Scuola, firmato il decreto per il concorso abilitati. Ma i vincitori quando entreranno in cattedra?
L'annuncio della ministra Fedeli: «Avevamo promesso tempi celeri e stiamo mantenendo gli impegni». In realtà, poiché si tratta di un concorso pro-forma da cui usciranno tutti «vincitori», anche chi era stato bocciato all'ultimo concorso del 2016, in alcune regioni e per alcune classi di concorso ci vorranno anni per ottenere il posto
Orsola Riva
La ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha firmato ieri sera il decreto con le modalità di svolgimento del prossimo concorso per il reclutamento di docenti di scuola secondaria aperto a chi è già in possesso di abilitazione. Il provvedimento dovrà ora essere registrato dalla Corte dei conti e, subito dopo, il Ministero emanerà il bando per la presentazione delle domande di partecipazione. Il 2018 sarà un anno tutto di concorsi. Ben tre: il primo è quello riservato ai precari di seconda fascia (gli abilitati di cui sopra), il secondo quello per i precari che hanno al loro attivo più di tre anni di servizio ma sono privi di abilitazione (quelli di terza fascia). L'ultimo sarà quello destinato i neo-laureati che d'ora in poi potranno salire in cattedra solo dopo un percorso triennale di formazione universitaria e tirocini nelle scuole (il cosiddetto FIT). Ma prima appunto ci sarà una «fase transitoria» con i due concorsi facilitati di cui sopra che di fatto servirà a stabilizzare i precari rimasti fuori dal mega-piano di assunzioni varato nel 2015 dalla legge 107, la cosiddetta Buona Scuola, che nonostante le promesse non è riuscita a svuotare nemmeno le graduatorie dei precari storici.
Graduatorie senza fine
«Avevamo promesso tempi celeri per questi provvedimenti e stiamo mantenendo gli impegni. Come annunciato anche in Parlamento, lo scorso 10 ottobre, il primo concorso, quello per abilitate e abilitati, sarà bandito in anticipo rispetto al termine che la legge fissa a febbraio 2018», spiega Fedeli, che prosegue, «il nuovo sistema di reclutamento andrà a regime nel giro di un triennio interrompendo, finalmente, la prassi per cui si entrava nella scuola solo dopo un lungo precariato. D’ora in poi i concorsi avranno cadenza biennale. Le nuove regole garantiranno un’ancor maggiore qualificazione professionale delle docenti e dei docenti. E consentiranno alle giovani e ai giovani che vogliono insegnare di non dover affrontare percorsi dal futuro incerto». Ma sarà davvero così? In realtà la particolarità di questi concorsi transitori è che non saranno banditi per un determinato numero di posti. Il primo in particolare, quello riservato agli abilitati, sarà una specie di esame pro-forma in quanto tutti i partecipanti al termine della prova, che sarà solo orale, verranno iscritti in una graduatoria di merito regionale che terrà conto sia del punteggio ottenuto (massimo 40 punti) che dei titoli e del servizio pregresso (massimo 60 punti). E pazienza se in alcuni casi si tratterà degli stessi docenti che sono stati bocciati al concorso del 2016. Poiché tutti saranno «vincitori», è difficile dire quanto tempo passerà tra il concorso e l’immissione in ruolo. Per le classi di concorso più affollate - come quelle di «discipline giuridiche ed economiche» - potrebbero volerci anni, sopratutto se si sceglie una regione del Sud con le graduatorie a esaurimento e quelle del concorso 2016 ancora piene.