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Resto del CArlino-Chi ruba la scuola inganna sè stesso

L'INCHIESTA SUI DIPLOMI FACILI PER GLI STUDENTI VIP Chi "ruba" la scuola inganna se stesso Sono tante le truffe di ogni genere che, ogni giorno, vengono organizzate in Italia. Sempre più a...

25/05/2004
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Il Resto del Carlino

L'INCHIESTA SUI DIPLOMI FACILI PER GLI STUDENTI VIP
Chi "ruba" la scuola inganna se stesso
Sono tante le truffe di ogni genere che, ogni giorno, vengono organizzate in Italia. Sempre più ai danni degli anziani e, poi, degli ingenui e ancora di quelli che, volendo fare i 'furbi', si affidano al 'gatto e alla volpe' sperando di arricchirsi facilmente come Pinocchio o tentando di saltare, a piè pari, i percorsi di formazione, di studio, di lavoro, di finanziamento ed altro ancora che, per gli altri possono anche essere difficoltosi da affrontare, ardui, faticosi ma che, comunque, costituiscono 'prove necessarie', passaggi obbligati della vita. Così, quei tali, assai spesso rischiano di restare 'impiccati' all'albero dei loro desideri nel campo dei miracoli proprio come il burattino dal lungo naso. Ma la truffa delle scuole private, nella quale sono rimasti coinvolti ed ammanettati, da nord a sud, presidi, insegnanti e studenti 'figuranti', ovvero controfigure di studenti inesistenti, sembra decisamente essere una truffa che anche Lucignolo avrebbe disapprovato. Si tratta di scuole che rilasciavano diplomi di maturità ed altri attestati e che tenevano a bada i controlli riuscendo ad ingannare anche gli ispettori del Ministero della pubblica istruzione. Infatti i loro gestori, avvertiti per tempo, pare inscenassero la 'rappresentazione' di corsi, di lezioni, di realtà scolastiche con annesse scolaresche e materiali da esse prodotti (compiti in classe, verifiche, ricerche, schede, valutazioni, prodotti grafici ecc.) totalmente inventati. Una sorta di canovaccio alla maniera delle 'anime morte' di Gogol. Un mondo di 'sapere' che parallelamente scorreva per suo conto, alimentato dalla frode dei suoi operatori: insegnanti, presidi, organizzatori della cultura e dell'istruzione privata, ad un mondo di persone che, pagando, si assicuravano 'pezzi di carta' che, per lavoro, per età, per incapacità o per incuria non riuscivano in altro modo né a pensare né a programmare di potersi procurare. Ma frodare il sapere, assicurarsi un titolo senza aver affrontato un percorso, senza avere le competenze che quel titolo garantisce, è perdere ogni speranza di avere un potere 'personale'. E' delegare ad altri il possesso di strumenti di conoscenza per decodificare e governare la realtà da protagonisti. E' squalificare ancor più la scuola negandole il valore culturale di punto di riferimento che essa dovrebbe avere. Frodare la scuola, evaderla è un modo per negarsi un diritto; è un modo per toglierlo ad altri che faticosamente quel 'pezzo di carta' se lo sono conquistato. Ma, soprattutto, è un modo per continuare a contribuire a calunniare la scuola sottolineando aspetti che essa non dovrebbe avere: quelli d'essere vissuta come una costrizione, una limitazione, un peso, un obbligo da evadere. Quasi un indesiderato servizio di leva! Mentre invece la scuola è una grande occasione della vita per ciascun essere umano, a partire da quando egli esce da casa per incontrare i suoi piccoli amici della scuola materna. E' uno spazio di irrinunciabile incontro con i propri pari dove dovrebbe essere possibile comunque incontrare e trovare dei maestri. E si badi, non un solo maestro o un solo professore, ma un' équipe di docenti affinché i maestri e i professori possano lavorare in modo 'interdisciplinare', insieme, e la gestione autoritaria del sapere possa essere sostituita dalla forza del lavoro di un gruppo di psicopedagogisti a disposizione degli studenti. Chi reca questo danno alla scuola, ferisce a morte una speranza fondamentale di chi cresce. Infatti, acquisire quale valore il primato irrinunciabile del sapere; considerare la scuola come uno spazio, un'occasione, un diritto che appartiene anzitutto ad ogni ragazzo, prima ancora che ai suoi genitori, ai suoi parenti, agli stessi educatori, alla società stessa, significa creare in una persona che cresce le condizioni di una diversa modalità di progredire e procedere verso il futuro. Ovvero educarlo a pensare in modo libero, creativo, capace di ridefinire i ruoli nel senso della costruzione di una società autenticamente capace di democrazia dei sentimenti, delle leggi, della cultura. Una società rispettosa di ogni passaggio di apprendimento della vita.
Maria Rita Parsi