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Repubblica: Università, parte la fronda di An "Stavolta né decreto né fiducia"

E sulla riforma autocritica di La Russa: "Defaillance del governo, ha comunicato male"

01/11/2008
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la Repubblica

"Non accettiamo scorciatoie solo per giustificare i tagli, atenei in difficoltà dal 2010"
Aprea, Forza Italia "Bisogna fare un disegno di legge, la piazza merita ascolto e rispetto"

FRANCESCO BEI

ROMA - Alt, fermi tutti. Dopo l´incendio della scuola, guai ad appiccare il fuoco pure all´università. «Non accettiamo scorciatoie solo per giustificare i tagli». A mettersi in mezzo stavolta sono alcuni deputati di Alleanza nazionale, che promettono battaglia per evitare di ripetere, sulla riforma universitaria, quanto accaduto con il decreto Gelmini. Il loro motto è semplice: «Niente decreto e niente fiducia». Per ora sono in tre - il siciliano Fabio Granata, il romano Fabio Rampelli e la genovese Paola Frassinetti -, tutti membri della commissione cultura della Camera. Una postazione strategica, perché da lì dovrà transitare la futura riforma dell´università.
«Abbiamo difeso il decreto Gelmini perché ci convinceva - spiega Granata, responsabile cultura di An - ma sull´università sono previsti dei tagli così importanti che metteranno in gravissima difficoltà gli atenei dal 2010. È chiaro che la riforma non può che essere affrontata confrontandosi con l´opposizione, con i rettori e con gli studenti». Insomma, una strada opposta a quella seguita finora e, soprattutto, a quella che ha in mente il Cavaliere. Ma i ribelli di An stavolta daranno filo da torcere: «Qui è in gioco - insiste Granata - quella che noi di An chiamiamo la "quarta i", che si aggiunge alle "tre i" di Berlusconi: quella dell´identità nazionale e delle infrastrutture immateriali. Non è un problema di ordine pubblico né di repressione».
Della prossima riforma Gelmini e dell´arrabbiatura che sale dagli stessi movimenti che fanno riferimento alla destra si è discusso riservatamente anche nell´ultimo esecutivo di An. E non è un caso se ieri proprio il reggente Ignazio La Russa abbia ammesso che qualche «errore» nella comunicazione del governo c´è stato. «Il Governo ha sempre comunicato benissimo su tutti i temi. Sulla scuola abbiamo avuto una défaillance. Questo è il motivo di tante proteste».
«Qualcosa è successo in questi giorni - argomenta allora Paola Frassinetti - non si può far niente di niente: non dobbiamo avere fretta e dobbiamo ascoltare il mondo dell´Università. Penso sia anche interesse della Gelmini». Fabio Rampelli, membro dell´esecutivo di An, entra nel merito della riforma: «Se i tagli sono orizzontali e indiscriminati noi non siamo d´accordo, se si interviene invece per razionalizzare i corsi di laurea o per disboscare sprechi e privilegi va bene. Ma bisogna comunque discuterne». E stavolta, mette in chiaro Rampelli, nessuno potrà difendersi dietro lo scudo del "cattivo" ministro dell´Economia: «Se fosse necessario anche Tremonti dovrà spiegarci che cosa ha in testa, perché chi prende le decisioni non può pensare di stare in una torre d´avorio. Il Parlamento deve essere coinvolto». Oltretutto c´è di mezzo una bella fetta di elettorato giovanile e per An, come sottolinea Rampelli, quello è «terreno sensibile». «Noi non vorremmo intaccare il nostro consenso nel mondo giovanile per colpa di comportamenti un po´ sempliciotti che ci sono stati finora». La presidente della commissione cultura, la forzista Valentina Aprea, non si unisce ai rivoltosi ma guarda con favore a un disegno di legge scritto dopo un´ampia consultazione. Dopotutto, a commento dello sciopero nazionale della scuola, la Aprea è stata l´unica tra i berluscones a dire che «la piazza merita comunque rispetto e ascolto».