Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Resto del CArlino-Docenti in crisi di nervi" Grido d'allarme a scuola

Resto del CArlino-Docenti in crisi di nervi" Grido d'allarme a scuola

LA DENUNCIAEx consulente del ministero dell'Istruzione "Docenti in crisi di nervi" Grido d'allarme a scuola di Viviana Ponchia TORINO Ci sono quelli tranquilli, anche troppo: lasciano p...

03/05/2005
Decrease text size Increase text size
Il Resto del Carlino

LA DENUNCIAEx consulente del ministero dell'Istruzione
"Docenti in crisi di nervi" Grido d'allarme a scuola
di Viviana Ponchia
TORINO Ci sono quelli tranquilli, anche troppo: lasciano penzolare le gambe dalla cattedra e fissano il vuoto per ore mentre la classe si scanna. E ci sono quelli che strappano i capelli, sollevano i banchi, se la fanno addosso. Qualcuno nasconde le scarpe ai bambini e dà la colpa ai colleghi, qualcuno fa allusioni sessuali, qualcuno morde.
Soli, frustrati, esauriti. Nei casi estremi completamente pazzi. Mica tutti, ovvio. Quella dei 900mila insegnanti italiani è una piramide con una base ampia di gente soddisfatta e serena. Preoccupa ciò che sta sopra: la fascia intermedia di chi è in equilibrio psicologico precario, l'apice popolato da docenti che, come Orlando, hanno perduto il senno ma continuano a lavorare.
La storia della maestra fuori di testa è una tiritera che ogni genitore ascolta, prima o poi, senza prenderla alla lettera. Un medico milanese, invece, ci ha fatto un libro: da leggere fuori di metafora, da rimanerci secchi. In [\FIRMA]Scuola di follia (Armando Editore) Vittorio Lodolo D'Oria, che è stato consulente del ministero per l'Istruzione, racconta casi clinici raccolti in ogni parte d'Italia, con diagnosi da brivido che vanno dal 'burnout' (esaurimento), alle situazioni borderline, al delirio conclamato. Qua e là si sorride, ma per non piangere. Come quando quel preside cerca le parole giuste per scrivere al provveditore una lettera del genere: "Quell'insegnante deve avere problemi di salute che si concretizzano come segnalato dagli studenti nel defecarsi addosso durante la lezione o nell'imbrattare in modo insopportabile il bagno dei docenti. Non si comprende come mai non si assenti per farsi curare".
Come mai, appunto, a un tizio così non viene riconosciuta qualche forma di inabilità, magari una patologia di origine professionale? "Sono gli stessi insegnanti spiega l'autore a non rendersi conto che il loro mestiere comporta il logoramento psicofisico". E poi ci si mettono i sindacati a livello centrale: meglio evitare di danneggiare la categoria alimentando i luoghi comuni, tipo quello che lavorando mezza giornata con tre mesi di ferie all'anno nessuno può logorarsi. Dopo i lavativi ci mancano solo i matti. Lodolo D'Oria parte da una provocazione: fingono di essere malati, sono davvero tutti matti o solo i matti fanno gli insegnanti? A entrarci dentro, a leggere le testimonianze del dossier, è chiaro che il mestiere predispone.
Una lotta quotidiana fra bambini di tutte le razze, senza preparazione specifica per decifrare gli handicap, scavalcati dalla vertiginosa crescita della conoscenza in tutti i campi. E gli avversari: internet, la televisione. Non si può competere con un servizio di Artè o con Piero Angela che spiega gli Etruschi, le eresie cristiane e le galassie. E occuparsi pure delle ginocchia sbucciate. Così si arriva alla relazione dell'ispettore scolastico che riferisce "l'inspiegabile comportamento" di un professore di scuola media, 40 anni: "Ha affermato di volere che in classe sia installato un frigorifero perché ha bisogno di avere a disposizione acqua refrigerata per placare le persone da lui offese". Si arriva a leggere allibiti la penosa documentazione sul caso di una docente di 43 anni: quando in refettorio una bimba chiede maestra, mangi con noi?, quella le morde una guancia. Sul verbale sta scritto: "Ha trattato l'alunna usando mezzi impropri (i denti)". Nel libro c'è soprattutto la critica per come problemi del genere siano trattati con leggerezza: già nel '79 uno studio della Cisl sosteneva che il 30% degli insegnanti prende psicofarmaci, ma è un dato morto lì.
Così in classe si vede di tutto. La maestra che urla nelle orecchie di un bambino, lo costringe a buttarsi a terra e gli scaraventa in testa un banco. Quella che "rifiuta di dire il proprio nome ai bimbi adducendo come scusa la difficoltà di pronunciarlo". Quella che in gita chiude un allievo nella gabbia dei pappagallini. Il professore che tira giù dal letto il bidello ogni mattina alle sei per farsi la barba in classe. La collega che getta i ragazzi nel panico raccontando la sua triste storia messa a verbale: "Sostiene di aver subìto a sua insaputa un intervento chirurgico in cui le sono stati tolti degli ovuli, serviti a far nascere un bimbo a un'altra persona".