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Scuola Bianchi "Chiedo l’aiuto di tutti per riaprire in sicurezza"

L’ingegnere voluto da Azzolina nella task force per la ripresa post Covid Tra i dossier sul suo tavolo la Maturità, il precariato, gli studenti perduti

13/02/2021
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la Repubblica

di Ilaria Venturi e Corrado Zunino

Il primo atto ordinario che lo attende è l’esame di Maturità, lo reclama mezzo milione di diplomandi. Ma un secondo dopo dovrà affrontare le emergenze dovute alla pandemia e strutturali: il recupero degli studenti perduti, la vaccinazione dei docenti, le cattedre precarie. È quasi un ritorno in viale Trastevere per Patrizio Bianchi. Stavolta sulla poltrona più alta. Ad aprile fu chiamato dalla ministra Lucia Azzolina a guidare la task force di esperti per la riapertura della scuola chiusa dal virus. Ascoltò quel mondo, redasse un dossier che rimase per molti passaggi nel cassetto. Ora tocca a lui, archiviata l’era della ministra 5 Stelle. Era nell’aria, ci teneva, una «bella testa pensante» — la definizione è tutta emiliana — che ha sempre risposto al richiamo del buon governo. In questi giorni si è mosso nel riserbo: «Sono stato monacale perché ci sono momenti in cui bisogna esserlo», si giustifica a caldo citando la newsletter di Repubblica "Dietro la lavagna". Ora chiede l’aiuto di tutti per «fare una scuola nuova », rivendicando la sua visione sul futuro dell’istruzione che guarda all’Europa, connesso con il lavoro e l’innovazione tecnologica, che richiede investimenti massicci e non si può permettere di perdere nessuno per strada, «non uno di meno», il richiamo dell’economista. Tradito dall’emozione per l’incarico dice: «Il mio primo pensiero è che la scuola debba essere nel cuore di tutti, soprattutto di quelli che non vanno a scuola. Le persone davanti a tutto». Il primo atto? «La scuola in sicurezza a partire dalla pandemia e, a continuare, dagli edifici. L’ho imparato la notte del terremoto in Emilia. Quell’esperienza sarà il mio riferimento ». Sicurezza, con quello che già aveva chiesto nel dossier sulla ripartenza: 120 mila insegnanti da assumere. Prodiano, per convinzione e amicizia di lunga data con l’ex premier, Patrizio Bianchi, 68 anni, viene da Ferrara dove ha fondato la Facoltà di Economia e guidato l’ateneo da rettore fino al 2010 e dove è titolare della cattedra Unesco "Educazione, crescita e uguaglianza". Tra gli incarichi, il cdA dell’Iri, la presidenza di Sviluppo Italia, advisor del governatore della provincia cinese del Guandong. Il salto lungo nella politica, dall’Ulivo al Pd, lo fa come assessore regionale a Istruzione, lavoro e università in Emilia Romagna: due mandati. Un profilo gradito a Draghi anche per storia accademica: specializzato alla London School of Economics, professore di Economia applicata, responsabile del laboratorio di Politica industriale di Nomisma, 250 pubblicazioni e 40 libri, l’ultimo Nello specchio della scuola dove spinge l’acceleratore sull’istruzione motore di sviluppo e fattore di crescita. Abituato al lavoro di squadra, già i presidi dell’Anp lo accolgono e i sindacati, più volte messi alla porta nell’ultimo anno, contano «sulla capacità di dialogo».

Svestito del rigore istituzionale, gioca ai videogame e studia supercalcolatori. Ama la musica bandistica e il film Matrix («fantascientifico per la mia generazione, mentre per i nostri figli disegnava uno scenario realistico »). Al primo varco l’attende l’Esame di Stato. La formula lasciata da Azzolina è quella dello scorso anno: orale in presenza, con l’aggiunta di un elaborato e lo scoglio, ripristinato, delle ammissioni. Ma il muro più alto sarà la «catastrofe educativa», secondo il monito di papa Francesco: è bastata una frase — lezioni fino a tutto giugno per recuperare — uscita dalle consultazioni a mettere in subbuglio la scuola. Da ricucire sarà lo sfilacciamento dei governatori nell’apri-chiudi, da affrontare la piaga del precariato. Con due concorsi ordinari non ancora avviati, quello straordinario in arrivo, dovrà agire in fretta. A settembre saranno 220 mila, stimano i sindacati, le cattedre senza ruolo tra i 64 mila posti vacanti, 70 mila supplenze nell’organico di fatto, altrettante annuali, mentre le 25 mila assunzioni messe a bilancio in tre anni non sono che una goccia. Il Recovery Fund licenziato dal governo Conte sull’istruzione ha impegnato 21 miliardi. Vanno spesi senza lentezze per una scuola nuova.