Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Resto del CArlino-Povera scuola italiana

Resto del CArlino-Povera scuola italiana

Povera scuola italiana. E' diventata una sorta di terra di nessuno, dove chiunque può imperare il metodo educativo da usare con i ragazzi che la frequentano. Qualche settimana fa il Garante della...

25/11/2004
Decrease text size Increase text size
Il Resto del Carlino

Povera scuola italiana. E' diventata una sorta di terra di nessuno, dove chiunque può imperare il metodo educativo da usare con i ragazzi che la frequentano.
Qualche settimana fa il Garante della privacy ha ordinato di tenere segreti tutti o quasi gli avvenimenti che capitano nella scuola. Per esempio: è proibito rendere pubblica la fede religiosa dell'alunno. Come se appartenere a una comunità di culto, di beneficenza, di carità ecc. fosse una colpa da nascondere, e non una caratteristica da evidenziare. Già. Perché, se si pigia il pedale sulla individualizzazione dell'atteggiamento religioso, come avverrà il dialogo tanto invocato dai pedagogisti e dagli stessi politici? A rigore, non si riesce a capire perché a uno non debba essere quasi proibito di rendere pubblica una convinzione di laicità. E così, l'alunno non riesce più a capire come debba presentarsi e come debba rapportarsi con i compagni di scuola nell'epoca del pluralismo. E la tentazione è forte di agire come garba mandando all'aria tutte le leggi e le circolari degli organi di Stato.
Lo stesso Garante ha emesso un'ordinanza in cui proibisce di rendere noti i risultati degli studi dei singoli alunni. Così i voti dei compiti '#8211; in classe o a casa '#8211; devono rimanere segreti: anzi, gli elaborati vanno consegnati dai docenti ai singoli alunni in busta chiusa. Così si dica per le interrogazioni orali: uno recita la lezione come un esercizio di bravura, ma è quasi pregato di non comunicare agli altri i risultati della verifica; analogamente vale per interrogazioni fatte a mozziconi di frasi sconclusionate. L'importante è che ciascuno viva per sé e si difenda dalla curiosità, ma anche da qualche biasimo o da qualche compiacenza degli altri.
L'ideale della scuola come società o addirittura come famiglia è qui superato e condannato senza appello. Ci si chiede come ci si dovrà comportare quando si avrà l'esito di un anno o di un ciclo scolastico: tolta di mezzo la bacheca con i voti e i promossi e i bocciati, come si comporteranno i ragazzi? Si comporteranno come agiscono adesso. Si ha un bel tentare di togliere qualsiasi meritocrazia e qualsiasi confronto e qualsiasi graduatoria: la realtà dice che gli alunni non sono né tutti sommi, né tutti infimi. Vale anche qualche aspetto di competizione per formare una personalità: perfino se l'esito del confronto impone un po' di umiltà. Ma un falegname bravo e contento, alla fine, vale quanto e più di un professore universitario rognoso e vendicativo. Forse il Garante un risultato lo raggiunge, magari a sua insaputa: toglie la voglia di mortificare gli alunni a certi docenti frustrati '#8211; pochissimi per fortuna '#8211; che sfogano le loro rabbie in classe.
Alessandro Maggiolini