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Resto del CArlino/Nazione: Ma il contratto è ancora in alto mare

ACCORDO SCADUTO DA QUASI DUE ANNI

07/09/2007
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Il Resto del Carlino

— ROMA —
IL CONTRATTO? «Spero che l’Aran agisca rapidamente». A due anni dalla scadenza, piace poco ai sindacati degli insegnanti la filosofia del ministro della Pubblica istruzione che ieri ha presentato il nuovo regolamento per l’obbligo scolastico. E piace ancora meno il fatto che l’inquilino di viale Trastevere abbia scaricato la patata bollente: «Il ministero — ha detto Fioroni — ha fatto la sua parte e c’è stata un’inversione di tendenza rispetto alle politiche precedenti, ora spetta all’Aran» (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni). Ma per il segretario dell’Ugl scuola Giuseppe Mascolo il ministro si limita a «scaricare la responsabilità dello scandaloso ritardo che grava sul contratto della scuola». «Anche se l’Aran non sta dando seguito all’accordo per il rinnovo del contratto, il ministro non può limitarsi a dichiarare di aver fatto la sua parte». Per il sindacalista «non si può dire che Fioroni abbia particolarmente a cuore la sorte dei dipendenti della scuola e i fatti parlano chiaro: il contratto è scaduto da 21 mesi; nella retribuzione 2006 sarà perduto; nella Finanziaria 2007 non sono state stanziate risorse per il rinnovo e, infine, l’aumento verrà corrisposto a rate».

E SE all’Ugl non piace la politica di Fioroni, allo Snals (ma anche alla Gilda) sta sullo stomaco l’attacco indiscriminato lanciato contro gli insegnanti parlando di «mele marce». In linea con le dichiarazioni dei sindacati di base che sollecitano il licenziamento non dei docenti-fannulloni ma dei dirigenti ministeriali che non fanno il proprio dovere.

ANCHE la Cgil, attraverso Enrico Panini, ha detto la sua mettendo sull’avviso il ministro che «Un’overdose di annunci non fa bene». Soprattutto perché la scuola prefigurata dal ministro è «minima». «Si ripristina il tempo pieno ma si tagliano gli organici — ha spiegato il sindacalista — si dichiara di voler affrontare il nodo dei debiti formativi ma si espropria la scuola dall’intervento; si parla di rigore ma si introducono provvedimenti aperti all’arbitrio in materia disciplinare per i docenti; si introduce l’obbligo di istruzione a 16 anni ma per ben nove mesi non si dice niente a nessuno, primi fra tutti i docenti e le famiglie. Si delinea — secondo Panini — il profilo di una scuola «minima», sotto tutela: «Si rilanciano le iniziative per recuperare i debiti formativi ma affidando a soggetti esterni lo svolgimento dei corsi di recupero di agosto; si sottolinea la necessità di rendere moderna la scuola poi si auspica il ritorno alle tabelline». E tutto questo con un grave «silenzio sull’importanza di chi lavora nella scuola» .
s.m.