche, incarichi e avanzamenti saranno legati alla valutazione degli obiettivi conseguiti e se le cose non andranno bene i dirigenti - come i manager del settore privato - potranno essere licenziati. Un taglio secco sarà dato anche alle troppe e troppo costose consulenze: anche per far rientrare il mezzo milione di lavoratori precari, il governo si è preso l´impegno di riservare a collaboratori esterni solo quelle ricerche non legate all´attività principale dell´ufficio, al «core business» insomma. Infine per valutare la qualità del servizio e favorire la meritocrazia si prevede l´introduzione di una sorta di «pagella» dove anche i cittadini e utenti siano chiamati a dare i voti all´ufficio.
Per governo e sindacati l´intesa raggiunta è fondamentale. «Ci sarà spazio per economie fatte meglio», ha commentato il ministro Tommaso Padoa-Schioppa; «Siamo davanti ad un grande cambiamento - ha detto Luigi Nicolais, titolare della Funzione Pubblica - ora la pubblica amministrazione potrà fare da motore allo sviluppo». «Sarà una burocrazia più vicina ai cittadini, c´è la volontà di riforma» hanno sottolineano i tre leader sindacali di Cgil, Cisl eUil, Epifani, Bonanni e Angeletti che ora però chiedono di metter mano al rinnovo dei contratti. Per l´opposizione, invece, l´accordo è una scatola vuota: «Si parte male: è solo un effetto annuncio, aspettiamo cose concrete», ha detto Gianni Alemanno di An , seccato anche per il fatto che l´Ugl (sindacato legato alla destra) e i gli autonomi non erano ammessi al tavolo. Per Maurizio Sacconi l´accordo è addirittura «sospetto»: «E´ una resa al sindacato cui di fatto si offre il rientro dal precariato senza controllare le esigenze reali degli uffici e una mobilità solo contrattata».