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Repubblica: Università nel mirino e per il 2010 è pronta la stangata

Il nodo-stipendi dei docenti rischia di portare al collasso gli atenei

24/02/2009
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la Repubblica

MARIO REGGIO

ROMA - Università e ricerca. Un buco nero del sistema Italia ancora irrisolto. Passano i governi, cambiano i ministri, ma lo spartito è sempre lo stesso. I soldi sono sempre pochi, ma gli atenei devono tagliare gli sprechi. Per la ricerca, da sempre, tutti auspicano un aumento delle risorse. Ma tutto resta come prima. Ora i nodi vengono davvero al pettine. Il Fondo di finanziamento ordinario delle università italiane, 72 atenei pubblici e 5 privati ma riconosciuti, quest´anno subirà un piccola sforbiciata: 65 milioni di euro in meno. Ma la mazzata arriverà nel 2010: un taglio di quasi 700 milioni di euro, quasi il 10 per cento del totale.

Anche i governi del centrosinistra non avevano brillato per attenzione alla ricerca e alla formazione universitaria. Molti bei discorsi ma poca sostanza. Il problema sempre lo stesso: la crisi economica, il debito pubblico. Ma il nuovo governo è andato giù duro: gli atenei che spenderanno più del 90 per cento dei fondi assegnati per gli stipendi subiranno tagli agli altri finanziamenti. In realtà la norma è già prevista da una legge del governo Prodi, Berlinguer ministro, emanata nel �97. Ma il problema reale è che gli stipendi dei 60 mila docenti sono automaticamente legati al tasso di inflazione reale, si rivalutano ogni due anni, e non hanno bisogno di contrattazione alcuna. Se nessuno cambia meccanismo il problema non si risolve e molti atenei, nel 2010, saranno obbligati a portare i libri contabili in Tribunale, anche quelli più virtuosi.

Che il sistema universitario italiano sia messo male non c´è alcun dubbio. Ma i primi passi del ministro Gelmini, al di là delle affermazioni di principio, non sembrano decisivi. Partiamo dai concorsi a cattedra. Aver ridotto da dodici a quattro gli ordinari da estrarre a sorte tra i docenti della stessa materia, più un docente interno alla facoltà, per formare la rosa delle commissioni non risolve il problema. Negli atenei sono già pronti gli algoritmi per adeguarsi ai nuovi numeri. E i ricercatori? Oltre ai 21 mila di ruolo, età media oltre i 50 anni, tra assegnisti, dottorandi e borsisti il conto dei precari si è trasformato in un rebus non risolvibile. C´è chi dice 50 mila, ma nessuno conferma. Il ministro Gelmini ha aperto uno spiraglio: la metà dei pensionamenti tra i docenti dovranno essere destinati ai giovani ricercatori. Ma si tratta di un pannicello caldo: poco più di 4 mila aspiranti.

Ma dopo l´intervento del presidente della Repubblica a Perugia la Conferenza dei rettori spera che il governo cambi rotta: «Il tema toccato dal presidente Napolitano è centrale per il Paese - afferma il presidente della Crui Enrico Decleva - troviamo soluzioni sulla governance, i concorsi, ma tutto questo non può prescindere dagli aspetti finanziari».