Riforma reclutamento, Sinopoli (Flc Cgil): “Si confermano i concorsi a quiz. I premi ai ‘bravi docenti’ si finanziano con i tagli. Andiamo verso lo sciopero”
Intervista di Fabrizio De Angelis
Sono giorni concitati in tutte le segreterie sindacali: è partita la mobilitazione in risposta al decreto 36 licenziato dal Governo e che contiene la riforma del reclutamento targata Patrizio Bianchi. Riforma che non piace alle organizzazioni sindacali nei contenuti, non condivisi dal Governo, ma anche per il metodo.
Sembra ormai certa la strada dello sciopero generale che potrebbe avvenire a fine maggio o i primi giorni di giugno. Nel frattempo, abbiamo chiesto a Francesco Sinopoli, leader della Flc Cgil, di spiegare le motivazioni che spingono la sua organizzazione sindacale, in condivisione con le altre, a protestare contro il nuovo decreto legge dell’Esecutivo.
Il Governo tira dritto sul reclutamento. Dopo il Patto per la scuola, sottoscritto un anno fa, vi aspettavate questo epilogo?
L’impressione che ho da molti mesi è quella di un commissariamento del Ministero da parte di Palazzo Chigi e del Mef dove ci sono idee sulla scuola evidentemente inaccettabili. Il Patto parlava di un percorso condiviso, ma già sulla legge di bilancio si era visto che il governo non intendeva affatto rispettarlo. Infatti avevamo fatto uno sciopero con una manifestazione nazionale a Roma. In questo caso ci troviamo di fronte ad una situazione peggiore. Non c’è stato proprio alcun confronto, nell’unico incontro avuto col Ministro la riforma è stata illustrata con 3 slide, siamo allibiti. Lo strumento del decreto legge rischia nei fatti di esautorare anche il Parlamento perché già minacciano la fiducia. Si pone una vera e propria questione democratica.
Lo schema disegnato dal Governo sarà efficace per combattere il precariato? Sarà valido per introdurre e accompagnare le nuove leve alla carriera di insegnante?
La cosa più evidente è la totale assenza di collegamento tra la formazione e l’assunzione a tempo indeterminato. Nel caso dei precari l’unica strada che gli si prospetta è il concorso a quiz. Ma il problema comunque si pone anche per i neo-laureati, chiamati ad acquisire 60 Cfu senza garanzie che questa abilitazione sia poi preludio per l’entrata in ruolo. Il sistema proposto si configura come un’estensione dei Cfu che sono requisiti per l’accesso all’insegnamento e la conferma dei concorsi a quiz. Due misure che si contraddicono, perché chi investe sulla propria formazione non può affidare a un quiz il proprio futuro. Per la Flc Cgil i percorsi di formazione in ingresso devono avere natura abilitante e devono essere uno strumento di formazione e accesso al ruolo: i due elementi devono essere connessi in maniera indissolubile.
Eppure Bianchi difende la sua riforma, anche per quanto riguarda la formazione continua, uno dei pilastri del piano…
Le misure sulla formazione continua sono un’invasione di campo nelle materie contrattuali: salari, carriere, valorizzazione stipendiale sono da sempre prerogativa esclusiva del Contratto. L’intervento per legge costituisce un grave vulnus al sistema delle relazioni sindacali e non basta devolvere al Contratto la quantità monetaria del bonus premiale o i criteri per salvare i fondamentali della legge: è un voler salvarsi l’anima sapendo di stare vendendola. E poi: i fondi per il premio ai “bravi docenti” selezionati che si formano per tre anni non sono aggiuntivi, ma vengono finanziati con tagli agli organici, alla card docente e al potenziamento dell’autonomia scolastica. E non si attende neppure che il Contratto entri nel merito: il nuovo sistema viene subito varato. È chiaramente una legge 107 verniciata con la formazione. Inaccettabile.
In tutto questo c’è anche la questione del rinnovo contrattuale, che dopo mesi di stand-by, forse, potrebbe vedere la luce con l’avvio della trattativa. Cosa ne pensa dell’atto di indirizzo firmato da Draghi?
Premesso che i testi dell’Atto di indirizzo che circolano sui social non sono stati licenziati con i crismi dell’ufficialità e recano la forma dell’”ipotesi”, noi semplicemente diciamo che l’atto di indirizzo andava emanato tre anni fa! Altri comparti pubblici hanno già chiuso il loro contratto, Sanità e funzioni locali sono in dirittura d’arrivo, mentre più di un milione di persone del Comparto Istruzione e Ricerca ancora aspetta di vedere come e con quali risorse il Governo intende valorizzare un personale che si è speso in prima linea in questi terribili anni di pandemia e che guadagna incomprensibilmente meno rispetto ai pari grado degli altri comparti e ai colleghi europei.
Lei e i suoi colleghi segretari generali avete parlato di mobilitazione. Un preludio ad uno sciopero a breve?
I Sindacati rappresentativi, tutti, unitariamente, hanno già dato un giudizio assolutamente negativo sul Decreto relativo al reclutamento e alla formazione in servizio. È stata proclamata la mobilitazione, abbiamo indetto lo stato di agitazione, il 6 maggio incontreremo tutte le Rsu, faremo una informazione di massa nelle scuole, andremo all’incontro di parlamentari e dei partiti che si devono pronunciare sul Decreto. Sia il metodo che i contenuti di questa riforma pongono una grande questione democratica, per questo non staremo a guardare e chiederemo a tutte e tutti di mobilitarsi fino allo sciopero, certo.