Riforma e contratto, l’incontro Miur-sindacati non avvicina le parti
L’incontro del 23 settembre tra il ministro Giannini e i sindacati ha confermato un punto: le posizioni su adozione della riforma, “merito” e contratto rimangono lontane
Alessandro Giuliani
L’incontro del 23 settembre tra il ministro Giannini e i sindacati ha confermato un punto: le posizioni su adozione della riforma, “merito” e contratto rimangono lontane.
Il responsabile del Miur si dice soddisfatto: “si è trattato di un incontro importante perché è il primo dopo l’approvazione in Parlamento della legge Buona Scuola. Siamo ora entrati nella fase decisiva dell’attuazione durante la quale confermo che continueremo a confrontarci con sindacati, associazioni ed esperti sul cambiamento che stiamo introducendo nel mondo della scuola”, ha detto Stefania Giannini.
Ma a leggere i resoconti dei sindacati non sembra ci siano i presupposti per parlare di dialogo avviato e con possibilità effettive di andare a buon fine. Per il segretario generale Uil Scuola, Pino Turi, “è stata fatta la legge, ora bisogna far funzionare le scuole. Senza un confronto con le rappresentanze sindacali dei lavoratori, non sarà possibile”.
“Quello che stanno tentando di realizzare, fase dopo fase, è un sistema che si sta rivelando - come avevamo preannunciato – inefficace, ingiusto, impossibile da realizzare. E’ mancata una seria programmazione e la capacità di gestione di un sistema complesso, come la scuola, a cui ora bisogna fare fronte”.
“Al ministro – continua Turi - abbiamo fatto proposte concrete e fattibili che mirano a trovare soluzioni e che riguardano ilprecariato”, pe il quale “serve un piano anche pluriennale che metta a sistema il reclutamento” e “una fase di assestamento che risolva le incongruenze e le iniquità introdotte con l’uso dell’algoritmo ed affronti la questione delle persone, delle loro aspettative, bisogni, in particolare per tutti coloro che forniti di abilitazione all’insegnamento e con diversi anni di servizio alla spalle. Analogamente per il personale ATA, vanno sbloccate le nomine in ruolo per tutti i profili, come vanno introdotte deroghe per consentire le supplenze brevi”.
Si contesta poi “la scelta dei docenti: l’anello debole è rappresentato dall’equilibrio dei poteri e competenze previsto nella scuola dell’autonomia. La scelta dei docenti dagli albi a cura dei dirigenti scolastici, se presenta una sua ragione nell’organico potenziato, è impossibile e comunque sbagliato applicarlo a tutti i docenti. Non può funzionare concretamente. Un altro esempio: gli squilibri di potere e responsabilità tra consiglio di istituto e collegio dei docenti. Il dirigente, con la scelta diretta dei docenti, potrebbe addirittura cambiarne la costituzione dell’organo collegiale ed orientarne le scelte”.
C’è poi il nodo del contratto, “che potrà definire gli ambiti, diritti ed obblighi, e tutte le ricadute sul rapporto di lavoro, compresa la contrattazione decentrata di singola scuola”.
Per la Uil, infine, bisognava puntare tutto sull’autonomia, perché “non si può definire per i docenti un sistema e per i dirigenti un altro che è l’esatto opposto. Al di là della composizione degli organismi di valutazione, che presenta molti limiti, occorre un confronto ed una scelta il più possibile condivisa e coerente”.
Anche per Mimmo Pantaleo, leader Flc-Cgil, le posizioni rimangono molto distanti, in particolare “sull’attuazione del piano di immissioni in ruolo e sull’esclusione dalle stabilizzazioni dei tanti precari anche in previsione della fase C”. Ma anche “sull’esclusione del personale ATA e dei docenti della scuola dell'infanzia dalle immissioni in ruolo, sulla necessità del rinnovo del contratto e la salvaguardia del contratto nazionale”.
“Interlucotorie, rispetto alle questioni poste, - continua Pantaleo – sono state le risposte sulla formazione iniziale della scuola secondaria e dell’anno di prova, la valutazione dei dirigenti, laboratori e scuola digitale”.
“Valutare i dirigenti scolastici senza condivisione e partecipazione, reclutare i docenti attraverso un contratto di apprendistato significa continuare a battere strade sbagliate, rimanendo sordi alle richieste della scuola.
Non subiremo passivamente misure che danneggiano il lavoro e la didattica. La mobilitazione, decisa unitariamente insieme agli altri sindacati, si intensifica e va avanti per cambiare una legge profondamente sbagliata”.