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Rossi Doria sugli asili nido: «Non bastano i soldi del Recovery, serve un governo dei nidi»

Le parole di Marco Rossi Doria, neopresidente di “Con i bambini”, intervenuto a Radio 24 nel programma “Tutti a scuola”.

05/05/2021
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Il Sole 24 Ore

di Maria Piera Ceci

Negli asili nido di Bolzano ci sono 7 posti ogni 10 bambini. A Catania e Crotone ci sono 5 posti ogni 100 bambini. L'Europa ci chiede di raggiungere l'obiettivo dei 33 posti ogni 100 bambini entro il 2026. Obiettivo raggiunto quasi in tutte le province dell'Emilia Romagna e della Toscana, ma ben lungi dall'essere raggiunto al sud e nelle zone più interne del Paese. Impressionante il divario nello scorrere i numeri raccolti nel rapporto nazionale sugli asili nido, promosso dall'impresa sociale “Con i bambini” e Openpolis.

Radio 24 ne ha parlato a “Tutti a scuola” con Marco Rossi Doria, ex maestro di strada napoletano, ex sottosegretario all'Istruzione nei governi Monti e Letta, ora neopresidente di “Con i bambini” (qui il podcast https://bit.ly/3vwyq0q ).

«Non è solo un problema del sud. A Napoli città siamo ad 8 posti su cento bambini. A Torino siamo messi bene, ma nelle zone interne siamo messi peggio, come sull'arco appenninico, anche nelle virtuose Emilia Romagna e Toscana. Ora quel 33 per cento che ci chiede l'Europa non deve diventare una mera media nazionale: non ci vuole molto infatti a passare in alcune zone dal 31 al 33 per cento. Molto più difficile passare dal 5 al 15 per cento», spiega Rossi Doria.

Più asili nido vuol dire meno dispersione scolastica per i bambini negli anni successivi e vuol dire anche madri che possono lavorare.
«Le due cose vanno insieme. Spesso una donna, da quando ha 16 anni a quando ne ha 30, vive in realtà con un mercato del lavoro chiuso e non ha tempo per sé, per potersi formare, per cercare un lavoro, per organizzarsi con le coetanee per mettere su una cooperativa. Dobbiamo agire come sistema paese su più punti: i territori fragili, soprattutto il Mezzogiorno, devono da un lato offrire più lavoro alle ragazze e alle donne, dall'altra parte la scuola deve funzionare meglio e i nidi sono una parte integrante del progetto. La media deve salire almeno al 20 per cento nelle zone dove siamo ancora al 5. E poi il nido non è solo un posto dove si esprime una cura educativa. Ogni volta che si apre un nido, si crea una comunità e il tema educativo torna al centro dell'attenzione delle famiglie e della comunità. Per i bambini poi il nido vuol dire un accompagnamento migliore prima alla scuola dell'infanzia, poi alla scuola primaria. Laddove abbiamo molti nidi in collegamento con l'insieme del sistema dell'istruzione ed educativo abbiamo ottimi risultati. Questa è la verità».

28 miliardi di euro per Istruzione e Ricerca arriveranno dal Piano di ripresa e resilienza. Ma il problema è anche saperli indirizzare nei territori giusti e saperli poi gestire sul territorio.

«Siamo contenti che il dibattito sia ritornato, erano lustri che non se ne parlava. Ma non basta aprire i nidi, ci vuole il governo dei nidi. Oltre ad aprire più nidi, bisognerebbe dire che c'è più bisogno di nidi di qualità, dove vi sia attenzione anche alla formazione delle educatrici, alla presenza degli psicologi, alle mense scolastiche. Quindi non basta l'impegno straordinario di Next Generation Eu, ma serve coordinare i fondi che arriveranno con le spese ordinarie, di Regioni e Comuni. Serve un coordinamento fra spesa straordinaria e spesa ordinaria, altrimenti avremo solo un investimento in conto capitale, senza la gestione normale dei nidi nel tempo. Questo mi pare che sia il pericolo: tante piccole cattedrali nel deserto. Lo dobbiamo evitare».