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Repubblica: "Straordinari e tesoretto così il ministro parte male"

Epifani: l´extragettito c´è e va usato per il lavoro dipendente

12/05/2008
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la Repubblica

Il leader della Cgil critica le mosse annunciate da Tremonti: il confronto inizia in salita

La detassazione degli straordinari non porterà vantaggi retributivi a tutti i lavoratori e penalizzerà giovani e donne
Brunetta vuole dedicare poco tempo ai sindacati? Non scordi che i contratti pubblici sono tutti scaduti
L´accordo con Cisl e Uil sulla riforma dei contratti è un primo passo verso l´unità. La Fiom? Non temo una scissione
Sacconi non riproporrà lo scalone pensionistico: è una posizione corretta, ma non ritiri fuori il bonus Maroni
Va bene chiedere sacrifici a banche e petrolieri ma non è chiaro come: bisogna intervenire sui prezzi per i cittadini non sugli utili
ROBERTO MANIA

ROMA - «In questo modo il confronto con il governo comincia tutto in salita». Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, sta preparando il discorso che terrà domani (oggi per chi legge, ndr) all´assemblea degli esecutivi unitari dei tre sindacati per il via libera alla proposta di riforma del modello contrattuale. Una sorta di autoriforma di Cgil, Cisl e Uil che si avvia proprio mentre si insedia il nuovo governo di Silvio Berlusconi. E le affermazioni del ministro dell´Economia, Giulio Tremonti, sul "tesoretto" che non c´è e l´intenzione di accelerare sulla detassazione degli straordinari non sono un buon viatico secondo il capo del primo sindacato italiano.
Dice Epifani: «Non solo il confronto comincia in salita, ma comincia anche con una evidente contraddizione. Mi domando: come si fa a dire che non c´è il "tesoretto" e poi ci si prepara a decidere sull´abolizione dell´Ici e sulla detassazione degli straordinari? Sono misure che avranno un costo, per le cui coperture si ricorrerà proprio a quei 4 miliardi di extragettito che si erano individuati alla fine della scorsa legislatura».
Fu lo stesso Padoa-Schioppa, tuttavia, a sostenere che il "tesoretto" non c´era.
«Sì, ma Padoa-Schioppa lo collegava alla congiuntura economica e, in ogni caso, confermò il buon andamento delle entrate. Per questo suggerirei al ministro Tremonti di procedere a una verifica attenta sull´andamento della finanza pubblica da qui al prossimo Dpef per avere i dati, sulla base dei quali decidere quali interventi realizzare. Insomma penso che si debba rovesciare l´approccio: prima si stabilisce l´entità delle risorse e poi gli interventi. Mi preoccupa, infatti, il silenzio sulle misure a sostegno dei redditi dei pensionati, sugli interventi per frenare il caro tariffe, sulle detrazioni fiscali a favore dei lavoratori dipendenti».
Queste ultime non erano nel programma del Pdl. Perché il governo dovrebbe prevederle?
«Vedo che su questi tre punti non c´è alcuna proposta. Per questo non posso che essere preoccupato».
Nell´agenda, però, c´è la detassazione degli straordinari. Non crede che ai lavoratori farà piacere guadagnare di più?
«Guardi, è meglio chiarire a cosa può servire la detassazione degli straordinari. Ritengo che per le imprese sarà più facile chiedere gli straordinari, ma questi non avranno alcuna incidenza sulla produttività oraria e sulla competitività delle singole aziende. In sostanza ci sarà più flessibilità per allungare gli orari di lavoro. Dal punto di vista dei lavoratori, solo una parte, quella che potrà e vorrà ricorrere agli straordinari, ne trarrà un vantaggio retributivo. Ma con la sola detassazione degli straordinari ci si scorda della stragrande maggioranza dei lavoratori italiani».
Lei, dunque, non contesta gli sgravi fiscali sugli straordinari, ma chiede anche altre misure. È così?
«A mio avviso è una misura molto delicata con tante controindicazioni. Intanto può far saltare gli accordi aziendali sulla flessibilità degli orari. Poi, in un periodo di recessione, potrà chiudere le chanche occupazionali ai più giovani e penalizzare il reddito delle donne».
Tremonti chiede sacrifici solo a banche e petrolieri. Condivide questa linea? E non crede che la sinistra si sia troppo preoccupata di farsi accettare dalla grande finanza piuttosto che occuparsi dei risparmiatori impoveriti dai mutui a tasso variabile?
«Veramente tutte le misure di liberalizzazione introdotte nel settore del credito vanno a favore dei cittadini contro il sistema delle banche. Lo stesso taglio al cuneo fiscale, anche su richiesta del sindacato, escludeva all´inizio le banche. È stata la Ue a costringere il governo a modificare il suo provvedimento. Tuttavia nell´uscita di Tremonti c´è molta ambiguità perché non è chiaro se intende agire sulla composizione dei costi dei servizi bancari, o del prezzo della benzina, oppure se punta a penalizzare fiscalmente i guadagni di banche e petrolieri e utilizzare poi i proventi per operazioni di redistribuzione».
Lei quale soluzione preferirebbe?
«Sicuramente la prima perché la seconda sarebbe solo una scorciatoia. Nessuno può garantire che il "prelievo forzoso" su banche e petrolieri possa poi andare in direzione dei redditi delle famiglie».
Il neo ministro della Funzione pubblica Brunetta, ha detto che dedicherà poco tempo al confronto con i sindacati. La considera una prima dichiarazione di guerra?
«Il ministro può utilizzare il suo tempo come meglio crede. Spero che intenda così risolvere rapidamente i problemi della pubblica amministrazione. Se fosse un modo per non risolvere nulla sarebbe una strada sbagliata. Non dimentichiamoci che i contratti pubblici sono tutti già scaduti da almeno un anno e mezzo».
Il ministro del Welfare Sacconi ha invece detto che non rimetterà lo scalone pensionistico ma cercherà comunque di allungare la permanenza al lavoro. Su questo è d´accordo?
«Quella di Sacconi è una risposta corretta anche ai cinque milioni di lavoratori che hanno votato il protocollo sul welfare. Spero che per allungare l´età su base volontaria si pensi a soluzioni più intelligenti del bonus Maroni. Ma Sacconi deve anche dire se attuerà o no la delega sui lavori usuranti».
Dopo anni Cgil, Cisl e Uil hanno definito una proposta per riformare i contratti. Dieci anni fa la "Commissione Giugni" propose un modello simile ma la Cgil disse no. Cos´è cambiato?
«Innanzitutto non è proprio simile e la Cgil ha sempre collegato la riforma degli assetti contrattuali con le nuove regole di democrazia e di rappresentanza. Oggi finalmente ci sono queste regole che vogliono dire essere più vicini ai lavoratori e essere più trasparenti. E l´accordo costituisce un passo avanti verso la prospettiva unitaria».
Intanto il segretario della Fiom, Gianni Rinaldini, ha detto che non sosterrà nelle assemblee la proposta unitaria.
«Non è obbligato a farlo ma sarebbe la prima volta che accade».
Lo stesso Rinaldini minaccia andarsene dalla Cgil se verranno confermate le sospensioni a due dirigenti della Fiom lombarda. Anche questo non ha precedenti. Cosa accade nella Cgil? teme scissioni?
«Non credo che accadrà e non le temo. Quella di Rinaldini la trovo una risposta immotivata. Bisogna rispettare l´autonomia degli organi di garanzia che giudicano solo sulla responsabilità dei singoli senza alcun rapporto con le decisioni politiche».