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Repubblica: Università, ecco i corsi più pazzi d´Italia

Tra gli oltre 3000 tipi di laurea anche "tecno fitness" e "scienze equine"

18/12/2006
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la Repubblica

Oggi un convegno a Salerno sul fenomeno prodotto dalla riforma: "Molti sono solo specchietti per le allodole per attirare iscritti"

"Come potrà mai sopravvivere una persona che si laurea in turismo alpino?"
MARINA CAVALLIERI

ROMA - C´è il corso di studio in "Scienze sociali per lo sviluppo e la pace" e quello che specializza nella "schedatura del verde urbano". C´è la laurea che prepara in "Turismo alpino" e quella che educa alla "Teoria delle forme". Ci sono studenti che dovrebbero applicarsi allo studio di "Scienze equine" con tanto di corsi di equitazione in centri convenzionati. E corsi di laurea che promettono di formare in "Tecnologie del fitness". L´elenco delle specializzazioni che si conseguono nelle università italiane è lungo e imprevedibile, sono 3.063 i corsi, molti proliferati negli ultimi anni, un´offerta formativa, si chiama così, che ben rende la logica da mercato che pervade gli atenei sempre più a caccia di studenti per conseguire fondi e sopravvivere.
Un convegno oggi all´Università di Salerno, "Laurea offresi - Falsi con lode", fotografa lo stato dell´università italiana dove sono spuntati negli ultimi anni centinaia di corsi, i più svariati, dai nomi accattivanti, che vorrebbero sembrare innovativi ma non sempre coerenti e necessari. «Ci sono corsi dai nomi strampalati, specchietti per le allodole per attrarre iscritti», spiega Salvatore Casillo, docente di sociologia industriale, organizzatore del convegno, la sua relazione d´apertura ha il titolo volutamente macchiettistico: "Come ti erudisco il pupo". «Sono proliferate molte università, facoltà e corsi, un´anomalia che nasce con il fatto che il decreto che riforma gli insegnamenti prevede 42 classi di laurea, all´interno di queste classi però ognuno può inventarsi le sue lauree, spesso i nomi artificiosi sono fatti volutamente per attrarre studenti, costruendo dei profili professionali su quelli che una volta potevamo considerare esami facoltativi». Ecco dunque a Bari il corso di studio in "benessere del cane e del gatto", a Roma il corso di "Comunicazione nella società della globalizzazione", a Torino il corso di studio in "Scienze della mediazione linguistica per traduttori e dialoghisti cinetelevisivi", a Parma il corso in "Scienza e tecnologia del packaging". «Come può sopravvivere una persona che si laurea in turismo alpino? Alla fine viene fuori che va a fare la guida alpina», spiega Casillo. «Così come il corso in Scienze e tecnologie del fitness: se vai a leggere scopri che deve dare informazioni sull´uso di sostanze dopanti».
Ai corsi di laurea fantasiosi si aggiunge poi la questione delle convenzioni stipulate dagli atenei con gli enti più svariati per conseguire crediti formativi, e spesso i crediti ottenuti in questo modo formano gran parte del punteggio necessario per la laurea triennale. «Dal 2004 sono cambiati alcuni dei parametri sulla base dei quali viene assegnato il cosiddetto fondo ordinario. Una volta si fondava sul numero degli iscritti, oggi sugli studenti in corso. E così è iniziata la campagna delle convenzioni che permette di riconoscere le attività che si sono svolte nei vari enti». L´università angosciata dalla produttività cerca di laureare il maggior numero di studenti, a volte aiutandosi con la fantasia, altre volte in modo spregiudicato. C´è infatti anche la questione delle università telematiche, dove non ci sono solo corsi fantasiosi ma anche "regolarità" inquietanti: gli atenei on line sono 4, due non hanno docenti, uno ne ha solo uno, l´altro ha due professori: uno di questi è in congedo da otto anni.