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Scuola, arriva il docente esperto: avrà 400 euro in più in busta paga. Critiche da sindacati e presidi: "Colpo di mano del governo Draghi"

Dopo un percorso di formazione quasi decennale l'insegnante che ricoprirà questo nuovo ruolo percepirà un assegno ad personam di 5.650 euro all'anno. Ma non ce ne potranno essere più di 8mila, uno per istituto

05/08/2022
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la Repubblica

Salvo Intravaia

Nella scuola è in arrivo il docente esperto, una delle ultime riforme del governo Draghi a carico dell'istruzione italiana. Secondo quanto riporta l'Ansa, la bozza del decreto legge Aiuti bis, varato dal governo oggi, contiene una nuova figura che si piazza al di sopra di tutti gli altri insegnanti della scuola: il docente "esperto". In base alle prime indiscrezioni, la novità partirebbe dal 2023/2024. E dopo un percorso di formazione quasi decennale l'insegnante che ricoprirà questo nuovo ruolo percepirà un assegno ad personam di 5.650 euro all'anno, pari a circa 400 euro lordi al mese. Ma fregiarsi del titolo non potranno essere più di 8mila insegnanti, uno per istituto.

Preoccupati sindacati e presidi

E il mondo della scuola non la prende affatto bene, per quello che appare come un revival della prima versione della Buona scuola del governo Renzi. Il coro di critiche è pressoché unanime: i sindacati sparano a zero sulla decisione dell'esecutivo e anche i dirigenti scolastici si dichiarano preoccupati. La novità prende le mosse dal decreto-legge 36 sulla formazione iniziale e sul reclutamento che lo scorso 30 maggio portò in piazza i lavoratori. Ma, dalle prime notizie, quella del docente "esperto" sembra una evoluzione di quanto stabilito dallo stesso articolato, poi diventato legge. Perché il DL 36 prevedeva corsi di durata triennale per l'aggiornamento in servizio degli insegnanti con valutazione finale e premio in denaro "una tantum". Ma non prevedeva esplicitamente nessuna carriera per coloro che si incamminavano sulla via della formazione per tre trienni.

'Colpo di mano del governo Draghi'

Il più critico tra i sindacati è l'Anief che parla di "colpo di mano del governo Draghi". "Dopo le dimissioni del premier - afferma il presidente Marcello Pacifico  - e lo scioglimento delle camere, il governo avrebbe dovuto svolgere solo i cosiddetti "affari correnti", invece travalica ampiamente i suoi poteri e con il decreto legge Aiuti bis si appresta a portare modifiche importanti al Pnrr emanando una norma che introduce una nuova figura di insegnante, il docente senior". Più prudenti, ma non meno tranchant gli altri sindacati. "Il governo (dimissionario) disegna ad agosto l'impianto della scuola nei prossimi anni", dichiarano Francesco Sinopoli (Flc Cgil), Ivana Barbacci (Cisl Scuola), Giuseppe D'Aprile (Uil Scuola), Rino Di Meglio (Gilda) e Elvira Serafini (Snals).

Docenti sottopagati

"La scuola - continuano - non può andare avanti con 8.000 docenti esperti, dopo un percorso selettivo che dura 9 anni, mentre funziona quotidianamente con centinaia di migliaia di docenti sottopagati. "In questa strana, calda e mutevole campagna elettorale che stiamo vivendo - esordisce Antonello Giannelli, a capo dell'Associazione nazionale presidi - nessuno parla di scuola e delle tante parole spese negli anni scorsi, durante i momenti più terribili della pandemia, non si trova traccia. Eppure, di ragioni ce ne sarebbero molte". Mentre il governo pensa al docente esperto, Giannelli elenca i principali problemi di cui soffre la scuola italiana: "dispersione scolastica implicita ed esplicita, esiti delle prove Invalsi e differenza con i risultati degli esami di Stato, mancata acquisizione di competenze di base in larghe fasce di alunni e risorse destinate al sistema scolastico che diminuiscono nell'indifferenza di tutti".

Figura divisiva

Anche chi lavora quotidianamente rivolto agli alunni non vede di buon occhio la novità in cantiere. Patrizia Borrelli, insegna in una scuola primaria a Roma. "Quella del docente esperto - spiega - è una figura fortemente divisiva. La scuola non ha bisogno di figure superiori rispetto al resto dei colleghi: l'obiettivo del nostro lavoro è quello di fornire la migliore performance senza sentirsi inferiore. Il mondo della scuola deve in un clima collaborativo e di condivisione. E non si ottiene certo categorizzando il personale tra chi è esperto e chi non lo è che si raggiungono gli obiettivi formativi per gli alunni". Dello stesso avviso Silvia Parroco, docente di Italiano e Latino presso un liceo classico di Palermo, che teme "un peggioramento delle relazioni all'interno delle scuole e un appesantimento del clima che si respira all'interno delle stesse".