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Riformista-Apppello per l'Università-Siamo stanchi dei no Noi vogliamo cambiare
APPELLO. PER L'UNIVERSITÀ Siamo stanchi dei no Noi vogliamo cambiare Pubblichiamo di seguito l'appello trasversale sottoscritto da dodici docenti per dar vita a un dibattito riformista su...
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APPELLO. PER L'UNIVERSITÀ
Siamo stanchi dei no Noi vogliamo cambiare
Pubblichiamo di seguito l'appello trasversale sottoscritto da dodici docenti per dar vita a un dibattito riformista sull'università italiana.
Siamo stanchi di dire e di ascoltare solo dei no: da più di trent'anni l'Università italiana non sa fare altro. O meglio: non l'Università, ma quella piccola minoranza alla quale consentiamo da troppo tempo di parlare a nome di tutti, e di bloccare tutto. Da trent'anni, infatti, questa minoranza che pretende di parlare a nome dell'intera l'Università si esprime regolarmente contro tutti i progetti, contro tutti i tentativi di cambiare le cose. Intendiamoci: molti di questi tentativi sono stati e sono senz'altro discutibili o addirittura del tutto sbagliati, ma è un fatto che non una volta ci è capitato insieme ai no di sentire da parte delle associazioni degli studenti o delle organizzazioni dei docenti, cioè da parte di coloro che nell'Università realmente vivono, qualche proposta concreta, qualche suggerimento in positivo di portata generale e destinata a durare. Al massimo la richiesta di provvedimenti specifici a favore di questa o quella categoria, o l'eterna domanda di "più fondi". Una richiesta sacrosanta, ma che ha qualcosa di paradossale e politicamente insostenibile quando i suddetti fondi vengono invocati per una struttura che così com'è rischia ormai il collasso.
Vogliamo cambiare questo stato di cose, cambiando innanzi tutto noi stessi e la parte che fin qui abbiamo avuto - o meglio non avuto - nell'Università. Vogliamo cioè batterci contro i progetti sbagliati proposti dall'alto, ma batterci anche a favore di proposte in positivo. Vogliamo riprenderci la parola, togliendola a quelli del no senza se e senza ma. Sappiamo per esperienza diretta che l'Università è giunta a un punto limite: vogliamo cercare di migliorarla, di riformarla. Non ci interessa mettere alla gogna il ministro o il governo di turno, oggi quello di destra come domani quello di sinistra. Vogliamo, insomma, iniziare a cambiare il senso e il modo d'essere della presenza dei docenti e degli studenti dentro e fuori dagli Atenei. Vogliamo cercare un impegno politico di tipo nuovo, diverso dal passato.
Penseremo più tardi a scrivere programmi e documenti dettagliati, come si conviene. Qui e ora vogliamo solo indicare quella che ci sembra la premessa essenziale di questo nuovo impegno.
Per noi l'Università non può e non deve perdere il suo senso originario di luogo dove si trasmette e si elabora la cultura. Il luogo cioè dove la nostra società acquista conoscenza e consapevolezza della sua storia, dei suoi valori, della situazione della nostra epoca, e cerca su questa base, nella necessaria molteplicità dei punti di vista, di costruire pensieri e paradigmi intellettuali e prospettive di azione in grado di accrescere e perfezionare la sua sostanza spirituale e umana. Se viene meno questa trama di fondo anche la formazione delle competenze professionali si disarticola e si riduce a ben poca cosa. Senza la sua radice culturale e umanistica, senza il carattere che è stato originariamente suo di libera comunità di studio e di saperi, l'Università non solo perde se stessa ma anche ogni vera funzione sociale.
Sulla base di questa premessa, ci rivolgiamo a tutto il mondo universitario convinto dell'urgenza di mettersi su una strada nuova perché si impegni insieme a noi per far udire la propria voce, per affermare la propria volontà riformatrice in nome dell'interesse generale. Ma se questa voce non sarà sufficientemente forte e non riuscirà a esprimersi in un numero significativo di adesioni, allora la nostra iniziativa non avrà più ragione di continuare.
Daniele Bassi (Università di Milano); Giancarlo Cesana (Università di Milano Bicocca); Biagio de Giovanni (Università degli studi di Napoli "L'Orientale"); Ernesto Galli della Loggia (Università di Perugia); Claudia Mancina (Università di Roma "La Sapienza"); Gaetano Quagliariello (Luiss Guido Carli di Roma); Angelo Panebianco (Università di Bologna); Nicola Rossi (Università di Roma "Tor Vergata"); Giorgio Rumi (Università di Milano); Gian Enrico Rusconi (Università di Torino); Giovanni Sabbatucci (Università di Roma "La Sapienza"); Aldo Schiavone (Università di Firenze e direttore dell'Isit)
Le sottoscrizioni all'appello possono essere inoltrate sul sito www.magna-carta. it oppure all'indirizzo redazione@ilriformista.it