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Scolari come zombie, in aula troppo presto

Il dibattito sugli orari delle lezioni in Usa e Inghilterra. Il pedagogo: «E per i più piccoli giornate lunghissime»

11/01/2015
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Corriere della sera

C’è la campanella della scuola e ci sono i ritmi biologici dei nostri figli. Purtroppo, i due orologi non sono molto ben sincronizzati. Banalizzando: i bambini delle elementari rendono meglio al mattino, mentre i loro fratelli maggiori iniziano a carburare dopo. L’orario scolastico, però, non fa sconti. Per i più piccoli, nelle grandi città almeno, vige il tempo pieno: 8 ore al giorno, dalle 8 e mezza alle 4 e mezza. Escono che fuori inizia a fare buio. I ragazzini delle medie, invece, iniziano alle 8 in punto per poi sciropparsi 6 ore consecutive di lezione fino alle due.
I due orologi appaiono inconciliabili. Da un lato il tempo imposto dalle esigenze della società, dall’altro quello dei nostri figli. Ma in realtà dei margini di manovra ci sono. E infatti attorno ai ritmi scolastici, dalla Francia agli Stati Uniti passando per la Gran Bretagna, impazza il dibattito. Anche politico.
A Parigi l’ex ministro dell’Istruzione Vincent Peillon ha condotto tutta la sua battaglia contro la settimana scolastica di 24 ore in soli quattro giorni (le elementari fino all’anno scorso restavano chiuse il mercoledì) in nome dei bambini e dei loro bisogni. Spiega Claire Leconte, professore emerito di Pedagogia a Lille: «Io lavoro molto sui laboratori del sonno e dell’apprendimento e, in base alle mie ricerche, posso dire che è proprio il mattino il momento in cui i bambini sono più disponibili a imparare. Il pomeriggio, invece, dovrebbe essere destinato solo ad attività light». Raffaele Mantegazza, docente di Pedagogia generale all’università Bicocca, è d’accordo con lei: «I bambini a scuola ci stanno troppo. Basta con la scuola usata come un deposito, un magazzino. Il tempo pieno non risponde a esigenze pedagogiche ma sociali: non è pensato per i figli ma per i genitori». E poi, dice Mantegazza, l’orario è troppo spezzettato. Un punto su cui conviene anche Alessandro Antonietti, docente di Psicologia generale alla Cattolica di Milano: «Una volta c’era un solo maestro per quattro ore, quattro ore e mezza. Adesso invece, ci sono diverse figure che si alternano: finita un’attività ne inizia subito un’altra e i bambini non hanno il tempo per digerire le informazioni ricevute».
E i ragazzi? «Il loro orario è spostato in avanti di un’ora e mezza — spiega ancora Leconte —. Vanno a letto tardi (complice anche il fatto che restano attaccati al web, ndr ) e avrebbero bisogno di dormire di più al mattino. La maggior parte dei nostri ragazzi è vittima di una mancanza di sonno cronica. La mattina arrivano a scuola completamente zombizzati». L’American Academy of Pediatrics ha pubblicato un documento ufficiale in cui chiede di non far cominciare la scuola prima delle 8 e mezza, mentre l’Università di Oxford ha promosso una sperimentazione su 30 mila studenti che li vede entrare in classe alle dieci. Il professor Antonietti è scettico: «Così finirà che andranno a letto anche molto più tardi». Mantegazza, pragmaticamente, propone di tornare a un orario disteso su sei giorni, come accade ancora in provincia, mentre a Milano e Roma le scuole medie e anche alcune superiori restano chiuse al sabato per risparmiare sulle bollette di luce e gas.
Orsola Riva