Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Ricercatori precari, si allarga la protesta al Cnr: quindici sedi occupate

Ricercatori precari, si allarga la protesta al Cnr: quindici sedi occupate

Da Roma a Pisa, da Ancona a Cagliari si estende l'iniziativa di protesta proclamata per chiedere l'assunzione stabile degli 8.800 precari degli enti di ricerca

12/12/2017
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Corrado Zunino

L'elenco delle sedi occupate del Consiglio nazionale delle ricerche è allegato all'ultimo tweet dei PrecariunitiCnr, sopra una cartina d'Italia. Partendo da Nord, la bandierina è piantata su Milano, quindi su Bologna, Pisa (è stata la prima occupazione, in ordine cronologico) e Firenze, ancora l'Aula Fermi della sede centrale di Roma e la sede dell'Università di Tor Vergata. In Sardegna i Consigli di Sassari e Oristano, l'ultima arrivata, hanno uffici presi dai precari, nelle Marche c'è Ancona. Due occupazioni sono state allestite a Napoli, una a Bari, una a Lecce, una a Cosenza e infine Palermo, presa il 19 novembre scorso. Sono quindici, delle 108 sedi del più largo ente di ricerca pubblica del Paese, il Cnr appunto.

Non si ferma la lotta per chiedere l'assunzione in pianta stabile degli 8.800 precari - ricercatori a tempo determinato, tecnologi co.co.co., assegnisti della ricerca pubblica - nelle condizioni di essere stabilizzati grazie alla Legge Madia. Ci sono le condizioni, ecco, non ancora i finanziamenti per tutti.

Il governo, e per ultimo anche il presidente del Cnr Massimo Inguscio, hanno accettato emendamenti alla Legge di bilancio e firmato atti interni che assicurano che entro il 2019 saranno regolarizzati 2.736 tra ricercatori e tecnologi nei ventidue enti pubblici, più 411 specificamente nel Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura. L'apertura di questa prima finestra, dicono i Precari uniti, "va sfruttata per uno sforzo ulteriore e definitivo". Loro hanno appena scritto al nuovo leader di Liberi e uguali, Piero Grasso: "Senza gli 8.800 precari degli Epr la ricerca pubblica collassa". Giudicano i fondi fin qui stanziati "soldi incerti" (non così Cisl e Uil) e ritengono che il co-finanziamento richiesto (ai 10 milioni di Stato devono affiancarsene altrettanti complessivamente tirato fuori dai singoli enti) sia un bluff perché, per esempio, il Cnr è decotto.

Il presidente Inguscio, che ha ormai l'abitudine di passare nell'Aula Fermi occupata per prendere un caffè prima di entrare nella sua stanza, ha risposto presentando negli scorsi giorni una previsione di bilancio in pareggio e ha deliberato l'assunzione a tempo indeterminato di 259 precari con fondi 2017-2018.

Chi resta fuori insiste:"Se non saranno votati emendamenti per superare il precariato di Stato, a breve tanti cervelli lasceranno l'Italia". A breve, però, si chiude anche la Legge di bilancio. Venerdì 15 dicembre, alle ore 10, davanti a Montecitorio, ci sarà una nuova manifestazione.