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Repubblica-Università, scontro sulla riforma

Oggi il voto dopo la decisione del governo di porre la fiducia. Dal 10 al 15 ottobre sei giorni di blocco degli atenei Università, scontro sulla riforma Tafferugli davanti al Senato....

29/09/2005
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la Repubblica

Oggi il voto dopo la decisione del governo di porre la fiducia. Dal 10 al 15 ottobre sei giorni di blocco degli atenei
Università, scontro sulla riforma
Tafferugli davanti al Senato. I ricercatori ai rettori: dimettetevi per protesta
Il ministro Moratti: "Nessuno ha voluto strozzare la discussione, abbiamo solo sbloccato una serie di veti che danneggiava il sistema"
CRISTINA NADOTTI


ROMA - Dritto alla meta, contro tutti e contro tutto. Il governo va avanti sulla riforma dell'università, il mondo accademico insorge e non solo verbalmente, visto che ieri davanti al Senato ci sono stati momenti di tensione tra i manifestanti e le forze dell'ordine. Oggi a Palazzo Madama il voto di fiducia sul maxiemendamento del governo, che rivoluziona lo stato giuridico dei docenti universitari; l'approvazione è data per scontata, ma il fronte dell'opposizione - che definisce "un colpo di mano" la mossa del ministro Moratti - è straordinariamente ampio, compatto e deciso a non fare entrare in vigore il decreto.
Con l'approvazione del contestato disegno di legge, il governo va incontro a un ciclone: sindacati e associazioni hanno proclamato il blocco totale di ogni attività nelle università dal 10 al 15 ottobre, la Conferenza dei rettori ha chiesto un incontro con il presidente della Camera, Casini, in vista del ritorno del ddl a Montecitorio e l'opposizione ha annunciato di aver presentato circa 600 emendamenti per la discussione alla Camera, con tre pregiudiziali: una di costituzionalità, una di merito e una per la richiesta di sospensiva.
Ieri però il mondo universitario ha preso uno schiaffo in faccia da Letizia Moratti, quando, dopo la decisione di sottrarre il disegno di legge alla discussione in commissione, il ministro ha deciso anche di blindare un maxiemendamento ponendo la questione della fiducia. La reazione è stata immediata, fuori dall'aula, dove docenti e ricercatori avevano organizzato un sit in di protesta contro il contenuto della riforma, e dentro, dove al blitz del Governo l'opposizione ha reagito con indignazione. I senatori dell'Unione hanno definito l'iter scelto da Moratti un "insulto alla democrazia" e hanno accusato la maggioranza di "disprezzare il Parlamento". Per l'Unione il provvedimento "penalizza i giovani ricercatori, non riconoscendo il fondamentale ruolo da loro svolto attualmente negli atenei, anche sul fronte della didattica", "non soddisfa l'esigenza di introdurre seri criteri di valutazione all'interno dell'università", blocca di fatto i concorsi perché "è probabile che i decreti attuativi non potranno essere adottati da questo governo", è un provvedimento senza copertura finanziaria "che pretende di mettere mano all'accesso alla carriera universitaria senza che ciò comporti ulteriori oneri a carico dello Stato".
Non sono meno duri i rettori: "Questo è un insieme sgangherato di norme, che tutto prospetta tranne una riforma" stigmatizza Guido Fabiani, rettore di Roma Tre, ma anche membro della Crui con delega alla valutazione e alle risorse, che spiega anche il perché del coro unanime di proteste: "Tutti si ribellano perché questo decreto legge colpisce la dignità dell'università. È di una pochezza straordinaria - dice Fabiani - è naturale che chiunque abbia a cuore il suo lavoro si rifiuti di abbassarsi a questi livelli".
Letizia Moratti si difende: "Non è vero che c'è stato uno strozzamento della discussione, sono anni che si parla di questa riforma. Abbiamo sbloccato una serie di veti che non giovava al sistema universitario". Il ministro sostiene anche che il suo disegno di legge "si fonda su una visione già attuata nei principali paesi europei", ma proprio guardando all'estero, alla Francia, dove la riforma è stata bloccata dalle proteste, i ricercatori hanno chiesto ai docenti universitari di rassegnare in blocco le dimissioni, per ostacolare il disegno Moratti. Per ora i rettori hanno assicurato la loro solidarietà, senza aderire alle iniziative, ma ciò non significa che ci sia scollamento nel dissenso tra la base e i vertici degli atenei. "È una protesta che sta raggiungendo livelli di consenso che hanno pochi precedenti nella storia della nostra università - osserva Enrico Panini, segretario della Flc-Cgil - Sindacati e associazioni proseguiranno la lotta fino a che non sarà bloccato il disegno di legge e aperto un confronto".