Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Repubblica-Università, lo spot col gesto dell'ombrello

Repubblica-Università, lo spot col gesto dell'ombrello

C aro Augias, vivo e lavoro in Francia, rientrato per qualche giorno in patria mi sono imbattuto nel manifesto con il quale si fa pubblicità l'università di Macerata. Mi sono detto che in f...

29/07/2004
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

C aro Augias, vivo e lavoro in Francia, rientrato per qualche giorno in patria mi sono imbattuto nel manifesto con il quale si fa pubblicità l'università di Macerata. Mi sono detto che in fondo è normale: visto che ormai c'è autonomia e quindi anche competizione tra gli atenei, ogni università (soprattutto quelle di provincia) cerca di procacciarsi iscritti. Il contenuto del manifesto è però, a mio avviso, davvero discutibile. Vi si vede una ragazza che, manifestando la propria gioia per aver conseguito il diploma universitario, fa il classico gestaccio di chi afferra con la mano l'interno dell'altro braccio, dove a volte si può collocare il manico dell'ombrello, come per dire "alla faccia di chi mi vuol male" (e uso un eufemismo).
La cosa mi ha un po' frastornato e ho cercato di trovare una giustificazione "dotta", degna di un'istituzione universitaria. L'ho trovata! Tempo fa passava in radio la pubblicità di un istituto (privato, va detto) per preparazione a esami universitari in cui si sentiva una nota molto bassa di trombone (una spernacchiata, per parlare senza eufemismi) e una battuta ironica sui "tromboni", nel senso dei docenti universitari.
Il trombone... ma sì, il riferimento era Mahler! L'università di Macerata ha seguito l'esempio e ha senz'altro cercato un altro riferimento culturale. Quale? Ovvio, il teatro di Plauto, che della volgarità faceva strumento di comunicazione immediata. Ecco come la pubblicità innalza il livello culturale medio!
Fabrizio Cecca, Parigi
cecca@ccr. jussieu. fr
L i ho visti anch'io i manifesti. Sembra - ce ne informava il nostro Antonio Dipollina giorni fa - che sia l'ultima tendenza dei pubblicitari: sporchi, volgari, cattivi. C'è il gesto dell'ombrello, le corna, le linguacce, ampio repertorio. Non potendo fisiologicamente andare più in là con le allusioni erotiche, la nuova frontiera è il "trash", l'immondizia.
Sappiamo tutti che la pubblicità deve stupire, provocare un soprassalto per stimolare l'acquisto. Finché si tratta di merendine e detersivi, pazienza. Sull'università ho invece delle riserve. Nel consiglio di rettorato che ha approvato i manifesti ci si sarà sentiti molto moderni, suppongo. Un'università aperta ai giovani, adeguata al loro (presunto) livello. Il professor Cecca scherza o s'illude tirando in ballo Plauto. Qui è in ballo uno smarrimento totale che si trasforma nella paura di non saper stare al passo.
Se poi vogliamo dirla tutta, lo smarrimento non è solo nel costume. La verità è che nessuno sa bene, non solo in Italia, a che cosa dovrebbe servire l'università. La risposta ovvia è che più istruzione significa maggior sviluppo e perciò è auspicabile reclutare più studenti possibile. Accade spesso però che una percentuale alta di iscritti corrisponda proprio alle regioni meno sviluppate.
L'università diventa un parcheggio in attesa di un lavoro che non c'è. Ulteriore conseguenza negativa del tentativo di catturare giovani sta nell'appiattimento verso il basso dell'insegnamento, nella frammentazione del sapere che moltiplica senza costrutto l'offerta e, date le risorse sempre più scarse, nelle crescenti difficoltà per la ricerca che nell'università dovrebbe farsi.
Insomma, attiriamo pure i giovani ma per favore con quella decenza imposta, a tacer d'altro, dalla gravità della situazione.