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Ritratto di un ministro teorico dei «muri invalicabili» anti-migranti

Per celebrare l’anniversario della caduta del Muro di Berlino, ieri mattina il ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha inviato una lettera indirizzata a alunne e alunni delle scuole

10/11/2022
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il manifesto

Per celebrare l’anniversario della caduta del Muro di Berlino, ieri mattina il ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha inviato una lettera indirizzata a alunne e alunni delle scuole italiane in cui ha riassunto in modo assai personale la storia del novecento. L’iniziativa ha fatto parecchio discutere, per la riduzione del comunismo alle degenerazioni del socialismo reale. «Perché infatti l’utopia si realizzi occorre che un potere assoluto sia esercitato senza alcuna pietà» recita ad esempio il bignamino ministeriale.

Dimenticando inoltre che il 9 novembre cade anche un’altra ricorrenza, quella della «notte dei cristalli», i pogrom nazisti del 1938. A ricordarglielo ci pensa il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo: «Oggi è anche la giornata contro fascismo e antisemitismo». Nicola Fratoianni parla di «Minculpop» mentre Francesco Sinopoli, segretario della Flc Cgil, ricorda che la lezione di storia «spetta ai docenti, non certo ad un ministro». Nel pomeriggio, Valditara si è detto «sbigottito» per le reazioni.

La «lettera sul comunismo» inviata ai presidi dal ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara non è lo scivolone di un incauto. Nella rattoppata compagine di governo, Valditara ha le stellette dell’intellettuale organico, come racconta la sua parabola. Professore di diritto all’università di Torino, Valditara inizia al fianco dell’ideologo bossiano Gianfranco Miglio nei primi ‘90, si avvicina a poi Pinuccio Tatarella, e arriva a Palazzo Madama nel 2001 grazie a An. Confluito nel Popolo delle Libertà, è l’estensore e relatore delle famigerate riforme «Gelmini» del 2008-2009. Dopo il fallimento finiano, salta un giro in Parlamento. A tirarlo fuori dal cono d’ombra è Matteo Salvini. Lo stesso che dopo il 25 settembre ha voluto il suo nome al ministero del merito.

Tra un incarico politico e l’altro, Valditara ha animato i think tank della nuova destra – Centro Studi Machiavelli, Nazione Futura, Lettera 150 – dove sovranismo e postfascismo dialogavano già prima di governare insieme. È in questo sottobosco che negli anni si ritaglia un ruolo di ideologo a tutto campo, e non solo di tecnico della scuola.

Valditara si libera definitivamente del ruolo di burocrate scolastico nel 2015, quando Salvini gli affida la redazione di un programma politico in cui «anche il Sud si potrà riconoscere». È anche l’anno in cui fonda la rivista «Logos» diretta da Gianluca Savoini. La conferma della sua appartenenza al cerchio magico arriva nel 2018, quando è invitato al ristrettissimo meeting segreto tra Matteo Salvini e l’ideologo di Trump Steve Bannon. Dopo l’incontro con Salvini, le politiche migratorie diventano un suo cavallo di battaglia.

Sforna titoli come «L’impero romano distrutto dagli immigrati», «Immigrazione. Tutto quello che dobbiamo sapere» e il (purtroppo) attualissimo sequel «Immigrazione. La farsa umanitaria» scritto con il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo – quello che voleva contare i feti abortiti nelle statistiche demografiche – e Gianandrea Gaiani, consigliere strategico di Salvini: un inno a «muri invalicabili», «recinzioni elettrificate», «ampi fossati», «reti alte una decina di metri», «in cemento armato», «protette da sensori a raggi infrarossi», come quelli che in Ungheria «hanno funzionato benissimo nell’impedire una invasione». Mica come quello di Berlino.