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RICERCA/RICERCATORI CNR A MUSSI: AVANTI RIFORMA INTERNA

Appello sottoscritto anche da dirigenti e direttori: 10 luglio in piazza

13/06/2006
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Roma, 13 giu. (Apcom) - "L'interruzione del processo di riforma del Cnr sarebbe letale per la stessa sopravvivenza dell'Ente che non può permettersi un ulteriore e lungo periodo di ristrutturazione". A lanciare l'allarme, rivolgendosi al neo-ministro dell'Università e della Ricerca, Fabio Mussi, sono i ricercatori del dipartimento del Consiglio nazionale delle ricerche: alla protesta si sono uniti anche dirigenti e direttori dell'istituto, preoccupati che le recenti polemiche sulla riforma portino a un'inaspettata interruzione del processo di riforma dell'ente.

Sono ventotto i direttori di altrettanti istituti del Cnr ad aver firmato il documento, inviato anche per conoscenza al presidente del Consiglio Romano Prodi, ai presidenti di Camera e Senato e i presidenti della commissione cultura. Tra i firmatari anche anche Franco Prodi, direttore dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima e fratello del presidente del consiglio in carica.

Il gruppo di ricercatori, dipendenti e direttori ha elaborato un documento, che dopo aver trovato l'adesione di alcune personalità del mondo universitario e della ricerca esterne allo stesso Cnr, ha deciso di rivolgersi direttamente al ministro Mussi "nell'auspicio - si legge nel documento congiunto emesso dal pool di ricercatori-dirigenti-direttori - che voglia tenerlo in adeguata considerazione".

Le novità introdotte dalla riforma in atto hanno portato alla creazione dei Dipartimenti e alla formazione del Consiglio Scientifico Generale, unitamente all'attività dei progetti e a quella degli Istituti. Nel documento si legge che grazie al "processo di riforma sono state acquisite e messe in opera trasformazioni che, sebbene migliorabili, rappresentano oggi un punto nodale non solo per la vita ma anche per il rilancio dell'Ente".

Secondo il gruppo di dipendente il macro-progetto condurrà, se opportunamente valorizzato, ad "aumentare il processo di interscambio di informazioni ed attività, oltre che a migliorare l'approccio interdisciplinare che caratterizza fortemente il Cnr e ne accresce il valore specifico. Anche la prossima attuazione di progetti interdipartimentali consentirà di incrementare ulteriormente l'interazione e l'operatività, e rappresenta un momento di profonda trasformazione che trova nei ricercatori il suo maggior punto di forza".

Secondo i ricercatori del Cnr la riforma avrebbe forse anche motivazioni "condivisibili, per essere rivista, ma in questa fase di particolare criticità del sistema, vederla sfumare potrebbe produrre più danno che vantaggio per il personale che vi opera: stabilizzato e soprattutto non stabilizzato".

Per questo motivo il gruppo chiede "un momento di riflessione trasversale che analizzi criticamente quanto fatto e si renda anche promotore dei futuri miglioramenti, ma assuma quale fondamento del metodo di lavoro la necessità di completare una ristrutturazione auspicata da anni per procedere all'avvio del nuovo Consiglio nazionale delle ricerche".

Il rischio di stop delle riforma del Cnr preoccupa anche i sindacati, che chiedono un cambio ai vertici dell'Ente: "La richiesta di sostituzione dell'attuale cda del Cnr, con il presidente Fabio Pistella in testa - fa sapere l'Usi/RdB-Ricerca'' - è fin troppo evidente è fortemente sostenuta dal nostro sindacato". Per il 10 luglio è stata indetta una manifestazione nazionale organizzata dalla Flc-Cgil che ha anche lanciato un appello a tutta la comunità scientifica.

"La situazione della ricerca nel nostro Paese presenta un quadro drammatico - ha detto Enrico Panini, Segretario generale della Flc-Cgil - in cinque anni di governo Berlusconi hanno ridotto costantemente le risorse; incrementato il numero dei ricercatori che vanno all'estero e che non ritornano più; riempito di precari gli Enti, fino ad arrivare al 70% di ricercatori con contratti a termine; effettuato nomine politiche alla direzione degli Enti senza tener conto di alcun criterio di qualità e competenza scientifica; depresso il vasto mondo della ricerca e le professionalità che vi operano".

Secondo alcune stime rese note dal sindacato i finanziamenti destinati al Cnr sono stati ridotti progressivamente da 584 mln di Euro nel 2002 a 479 nel 2005. Ma non solo: "il permanere del blocco delle assunzioni - continua Panini - condanna migliaia di giovani ad una precarizzazione insostenibile. Su un organico di 8.185 unità e 6.640 persone in servizio a tempo indeterminato, l'universo della precarietà coinvolge oltre 5.000 presone. Tale situazione, evidentemente, non può che risultare dannosa per la stessa qualità della ricerca. Le recenti assunzioni in deroga sono state effettuate in assenza di qualsiasi regola e criterio oggettivo".

Sotto accusa anche i vertici dell'Ente: "Colpisce il silenzio di presidente, vicepresidente e consiglio d'amministrazione. Nonostante la gravità della situazione, essi parlano di un'azienda sana', occupandosi prioritariamente di irrobustire frettolosamente posizioni di potere, fuori da qualsiasi logica di merito scientifico, al solo fine di consolidare definitivamente - conclude il leader della Flc-Cgil - un modello di funzionamento soffocante, inadeguato alle peculiarità di un Ente di ricerca".