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Resto del Carlino-"Purché gli islamici vengano a scuola, bene anche il velo"

IL CASOL'assessore Mariangela Bastico "Purché gli islamici vengano a scuola, bene anche il velo" di Giorgio Gazzotti BOLOGNA Una scuola pubblica su misura per gli studenti islamici? Dun...

04/09/2004
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Il Resto del Carlino

IL CASOL'assessore Mariangela Bastico
"Purché gli islamici vengano a scuola, bene anche il velo"
di Giorgio Gazzotti
BOLOGNA Una scuola pubblica su misura per gli studenti islamici? Dunque non più uguale per tutti, ma imperniata sulla fede religiosa? Mentre Parigi vieta il velo e riafferma l'assoluta laicità della scuola, noi andiamo nella direzione opposta?
Il tema del rapporto con la sempre più numerosa comunità musulmana all'interno delle nostre scuole, era già esploso questa estate quando un preside di Milano creò una classe di soli di studenti islamici, decisione bocciata poi dalla Moratti. Ora, a rilanciarlo è l'assessore regionale alla scuola Mariangela Bastico ([\FIRMA]nella foto).
L'assessore ha detto no alla richiesta del presidente del Centro islamico di Bologna, Radwan Altounji, di introdurre nelle scuole un'ora di religione islamica, ma ha aggiunto che è possibile realizzare "piani di offerta formativa destinati agli studenti islamici".
Assessore, non è che finiremo col mettere il velo ai programmi scolastici? Nella sua proposta, non c'è il rischio di andare verso una scuola confessionale?
"No, proprio no. Il tema è delicato e bisogna affrontarlo senza semplificazioni. E soprattutto senza pensare di risolverlo facendo finta che il problema non esista, come si è fatto finora".
Che significa?
"Significa che nelle scuole della nostra regione l'8% degli studenti sono stranieri, con punte oltre il 10%. Che questo pone grossi problemi, di cui nessuno si occupa. Che gli insegnanti sono lasciati soli a farsene carico, senza mezzi e senza indicazioni, visto che il ministro ha provveduto a tagliare ogni risorsa destinata a questo scopo".
E allora lei cosa pensa di fare?
"La presenza di diversità culturali e religiose così forti va affrontata con il confronto, la discussione e senza colpi di mano. Il 15% del monte ore di insegnamento è a disposizione delle singole scuole, dentro questo spazio, quindi, è possibile inserire dei percorsi formativi rivolti a ragazzi islamici".
Si tratterebbe di un percorso formativo diverso, riservato solo a loro?
"No, il percorso deve essere sempre comune a tutti gli studenti. L'obiettivo della scuola è l'integrazione non la conservazione di culture separate, ma il punto di partenza è che ci sono culture diverse, che non vanno negate. Penso ad azioni formative che diano risposte anche alle esigenze dei ragazzi islamici. Degli spazi per approfondire la conoscenza di religioni, culture, tradizioni diverse".
Lei parla di studenti islamici, ma non ci sono solo loro, dovremo dare le stesse cose anche ad induisti, buddisti, africani e cinesi...
"Certo, l'attenzione è rivolta a tutti, ma l'idea non è quella di dare qualcosa in più o di diverso agli uni o agli altri. L'obiettivo fondamentale è tenerli dentro alla scuola pubblica, perchè il vero rischio è che, se la scuola ignora le loro esigenze, i genitori li tengano a casa o li mandino alle scuole coraniche. Nella scuola è possibile lo conosacenza reciproca, lo scambio culturale, anche tra genitori, e alla fine, gradualmente, si arriva all'integrazione. Se restano fuori no".
"Cosa pensa di quel preside di Milano che aveva fatto una classe solo per gli islamici".
"Penso che la cosa non mi piace, ma alla fine gli studenti islamici se ne sono andati e così è stato peggio. Pur di tenerli dentro la scuola, forse io l'avrei fatta quella classe differenziata".
E della legge francese sul velo?
"Ritengo il velo un simbolo di repressione e quindi potrei dire che è giusta. Ma credo che sulla laicità della scuola, prevalga il diritto all'istruzione e il dovere dello stato a fornirla. Quindi se il velo serve a tenere gli studenti islamici assieme agli altri, nella scuola, sono disposta ad accettarlo".