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"Salve sanità e pensioni, più soldi alla scuola"

Arriva la cura di Obama: congeliamo per cinque anni le nostre spese pubbliche

26/01/2011
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la Repubblica


Guai a ridurre le risorse alla scuola, «è come alleggerire un aeroplano troppo pesante eliminando proprio il suo motore».
Le aperture alla destra sono evidenti nel tono, le differenze di sostanza rimangono. Il congelamento delle spese che Obama propone vale 350 miliardi di dollari da qui al 2015, il presidente lo presenta come «un acconto da pagare subito, sulla riduzione ben più sostanziosa del nostro debito pubblico» che ha toccato il massimo storico di 14.000 miliardi di dollari. Ma Obama esclude da quei tagli una lista: non c´è il Medicare né la Social Security, cioè sanità pubblica e pensioni. Esclude sacrifici al bilancio della scuola. Anzi vuole «più investimenti nell´istruzione, nelle energie rinnovabili, nell´alta velocità».
E´ questa la visione del riscatto che propone all´America, «come ai tempi dello Sputnik» quando John Kennedy reagì al sorpasso sovietico nella corsa allo spazio. E´ un discorso in sintonia con la nuova atmosfera positiva che s´inizia a respirare nel paese. La fiducia dei consumatori tocca il massimo degli ultimi mesi, più in generale l´ottimismo sul futuro dell´America è risalito addirittura ai livelli di quattro anni fa (prima della recessione). Il "buco nero" resta la disoccupazione, ufficialmente il 9,4% della forza lavoro, in realtà il 15% ovvero 17 milioni se s´includono i sottoccupati e gli scoraggiati che hanno abbandonato ogni ricerca. Gli ultimi dati rivelano che in 20 Stati Usa la disoccupazione continua a crescere, solo in 15 Stati è diminuita, in altrettanti è stazionaria. "Lavoro, lavoro e ancora lavoro". E´ questa la priorità che Obama dà all´azione del suo governo per i prossimi 20 mesi: le presidenziali del novembre 2012 si giocano tutte lì. Obama sa che con questi rapporti di forze al Congresso non riuscirà a far passare un´altra manovra di spesa pubblica come i 787 miliardi varati nel gennaio 2009. Per far quadrare il cerchio - investire di più e al tempo stesso ridurre il deficit - punta sul "cambiare il governo". E´ la riforma della pubblica amministrazione, un altro terreno di possibile convergenza con i repubblicani: uno Stato più snello potrà concentrarsi sulle priorità vere, come l´istruzione. Stato leggero, non Stato minimo, è il punto di compromesso che Obama propone per venire incontro all´ideologia anti-statalista del Tea Party, senza cedere sui valori del partito democratico.
E´ un percorso difficile, perché Obama in questo Stato dell´Unione ha di fronte a sé il Congresso più a destra che lui abbia mai visto. La Camera dei deputati è reduce da due votazioni emblematiche del nuovo corso. Compatta, la maggioranza repubblicana ha votato l´abolizione della riforma sanitaria - "una legge equa, che taglia costi umani ed economici insopportabili" la difende il presidente - ed ha anche votato tagli indiscriminati della spesa pubblica per riportarla ai livelli del 2008. Sono pronunciamenti simbolici, perché i democratici conservano la maggioranza al Senato. Indicano tuttavia che gli appelli di Obama al all´unità nazionale, si scontreranno con una polarizzazione accentuata. La sinistra continua a temere uno slittamento dell´Amministrazione su posizioni sempre più moderate. Le ultime nomine, come il chief executive di General Electric cooptato come consigliere, o la partenza della "verde" responsabile per le politiche energetiche, hanno alimentato i sospetti dell´ala progressista. Ma le vicende dell´ultimo mese hanno offerto una lezione incoraggiante: il linguaggio dell´unione e la ricerca delle larghe intese fanno bene al presidente. Obama è risalito improvvisamente nei sondaggi, alla vigilia dello Stato dell´Unione è balzato sopra la soglia del 50% di consensi. E´ un recupero insolitamente rapido per un presidente punito alle elezioni di mid-term, né Ronald Reagan né Bill Clinton risalirono così in fretta. Ha giovato a Obama l´accordo di Natale sul fisco: un cedimento alla destra sugli sgravi ai ricchi, ma in cambio tante agevolazioni ai lavoratori e ai disoccupati. Ed è sempre Obama, che ha invitato allo Stato dell´Unione i parenti delle vittime della strage di Tucson, il vincitore in una fase in cui l´opinione pubblica apprezza i suoi appelli a «un dibattito politico più civile, degno delle speranze che i nostri figli hanno in questa democrazia».