Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Repubblica: Università precaria ma c´è una speranza

Repubblica: Università precaria ma c´è una speranza

Mentre la legge Gelmini prosegue il suo iter parlamentare, si susseguono i segnali di forte disagio

03/05/2010
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Mario Pirani

Mentre la legge Gelmini prosegue il suo iter parlamentare, si susseguono i segnali di forte disagio: da un lato i ricercatori di ruolo (circa 26.000), che hanno annunciato uno sciopero bianco, dall´altro i ricercatori in formazione (dottori e dottorandi di ricerca, assegnisti e borsisti a vario titolo), i quali non hanno però alcun mezzo di pressione. Per avere un´idea della condizione di queste due categorie, si tenga presente che l´età media dei ricercatori di ruolo è attorno ai 40 anni, quella dei cosiddetti precari della ricerca è fra i 30 e i 35.
I giovani dottorandi o precari manifestano grande scetticismo - come testimoniano le lettere che abbiamo pubblicato - scelte tra le molte ricevute sull´apertura del canale di reclutamento dei Rtd (con contratti a termine al massimo di 6 anni), prevista dalla legge. Mancano innanzitutto i finanziamenti ad hoc, che lo Stato centrale non promette e che le Università - salvo eccezioni - non hanno, o hanno in misura troppo esigua, a causa dei blocchi di spesa e dei tagli imposti dal ministero dell´Economia. Ma mancano anche le garanzie minime di un percorso lavorativo al cui termine si prospetta l´alternativa secca dell´inquadramento per merito fra i professori associati o del licenziamento per fine rapporto, in età già abbastanza avanzata (fra i 35 e i 40 anni).
I ricercatori di ruolo (Rti) si vedono collocati dalla nuova legge in un ruolo ad esaurimento, che esclude ogni riconoscimento della funzione docente (pur esercitata da molti anni attraverso affidamenti gratuiti da parte delle Facoltà), e sembra lasciare ad essi scarse possibilità di carriera, sempre a causa delle ristrettezze finanziarie, ma anche della paventata concorrenza con i nuovi Rtd, cui la legge promette almeno la certezza di una verifica a termine, in vista della abilitazione nazionale.
Tali manifestazioni di disagio, rinviano purtroppo a piattaforme rivendicative nelle quali riaffiora la preoccupante richiesta di provvedimenti di idoneità ope legis o di stabilizzazione: idoneità dei ricercatori nel ruolo degli associati, e stabilizzazione dei precari in un ruolo transitorio non ben definito. Un eventuale, quanto improbabile, accoglimento di tali richieste comporterebbe tre conseguenze nefaste per il futuro dell´Università pubblica: e, cioè, la fine dei concorsi per meriti scientifici, la sancita prevalenza del valore del servizio didattico rispetto ai compiti della ricerca, e il blocco del reclutamento per la prossima generazione.
Tuttavia nessuno può negare che ricercatori e ricercatori in formazione rappresentino il patrimonio più prezioso che il sistema universitario deve valorizzare per uscire dalla crisi in cui esso si dibatte. Nei prossimi dieci anni si avrà un esodo massiccio di professori ordinari ed associati per raggiunti limiti di età (da circa 36.000 tra ordinari e associati attuali, a metà o un terzo, a seconda dei diversi settori scientifici). Tale esodo comporterà un progressivo ma anche rapido abbassamento della spesa per il personale docente. Se il governo fosse in grado di promettere una quota non irrisoria di co-finanziamento per i Rtd, il ministero e la Crui potrebbero concordare su un indirizzo di gestione del turn over, tale da favorire nei prossimi cinque-sei anni uno scorrimento spedito e numericamente consistente dei ricercatori verso la docenza, sempre attraverso abilitazione nazionale, e un reclutamento, altrettanto consistente, di nuovo personale di ricerca (Rtd) che attinga al bacino dei giovani dottori e dottorandi con metodi di selezione trasparente e obiettiva. E´ questa la scommessa di fronte alla quale si trova tutta la comunità scientifica italiana. Se i vuoti lasciati dai professori non saranno riempiti degnamente, o saranno coperti sempre più attraverso forme di contratti a termine di tipo discrezionale, e se le potenzialità dei giovani motivati e maturi saranno sprecate, il rischio di un generale collasso si farà attuale, e distruttivo per l´intero sistema-paese.

var _rsCI="kataweb-it"; var _rsCG="0"; var _rsDN="//secure-it.imrworldwide.com/"; var _rsCC=0; var _rsIP=1;