Scuola, caos docenti di sostegno: cattedre vuote e uno su tre senza specializzazione
Francesca Barbieri
In un noto istituto alberghiero della Brianza, in Lombardia, capita che un giovane fresco di diploma venga assunto proprio dalla scuola che ha frequentato. In quale ruolo? Come docente di sostegno. In Veneto invece alcune cattedre di sostegno sono state assegnate a infermieri. In altre regioni a ragionieri, periti agrari, con in tasca il diploma di scuola superiore.
Succede in Italia, da qualche anno a questa parte. Tutte queste scelte - piuttosto originali - non sono frutto della “follia” di qualche preside, ma piuttosto dalla disperazione di fronte a due fenomeni che insieme creano scompiglio: il numero crescente di ragazzi con problemi di disabilità e la carenza (drammatica) di insegnanti di sostegno con la specializzazione in tasca.Su un totale di poco più di 141mila cattedre complessive per l’anno scolastico in corso, circa 50mila sono state “coperte” - spesso in ritardo rispetto al suono della prima campanella - con personale attinto dalla seconda o terza fascia, spesso diplomati (i cosiddetti insegnanti tecnico pratici) o laureati non abilitati all’insegnamento.
La CISL scuola, in un dossier dedicato, parla dei «paradossi del sostegno». «I paradossi non mancano - sottolinea la segretaria generale Lena Gissi - dallo scarto notevole tra il fabbisogno stimato e quello effettivamente rilevato, che condanna migliaia di insegnanti a una sorta di precarietà strutturale; alla limitata offerta formativa per l’acquisizione dei titoli dei specializzazione, mentre si è costretti ad assegnare i tre quarti delle supplenze a docenti non specializzati».
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In base ai dati del ministero dell’Istruzione sono stati coperti con assunzioni in ruolo, quest’anno, solo il 13% dei posti disponibili: 1.682 assunzioni a fronte di 13.329 posti vacanti e tutti disponibili per nomine in ruolo. La percentuale di “scopertura” è dell’87% per mancanza di candidati in possesso del titolo.
«Il ministero assegna i posti di ruolo a chi ha tutte le carte in regola - spiega Gissi -. Il resto delle cattedre che restano scoperte sono una “patata bollente” in mano alle scuole che sono costrette ad attingere dalle graduatorie di seconda fascia e terza fascia, dove non ci sono profili abilitati al sostegno». Si tratta poi di contratti a tempo determinato.
La situazione è particolarmente critica nelle Regioni del Nord. Dal Veneto, Sandra Biolo, segretaria Cisl scuola denuncia: «Mentre si riduce il totale degli alunni, cresce invece la quota di quelli che necessitano di un insegnante di sostegno e tra questi i disabili gravi. A questa richiesta si risponde certamente con un aumento dei posti per docenti di sostegno che però saranno coperti da personale senza la specializzazione. I docenti con titolo passeranno quindi dal 55% del totale al 50%: un altro ulteriore passo indietro che non giova a nessuno».
Mancanza di titoli tra i supplenti
Nel dossier della Cisl scuola risulta che su 67.990 supplenze assegnate nel 2017/18 appena 16.833 è andata a docenti specializzati, mentre ben 51.107 (il 75,2% del totale) ha riguardato figure non specializzate. È in questo gruppo che si concentrano i casi più eclatanti, come gli insegnanti di laboratorio che in teoria si dovrebbero dedicare alle attività pratiche in compresenza con altri docenti, ma che invece vengono destinati (senza alcuna competenza specifica) a occuparsi di studenti con problemi di apprendimento.