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ReteScuole: Parla come mangi - di Pino Patroncini

CIRCOLARE SU INDICAZIONI E RACCOMANDAZIONI PER LA INTEGRAZIONE DI ALUNNI CON CITTADINANZA NON ITALIANA. VERSIONE “PARLA COME MANGI”

13/01/2010
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Retescuole

Come se non bastassero i poveri e gli ignoranti adesso pure gli stranieri dobbiamo tenerci nella scuola, e non solo nelle grandi città ma dappertutto. E’ colpa di tutti costoro se i nostri servizi sono inefficaci e i risultati della nostra scuola pessimi.
Infatti questo casino di culture, lingue, situazioni familiari è tale da frustrare anche il migliore impegno del migliore degli insegnanti. Ecco da cosa nascono bocciature, abbandoni, anni ripetuti ecc.
Ecco perché facciamo questa circolare: per garantire l’equilibrio del sistema. Solo così si possono coniugare inclusione e qualità dell’offerta formativa.
Ciò richiede l’impegno di tutti per distribuire la popolazione scolastica fino, possibilmente, alla ripartizione tra le classi.
Come già detto bisogna dare agli alunni stranieri condizioni che siano sì paritarie ma che evitino anche il disagio degli altri e insegnino a loro le regole del vivere civile.
Infatti la scuola non può certo rinunciare a dare una istruzione come si deve. E si sa che con alunni ignoranti non si va molto lontano su questa strada.
E’ provato che:
1) gli stranieri vengono bocciati più degli italiani;
2) conoscono poco la lingua o non la conoscono affatto;
3) se parlano l’italiano lo fanno solo per comunicare e non per capire;
4) va meglio se si isolano in classi ghetto, soprattutto nelle scuole secondarie;
5) e almeno fossero tutti di un’etnia, cultura o religione: invece sono di più etnie, culture e religioni!!!!!
Pensateci! Perché tutto ciò non riguarda solo loro ma anche gli alunni italiani che ci vivono insieme. E tutto ciò va affrontato tutto insieme.
Per di più questi non vengono alle nostre scuole perché sono più buone, ma soprattutto se si trovano nei quartieri dove abitano le loro famiglie o vicino a luoghi di lavoro dove i genitori possono lavorare. Quindi il problema riguarda anche i comuni.
Comunque la si metta una cosa va detta: solo la conoscenza della lingua italiana costituisce la premessa per una armoniosa coesione sociale.
Anche l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione deve servire a conoscere non tanto i diritti ma soprattutto i doveri, sicchè questi possano rigar dritto.
Ecco perchè bisogna lavorare tutti insieme Comuni Province Prefetture USR e scuole.
Per questo ci vogliono alcune misure già sperimentate con successo in alcuni comuni o in alcune scuole.
Perciò, non contenti di avervi tagliato gli ordinamenti scolastici, vi invitiamo anche a prendere in considerazione come inserite gli alunni stranieri: ne va della scuola e degli alunni nel loro complesso.
Attenti dunque al rubinetto delle iscrizioni, soprattutto se ci sono alunni stranieri che conoscono poco o non conoscono la lingua italiana. Poche scuse! I risultati devono essere uguali per tutti a prescindere dalla conoscenza della lingua. E segate quelli che vengono a scuola meno del dovuto ( tre quarti dell’anno scolastico)!
Ecco qui alcuni punti per una scolarità fruttuosa per gli alunni stranieri ( ma non ditelo ai genitori, gestiteveli voi!):
1) non più del 30% di stranieri in ciascuna classe;
2) questo limite è obbligatorio dal prossimo anno scolastico a partire dalle prime di ogni grado di scuola;
3) può essere innalzato dall’USR se i bambini stranieri conoscono già l’italiano;
4) può essere abbassato dall’USR se non lo conoscono.
Questo naturalmente vi complicherà un po’ la formazione delle classi. Vediamo:
a)distribuzione degli alunni stranieri tra le scuole.
Serve prima di tutto a loro e poi alle classi che se ne liberano. A tal fine gli USR dovranno:
• spalmarli sul territorio
• convincere le altre scuole ad accettarli
• convincere comuni province ecc. a rivedere le diverse distribuzioni
• convincere anche le scuole private a partecipare alla spartizione
• evitare che le scuole trovino scappatoie per non accoglierli
• evitare che le solite scuole “di sinistra” se li vogliano tenere
• non mandare tutti quelli che vengono da una sola scuola dell’infanzia in un'unica scuola elementare, e via di seguito per gli altri gradi
• controllare il passaggio di informazioni tra una scuola e l’altra
• pilotare le scelte dei genitori
• pilotare la destinazione dei mediatori culturali da parte dei comuni.

b) Accordi di rete tra le istituzioni scolastiche
Vanno curati bene a partire dalla conoscenza dei numeri degli alunni stranieri.
I DS devono:
• fare un bilancio di quello che possono fare
• mettere in circolo le esperienze
• prevedere una formazione degli insegnanti ad hoc
• mettere in comune le risorse
• usare le informazioni del Sistema nazionale di valutazione
Bisogna fare attenzione alla continuità tra un grado e l’altro se no tutti gli stranieri continuano ad andare nel professionale e dopo il gioco non riesce.
c)Distribuzione degli alunni stranieri nelle singole classi.
Il criterio del 30% è susseguente a tutti gli altri previsti per la formazione classi.
Tenete conto che la distribuzione può avvenire non solo in orizzontale (in base all’età) ma anche in verticale, dal momento che l’inserimento degli stranieri a determinate condizioni può essere differito di qualche classe. L’importante è che non si superi il 30%.
d) Competenze linguistiche degli alunni
Le scuole faranno corsi di lingua con soldi che adesso non ci sono ma che forse ci saranno, se no li tireranno via da altre parti per finalizzarli lì.
In particolare si suggeriscono i soliti strumenti che fanno grande l’arte di arrangiarsi degli insegnanti italiani e che abbiamo già suggerito in tutte la altre occasioni in cui non sapevamo cosa dirvi e soprattutto cosa darvi (progetti, 20% di flessibilità ecc. ecc.). Vi ricordiamo che ci sono anche le classi ponte o, se volete, fare corsi di lingua agli studenti stranieri durante le vacanze estive. Poi nella scuola media ci sono anche le ore della seconda lingua comunitaria che possono essere usate per la lingua italiana.
Infine ci sono tante organizzazioni caritatevoli che si danno da fare( ed anche qualche speculatore). Rivolgetevi a loro!
L’importante che questi imparino a parlare in italiano!
Naturalmente ci saranno possibilità diverse di rispettare il 30% a seconda delle città e dei territori. Per questo l’USR potrà derogare se
• ci sono alunni stranieri nati in Italia che parlano l’italiano
• se possono intervenire risorse particolari o strutture private
• se ci sono già esperienze valide documentate dall’INVALSI
• per ragioni di continuità
• se proprio non se ne può fare a meno.
Per coordinare meglio sono previste:
• scuole polo: una specie di ufficio immigrazione scolastica unico in ogni provincia
• task force regionale
• gruppo nazionale di lavoro
E adesso datevi da fare!