Repubblica: Tra pubblicità e incompetenza
È stato già detto che la crisi di Lampedusa e gli stupri di Roma sono il segno del fallimento delle politiche del governo. Credo che siano qualcosa di più e di peggio: la prova di un deficit culturale, prima che politico nel governo di fenomeni complessi e moderni, come l´immigrazione e la sicurezza.
Giuseppe D'Avanzo |
È stato già detto che la crisi di Lampedusa e gli stupri di Roma sono il segno del fallimento delle politiche del governo. Credo che siano qualcosa di più e di peggio: la prova di un deficit culturale, prima che politico nel governo di fenomeni complessi e moderni, come l´immigrazione e la sicurezza. |
Sono temi (immigrazione e sicurezza) che, frullati insieme, banalizzati con messaggi ripetuti all´infinito, eccitati con emotività in una campagna elettorale, possono anche annullare ogni pensiero e razionalità. Alla prova del governo, quelle criticità impongono però intelligenza delle cose e delle soluzioni, capacità di costruire condizioni di consenso internazionale e domestico. Concrete e realistiche politiche pubbliche e non pessima pubblicità di un giorno.
Immigrazione e sicurezza, si sa, dovevano essere i cavalli di battaglia del governo. Berlusconi, all´esordio del suo governo, ha presto voluto far sapere di voler «dare risposte all´insicurezza dei cittadini»; di voler «decidere» presto e subito con una rosa di provvedimenti con forza di legge che hanno separato, nei primi cento giorni, lo Stato dal diritto, la decisione dalla legge, l´ordine giuridico dalla vita. Si è creato un «vuoto del diritto» che ha sospeso le norme e trasformato il diritto in un dispositivo di governo manipolabile secondo necessità. Da questa cultura dello «stato d´eccezione» è nata una militarizzazione delle città che declina le ragioni dello Stato con l´esibizione, la forza, le armi. E´ da un immaginato e truccato «stato d´emergenza» perenne che è stato partorito il «diritto penal-amministrativo della diseguaglianza» scritto per fronteggiare le ondate migratorie (immigrazione clandestina come reato, impronte ai rom). Le conseguenze di queste scelte le abbiamo sotto gli occhi. Con i numeri: l´ottanta per cento in più di sbarchi.
La realtà della vita, la violenza degli stupratori o la disperazione dei migranti, hanno dimostrato l´inefficacia dell´azione del governo. Berlusconi non se ne cura, come si vede. E´ ancora in campagna elettorale. Questa volta in Sardegna (presto per Europee e amministrative). Minimizza la crisi di Lampedusa e le sue ragioni. Per cancellare gli stupri di Roma, rilancia la militarizzazione delle città moltiplicando per dieci i soldati che vedremo agli angoli delle piazze, nei centri storici delle nostre città (solo lì, li vedi).
La manovra pubblicitaria, buona per i tiggì della sera, non riuscirà a nascondere anche nel breve periodo gli errori culturali, e quindi politici, dell´esecutivo. Lo si osserva ormai anche nelle file della destra quando si confrontano i passi di Berlusconi con le iniziative di Brown, Zapatero, Merkel e Sarkozy. Anche ai settori più liberali della destra appare «incomprensibile la scelta di delegare totalmente alla Lega la gestione governativa dell´immigrazione esercitata solo e unicamente sul fronte dei clandestini e dell´ordine pubblico e totalmente latitante sul fenomeno riformista del modello di integrazione degli immigrati» (Carlo Panella). E´ una politica che mette in rotta di collisione il governo con tutti e, per dirla con le parole dell´Osservatore romano, «accentua tendenze di chiusura autarchica e di arroccamento sociale». Il governo oggi può vantare conflitti con il mondo cattolico e anche con il Vaticano, con l´Europa, con l´Onu, con le organizzazioni umanitarie e la prassi giuridica dei diritti fondamentali dell´uomo (più volte la commissione e il parlamento europei sono intervenuti contro le tracce xenofobe dei provvedimenti di palazzo Chigi). La scelta del governi trascura ? con una mossa che sta tra l´arroganza e il pressapochismo ? come lo strumento penale (detenzione, carcere, espulsione) può essere soltanto un tassello (spesso non il più rilevante) di una politica migratoria che deve accordare intese sovranazionali, urgenze umanitarie, equilibrio tra flussi migratori e mercato del lavoro, tenuta dell´ordine pubblico, rapporti internazionali con gli Stati di origine. A questo intrigato nodo di questioni, il governo invece sa rispondere (e, a quanto pare, intende ancora rispondere) con la spada, con discipline che producono soltanto irregolarità e la convinzione, tra gli immigrati dell´Africa subsahariana, come sono le migliaia di prigionieri a Lampedusa, che «emigrare legalmente sia impossibile e che l´unica via sia quella irregolare, cui seguirà una sanatoria».
C´è un segno dilettantesco e irresponsabile nell´azione di governo. E´ dilettantesco non comprendere come l´illusione penalistica, gli spot televisivi, lo sfoggio di soldati e di armi, il recinto dei nuovi campi di concentramento chiamati centri di identificazione, oscurino un´Italia multiculturale che è già realtà concreta nelle città, nelle scuole, in fabbrica, nell´economia, nelle famiglie dove gli immigrati, se si contano anche gli irregolari, sono ormai quattro milioni. E´ irresponsabile nascondere al Paese che l´immigrazione è e sarà un fenomeno strutturale. Per tre o quattro motivi che il Berlusconi tace al Paese rinunciando a governarne gli esiti. Si nasce poco. Si vive più a lungo (e il lavoro straniero sostituisce un welfare debole e avaro). La nostra industria è assai poco tecnologica e ha bisogno di braccia che non ci sono. Il mondo, al di là del mare, è così povero e disperato che non saranno né i paracadutisti della Folgore né il codice penale a trattenerlo sull´altra sponda. Sono problemi che impongono una cultura di governo che Berlusconi non mostra di avere. Il mago delle lanterne magiche pensa sempre che una buona pubblicità trasmessa in prime time possa risolvere qualsiasi problema. Se non dovesse essere sufficiente questa routine, si può sempre evocare, a proposito di intercettazioni, «il più grande scandalo dello storia della Repubblica» e correggere l´agenda dell´attenzione pubblica. Ma fino a quando il gioco potrà seppellire la realtà e l´incompetenza?