Errani, presidente della conferenza dei governatori: respingeremo il diktat
MARIO REGGIO
ROMA - «Siamo alle prese con un conflitto istituzionale scatenato in modo unilaterale dal governo. Rispetto al dimensionamento degli istituti scolastici, deciso in maniera unilaterale, malgrado sia competenza specifica degli enti locali, le Regioni non staranno a guardare e potranno arrivare anche alla Corte Costituzionale. Spero che il governo faccia un immediato e chiaro passo indietro».
Vasco Errani, presidente della Conferenza dei governatori, non ha dubbi: giovedì prossimo l´assemblea affronterà a muso duro il diktat di palazzo Chigi che decide la chiusura di 4 mila scuole, una decisione inserita furbescamente nel decreto del 7 ottobre che parla di «contenimento della spesa sanitaria». Del ridimensionamento delle scuole se ne parla da tempo, e Repubblica aveva anticipato il piano il 30 agosto del 2008. Ma da quel momento il ministro Mariastella Gelmini aveva tentato di rassicurare l´opinione pubblica: non si toccheranno le scuole di montagna, quelle delle piccole isole, gli istituti con meno di 300 studenti. "Don´t worry" è stata la parola d´ordine. Invece non è così. L´articolo 3 del decreto 154, quello sulla sanità, parla chiaro: le Regioni che entro il 30 novembre del 2008 non avranno messo in pratica il piano avranno 15 giorni di tempo per adeguarsi, poi arriverà un commissario nominato dal ministro della Pubblica Istruzione a mettere a posto le cose.
E mentre Regioni e Comuni affilano le armi sembra incrinarsi il fronte sindacale che ha proclamato lo sciopero nazionale e la manifestazione a Roma per il prossimo 30 ottobre. Raffaele Bonanni, leader della Cisl, ha lanciato una ciambella di salvataggio al governo: «Potremmo rinunciare volentieri allo sciopero se palazzo Chigi ci convocasse assieme agli enti locali per discutere come riorganizzare la scuola, perché ci sono altri gravi problemi su tappeto». Un invito che prevede una scelta difficile da parte del governo: sospendere l´iter parlamentare del decreto Gelmini che nella prossima settimana approderà al Senato. Un regalo ai Cobas, che da oggi presiederanno Palazzo Madama. «Mentre il governo stanzia miliardi per salvare le banche sbatte per strada decine di migliaia di studenti dei piccoli comuni - commenta il portavoce Piero Bernocchi - un´uscita improvvida di Bonanni che ci fa ben sperare per la nostra manifestazione del 17 ottobre a Roma». La Cgil non condivide la decisione di Bonanni: «Lo sciopero è stato deciso e concordato con Cisl, Uil, Snals e Gilda - afferma il segretario nazionale Mimmo Pantaleo - e non torniamo indietro. Il piano di ridimensionamento delle scuole è la conferma del tentativo di demolizione di quella pubblica». Il segretario della Cisl scuola Francesco Scrima attenua i toni del suo leader: «La premessa è che noi contestiamo l´obiettivo del governo perché tagliare 8 miliardi vuol dire mettere in ginocchio la scuola pubblica».
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