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rEPUBBLICA-uNIVERSITà-Il governo ci ignora rischiamo il collasso

L'INTERVISTA Guido Fabiani, rettore dell'ateneo Roma Tre "Il governo ci ignora rischiamo il collasso" il futuro Tra il 2007 e il 2012 il 30 per cento dei docenti lascerà l'insegnamento se ...

07/10/2003
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la Repubblica

L'INTERVISTA
Guido Fabiani, rettore dell'ateneo Roma Tre
"Il governo ci ignora rischiamo il collasso"

il futuro Tra il 2007 e il 2012 il 30 per cento dei docenti lascerà l'insegnamento se non prepariamo i giovani sarà in discussione il futuro degli atenei
L'autonomia Solo l'autonomia ci ha permesso in questi anni di non affondare malgrado la perenne mancanza di risorse. Il pericolo è perdere tutto
MARIO REGGIO

ROMA - "Tra di noi c'è unanimità. Se saremo messi nelle condizioni di non poter gestire le università ci comporteremo di conseguenza. Abbiamo dimostrato un enorme senso di responsabilità frenando la rabbia che cresceva negli atenei. Aspettiamo una risposta chiara dal governo. Una risposta che attendiamo da un anno".
Lo scorso anno vi siete dimessi in massa. E ora?
"Come ha detto il presidente della Crui Piero Tosi, noi non minacceremo più niente, faremo e basta".
Guido Fabiani, rettore di Roma Tre, guida un ateneo tra i più dinamici e moderni del panorama universitario. Nato nel '92 ha raggiunto i 40 mila iscritti. Guido Fabiani fa parte dell'Esecutivo della Conferenza dei Rettori ed è tra quelli che preso visione delle carte della finanziaria.
Cosa avete trovato?
"Da quello che abbiamo letto la legge concede pochissimo alle università. Sarebbero disponibili 190 milioni di euro, ma di questi un'ottantina sono già impegnati per il riequilibrio del Fondo ordinario. Se poi ci togliamo i 90 milioni per gli aumenti di stipendio ai docenti ne restano una ventina. E che cosa ci fanno le università? Per il secondo anno dal governo è arrivata una risposta negativa alle esigenze di crescita del sistema di istruzione universitaria. Così la situazione assume i contorni della catastrofe".
Voi chiedete sviluppo e investimenti.
"Invece con l'aria che tira il sistema rischia il collasso. È stato confermato il blocco delle assunzioni. Basta pensare che tra il 2007 e il 2012 circa il trenta per cento dei docenti lascerà l'università. Se non prepariamo i giovani oggi avremo un progressivo depauperamento del personale docente. E già questo mette in discussione il futuro degli atenei".
Vi accusano di chiedere più soldi senza concedere nulla.
"Non è vero. Ci impegnamo a rispettare le linee di programmazione che il governo vorrà assumere. Ci impegnamo ad assicurare che le risorse destinate agli stipendi non superino la soglia del 90 per cento del Fondo ordinario di funzionamento e chiediamo penalizzazioni per gli atenei che non rispettano questa regola".
Il governo ha tentato di cancellare l'autonomia degli atenei.
"Vorrei ricordare che proprio grazie all'autonomia il sistema universitario è riuscito in questi anni a non affondare, malgrado la perenne carenza di risorse. Grazie all'autonomia molti atenei hanno visto crescere la competenza e la qualificazione del personale tecnico-amministrativo. Oggi abbiamo giovani preparati e competenti che usano alla perfezione sofisticati sistemi informatici. Con la messa in discussione dell'autonomia si rischia di perdere tutto questo. La centralizzazione delle decisioni sarebbe non solo un anacronistico ritorno al passato ma comporterebbe la cancellazioni di anni di sforzi e progettualità".
I soldi non ci sono e stanno per partire le lauree specialistiche.
"Ci sarà un aggravio di costi, più impegno per i docenti, nuove aule, servizi per gli studenti, infrastrutture. Se vogliono chiudere con la riforma lo dicano, sapendo che l'università finirà nel caos: certo, alcuni aggiustamenti vanno fatti, ma solo dopo un'attenta valutazione dei risultati dei corsi triennali. Se dovesse passare la riforma della riforma avremmo tre ordinamenti diversi nella stessa università, un dramma per gli studenti e le famiglie".
Il ministro Moratti ha chiesto un miliardo di euro a Tremonti.
"Non ci pare che abbia avuto molto ascolto. Il ministro sa benissimo che per coprire il gap con il resto d'Europa, cioè far salire gli stanziamenti dallo 0.8 all'uno e due per cento del Pil servono 10 miliardi di euro, vale a dire un miliardo l'anno per 10 anni. Con un problema, nel frattempo gli altri Paesi vanno avanti. Presenteremo al ministro le nostre proposte su programmazione e i finanziamenti. Vogliamo credere che il governo intenda dialogare con i rettori".