Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Riforma ITS, secondo Flc Cgil si perde un’opportunità

Riforma ITS, secondo Flc Cgil si perde un’opportunità

Il segretario nazionale della Flc Cgil, Gigi Caramia, definisce l'impianto della riforma deludente: "ci aspettavamo un'altra cosa"

07/04/2022
Decrease text size Increase text size

tuttoits.it

Riccardo Pieroni

“L’impianto della riforma sugli ITS è deludente. Ci aspettavamo un‘altra cosa”Gigi Caramia, il segretario nazionale della Flc Cgil con delega all’istruzione tecnica superiore, esprime a TuttoITS le sue perplessità sul provvedimento, che si trova ancora nella commissione Cultura al Senato.

Il rischio è di non investire realmente sugli ITS

L’intervento normativo, spiega Caramia, “cerca di riordinare molti aspetti che si erano via via sviluppati nel corso di questi anni, i quali erano stati affrontati con disposizioni transitorie”. Tuttavia con la riforma “si ha l’impressione che non vi sia una reale intenzione di investire. Noi riteniamo che l’idea che sta alla base degli ITS sia corretta, ma c’è il rischio che si perda un’opportunità”.  Viene previsto un finanziamento stabile per gli Istituti ma “le risorse stanziate sono insufficienti (68 milioni di euro nel 2022, 48 milioni annui a decorrere dal 2023, ndr) visto che avremo un’iniezione enorme di fondi dal Pnrr con investimenti per 1,5 miliardi di euro”.

Continua Caramia: “gli ITS andrebbero legati alle politiche di sviluppo industriale del paese e alle politiche di ricerca. In realtà il modello chesi sviluppa è sostanzialmente quello di percorsi collegati ad aziende specifiche. Un modello differente consentirebbe di coinvolgere più persone. Sugli Istituti resta l’idea di una struttura formativa che rimane, di fatto, un po’ di nicchia. Non mi pare che ci sia quel cambio che possa portare ad avere un sistema esteso e collegato alle politiche di innovazione”.

Con la nuova riforma, il rischio è di creare disparità nella distribuzione dei fondi

Il testo della riforma, rispetto al decreto della presidenza del Consiglio dei ministri (Dpcm) del 25 gennaio 2008, provvedimento alla base della nascita degli ITS in Italia, “non contiene un riferimento al costo minimo per studente come parametro per la distribuzione delle risorse”. Secondo Caramia l’assenza di questa specifica rischia di creare disparità nella distribuzione dei fondi, favorendo gli istituti legati alle aziende più grandi.

Inoltre nelle Fondazioni che gestiscono gli ITS “le università dovrebbero entrare a pieno titolo. Una compartecipazione più stabile e un coinvolgimento vero consentirebbero di risolvere il problema del riconoscimento dei crediti formativi”, spiega il sindacalista.

L’istituzione scolastica come ente fondativo

Nella commissione Cultura al Senato devono ancora iniziare i voti sugli emendamenti presentati alla riforma (sono più di 70). Tra le proposte sostenute da Flc Cgil, in linea con l’impianto del testo, vi è la richiesta di legare la distribuzione delle risorse al costo unitario per studente (come prevedeva il Dpcm del 2008) e di individuare l’istituzione scolastica come ente di riferimento fondativo per gli ITS. Si chiede poi la previsione di standard minimi qualitativi per l’individuazione dei docenti e un maggiore coinvolgimento delle parti sociali. In riferimento al trattamento economico del personale viene chiesto di inserire un’apposita sezione all’interno del Contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl).

A proposito della figura del dirigente scolastico e del suo ruolo nella gestione degli ITS, Caramia ritiene che le Fondazioni debbano decidere in autonomia che cosa fare. “La presenza di un dirigente delle scuole mi sembra fondamentale, da collegare alla proposta di scuola come ente di riferimento per gli Istituti”, conclude.